Frenare commercio e consumo di cibo spazzatura
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Accademici, delegati di organismi internazionali, imprenditori alimentari riuniti ieri e oggi nella Casina Pio IV in Vaticano, sono stati accolti da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per rapporti con gli Stati e dal prof. Joachim von Braun, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Ad aprire i lavori, incentrati sulla sicurezza alimentare, un diritto da estendere a tutti, essenziale a garantire la stessa dignità umana, è stato José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, l’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura. “Il sistema alimentare globale – ha denunciato nel suo intervento - non sta fornendo alle persone le diete di cui hanno bisogno per condurre una vita sana, e sta invece contribuendo al crescere dell'obesità e del sovrappeso.”
La pandemia globale dell’obesità
Oggi nel mondo si stima siano 2 miliardi e 600 mila le persone in sovrappeso e 672 milioni gli obesi adulti, a fronte di 821 milioni di persone affamate. "Se non adottiamo azioni urgenti per fermare la crescita dei tassi di obesità, avremo presto più persone obese che sottonutrite nel mondo", ha ammonito Graziano da Silva. Siamo davanti - ha detto - ad “una vera pandemia globale dell’obesità”.
Sul banco degli imputati sono anzitutto le diete poco sane, favorite dall'aumentata disponibilità e facilità di accedere “ad alimenti altamente energetici e ricchi di grassi, zuccheri e sale, le cui vendite sono state favorite da intense campagne di pubblicità e marketing”.
Cibo spazzatura costa poco ma fa male
"Fastfood e cibo spazzatura costano meno ed è più facile accedervi che non il cibo fresco, soprattutto per i più poveri nelle zone urbane - ha ricordato da Silva - quando le risorse per il cibo cominciano a scarseggiare, le persone scelgono cibi meno costosi, spesso ricchi di calorie ma dallo scarso contenuto di nutrienti”. Questi alimenti hanno però un prezzo molto alto per la società, incrementando l’obesità che lede la qualità della vita e rappresenta un fattore di rischio per tante patologie come malattie del cuore, infarti, diabete e alcune forme di tumore. Il problema è ancora più grave – ha aggiunto il direttore generale della Fao - nei Paesi in via di sviluppo, specie insulari, che importano gran parte dei prodotti alimentari, soprattutto ‘processati’, vale a dire cibi industriali confezionati, a basso costo ma ad alto contenuto di sale, sodio, zuccheri e grassi. In almeno 10 Paesi insulari del Pacifico oltre la metà della popolazione è in sovrappeso, in alcuni fino al 90 per cento
Tutelare diete locali e bandire cibi non salutari
Da qui l’appello lanciato ai governi ad agire subito “per tutelare diete locali e sane ed incoraggiare il settore privato a produrre cibo più sano." Tra le misure suggerite da Silva ha indicato di imporre tasse sui prodotti non salutari; un'etichettatura chiara dei prodotti; limiti alla promozione del cibo spazzatura per i bambini e la riduzione di sali e zuccheri, fino a bandire alcuni ingredienti come i grassi trans di produzione industriale. “I governi dovrebbero incoraggiare la diversificazione degli alimenti, e facilitare l'accesso ai mercati per i prodotti degli agricoltori a livello familiare, ad esempio attraverso programmi per la nutrizione scolastica, che colleghino la produzione locale alle mense delle scuole, favorendo così anche l'economia locale, oltre a diete sane per i bambini”. Cosi anche i trattati di commercio dovrebbero rendere la produzione di cibo nutriente a livello locale meno costosa, restringendo l'importazione di cibo di scarsa qualità a basso costo. Da non dimenticare infine l'importanza dell'educazione alimentare, specie nelle scuole, per una maggiore consapevolezza nelle scelte dietetiche migliori.
Due conferenze ad Addis Abeba e Ginevra nel 2019
Graziano da Silva ha poi informato i partecipanti su due conferenze internazionali sulla salubrità alimentare e il commercio, che si terranno l'anno prossimo ad Addis Abeba e a Ginevra, promosse dalla Fao insieme all’Unione africana, all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
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