Santa Sede: si tuteli la dignità dei migranti. Vescovo di Gozo: calcoli politici dietro morti in mare
Lisa Zengarini, Paola Simonetti e Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
La Santa Sede esprime soddisfazione per i progressi presenti nella nuova bozza del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Ma ritiene anche necessarie alcune modifiche “per assicurare agli Stati gli strumenti politici di cui hanno bisogno per una gestione efficace delle migrazioni”. Si devono anche garantire le dovute protezioni ai migranti “nel rispetto della loro dignità umana e degli obblighi internazionali”. Lo sottolinea l'osservatore permanente vaticano all'Onu, mons. Bernardito Auza, nel discorso pronunciato a New York all’apertura del sesto giro di negoziati intergovernativi sul Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare che verrà adottato quest’anno dalle Nazioni Unite.
Serve un’azione coordinata per gestire i flussi migratori
Nel suo intervento, mons. Auza esprime apprezzamento per le misure inserite nella nuova bozza del Global Compact tese a promuovere strategie comuni e un’azione coordinata tra Stati per facilitare una risposta “resiliente” ai flussi migratori, colmando le lacune dell’attuale sistema. Il presule accoglie con favore il fatto che la bozza ponga l’accento sull’unità delle famiglie immigrate: la “separazione – sottolinea - non è mai nell’interesse dello Stato e del bambino”.
Adottare un testo condiviso
Il presule richiama anche l’attenzione su tre punti che, per la Santa Sede, presentano delle criticità. In particolare, chiede che dalla bozza vengano eliminati i riferimenti alle linee guida di alcuni organismi internazionali che non trovano il consenso unanime degli Stati. L’inserimento di questi testi controversi nel Global Compact - ha ammonito - potrebbe rimettere in discussione anche l’adesione della Santa Sede all’accordo stesso.
Garantire servizi minimi a tutti i migranti
Preoccupa, inoltre, la cancellazione dal testo del riferimento all’obbligo dei Paesi riceventi di fornire accoglienza, assistenza sanitaria, educazione e tutela legale. Sono questi – spiega mons. Auza - “servizi minimi” che tutti gli Stati sono tenuti ad offrire, senza discriminazioni. Il presule osserva anche che il “diritto sovrano degli Stati di definire le proprie politiche migratorie e di distinguere tra migranti regolari e irregolari”, riconosciuto dalla Santa Sede, non può contrastare le norme del diritto internazionale.
Protezione umanitaria principio irrinunciabile
A preoccupare la delegazione vaticana è anche la rimozione o sostituzione della parola “protezione” e l’eliminazione del termine “non respingimento”: “È ferma convinzione della Santa Sede – sostiene mons. Auza - che le disposizioni sulla protezione umanitaria e il rispetto del principio del non-respingimento siano obblighi previsti dal diritto internazionale”. Obblighi “che vincolano tutti gli Stati e che, in circostanze specifiche, questi principi possano e debbano essere applicati a tutti i migranti”, a prescindere dal loro status.
Diritti ad emigrare e a restare nel proprio Paese
In conclusione, la delegazione vaticana ribadisce la posizione della Santa Sede sul “diritto di restare in pace, prosperità e sicurezza nel proprio Paese di origine”. Un diritto che precede e ha come corollario quello di emigrare, “soprattutto quando queste condizioni non sono garantite”.
Il vescovo di Gozo: Cristo in mare insieme ai migranti
Sul tema dei migranti ha incentrato domenica scorsa, la festa della Madonna del perpetuo soccorso, la propria omelia il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech. La crocifissione di Gesù avvenuta duemila anni fa - ha detto il presule in quell’occasione - “è ancora in corso”: “Cristo è in agonia, ovunque l’uomo lotta contro la paura, lo scoraggiamento, l’ingiustizia, la violenza, la povertà, e così via”. “Dio è immerso nel mare insieme” a coloro che cercano di salvarsi.
Tragedia alimentata da cuori induriti
A Vatican News il presule esprime, in particolare, un timore: quello che l’Europa abbia buttato via “i suoi principi fondanti, cioè quelli della solidarietà, della giustizia, dell’uguaglianza e del rispetto della dignità umana”. Ed è questa durezza del cuore – aggiunge – “che purtroppo ci sta portando a vivere questa tragedia” (Ascolta l'intervista con il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech, sul tema delle migrazioni) .
L’Europa ritrovi le proprie radici cristiane
L’Europa – sottolinea mons. Grech - deve trovare le sue radici, che sono le radici cristiane. L’Europa – aggiunge - non può rimanere cieca, sorda, di fronte al grido di Dio che ci arriva attraverso i migranti. Tanti migranti – ricorda poi il vescovo maltese – “sono cristiani, contrariamente a quello che cerca di far credere la propaganda”. L’Europa, che Papa Francesco ha descritto come una “nonna” troppo vecchia che ha perso la propria vitalità, deve riuscire a ritrovare “le sue radici, umane e cristiane”.
Non si ceda al populismo
Mons. Grech, riferendosi poi alla posizione di Malta sul tema dell’accoglienza, ricorda infine di aver lanciato un appello sia al governo sia all’opposizione affinché non cedano al populismo. Purtroppo nella gente – anche in quella cristiana – c’è razzismo, indifferenza… “I politici – sottolinea infine il presule - fanno i loro calcoli, non soltanto economici, ma anche politici”. “E questo è il prezzo che stiamo pagando: proprio la morte di tante persone”.
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