Messa per la penisola coreana. Card. Parolin: pace è prima di tutto dono di Dio
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"Dio creatore dell'Universo conceda all'umanità inquieta il dono della vera pace perchè possa riconoscere in una gioia senza ombre il segno della Tua misericordia". Così il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, durante la preghiera della Messa - presieduta ieri sera nella Basilica di San Pietro - per la pace nella penisola coreana, alla presenza del presidente Moon Jaein Moon che oggi sarà ricevuto in udienza dal Papa al quale è previsto consegni un messaggio da parte del leader nord coreano Kim Jong-un.
Rivolgendosi al Presidente, ai fratelli nell'episcopato e ai membri del corpo diplomatico, il cardinale ha preso spunto dalle prime parole che Gesù rivolge ai discepoli dopo la sua Resurrezione e da quelle che pronuncia nell'ultima cena: "Pace a voi" e poi " Vi lascio la pace vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore". La pace che il Signore offre al cuore dell’uomo, ha osservato, "è quel mistero spirituale che unisce il sacrificio della Croce alla potenza rinnovatrice della resurrezione".
Le parole del porporato, tradotte per i fedeli presenti, hanno sottolineato quindi la difficile realtà che vive tutto il mondo oggi e la necessità di implorare il dono della pace da Dio, quindi il riferimento particolare alla penisola coreana, perché "dopo tanti anni di tensioni e di divisione, possa infine risuonare compiutamente la parola pace". Una parola che, ha chiarito, "soltanto chi ha sperimentato il mistero imperscrutabile dell’apparente assenza di Dio di fronte alle sofferenze, alla sopraffazione e all’odio, può comprendere fino in fondo che cosa significhi sentire nuovamente risuonare ".
Pace è dono di Dio
Andando più a fondo sulla natura stessa della "pace" il cardinale ne ha distinto il significato per gli uomini di buona volontà e per i credenti. Per i primi, la pace "si costruisce con le scelte di ogni giorno", a servizio "della giustizia e della solidarietà, con la promozione dei diritti e della dignità" e "attraverso la cura dei più deboli"; ma per i credenti essa è "prima di tutto un dono che viene dall’alto, da Dio stesso. Anzi è la manifestazione piena della presenza di Dio, di Colui che i profeti hanno annunciato come il Principe della pace".
La pace, esperienza vissuta tra le tribolazioni
E il dono di Dio - ha proseguito il cardinale Parolin - non è "un’idea astratta e lontana, ma un’esperienza vissuta concretamente", è "una pace in mezzo alle tribolazioni", come spesso ha detto anche Papa Francesco mettendoci in guardia da un mondo che "ci anestetizza per non farci vedere un’altra realtà della vita: la croce". Dunque la pace che viene da Dio "va oltre le attese meramente terrene, non è il frutto di un semplice compromesso, ma una realtà nuova, che coinvolge tutte le dimensioni della vita, anche quelle misteriose della croce e delle inevitabili sofferenze del nostro pellegrinaggio terreno. Per questo, la fede cristiana ci insegna che 'una pace senza la croce non è la pace di Gesù'".
Il cardinale ha rilanciato poi l'invito di Papa Paolo VI, canonizzato domenica scorsa, a "educare il mondo ad amare la pace, a costruirla, a difenderla" e a "suscitare negli uomini del nostro tempo e delle generazioni venture il senso e l'amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull'amore".
La pace sia una missione nel mondo di oggi
In conclusione il porporato ha invocato dal Signore la "grazia di fare della pace un’autentica missione nel mondo di oggi, avendo fiducia nella misteriosa potenza della croce di Cristo e della sua risurrezione. Con la grazia di Dio, la via del perdono diventa possibile, la scelta della fraternità tra i popoli un fatto concreto, la pace un orizzonte condiviso anche nella diversità dei soggetti che danno vita alla comunità internazionale".
Al termine della celebrazione le parole del Presidente sud coreano Moon Jaein Moon, che ha espresso profonda gratitudine al cardinale Parolin per aver voluto personalmente presiedere la celebrazione. Poi il grazie a Papa Francesco che, ha sottolineato il Presidente, con la sua preghiera ha sostenuto il "viaggio" di riavvicinamento tra le due Coree e ha infuso coraggio e speranza ai coreani che "desiderano la pace" e hanno riscoperto il senso della fratellanza.
AGGIORNAMENTO: 18 ottobre 2018
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