Briefing Sinodo. Padre Lepori: saremo testimoni, non postini di un documento
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“In molti padri sinodali cresce il desiderio di partire dal Sinodo non come postini di un testo, ma come testimoni di un avvenimento. Che non è un parlamento”. Padre Mauro Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, al Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani rappresenta il mondo monastico, e al briefing con i giornalisti, in Sala stampa vaticana, guarda già alla conclusione dell’assemblea sinodale, il 28 ottobre. Confida ai giornalisti che tra i 267 padri sinodali “sta prevalendo l’avvenimento di comunione sulla preoccupazione di creare un testo” cioè il documento finale. “E’ davvero un' esperienza di Chiesa, una testimonianza di fraternità ecclesiale” aggiunge. “Una Chiesa che in se stessa è risposta ai problemi”. I vescovi diocesani stessi, risponde l’abate cistercense provocato da una domanda, “vengono educati all’ascolto del loro gregge”, che non vuole trovare troppi filtri per poter parlare con il suo pastore.
Frérè Alois: si è parlato poco di ecumenismo
Di ascolto parla anche frérè Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé, dove il “ministero dell’ascolto” dei giovani è fondamentale, ed è esercitato anche da laici. “A Parigi - racconta - ci sono già chiese aperte, con persone disponibili all’ascolto. Restano a disposizione alla fine della Messa, come primo contatto, con chi chiede aiuto o vuole condividere una sofferenza o anche una gioia”. Le parrocchie dovrebbero essere comunità accoglienti nelle quali si prega insieme e nelle quali i giovani vedono che il Vangelo è qualcosa di concreto.
Il pastore: un nuovo linguaggio per parlare al mondo
Non si è parlato molto di ecumenismo, lamenta il priore di Taizé, “ma i giovani vogliono pregare insieme con i credenti di altre confessioni cristiane, lo chiedono”. Però, riconosce, l’apporto dei delegati fraterni nei lavori di gruppo è importante. Gli fa eco il pastore Marco Fornerone, delegato fraterno della Comunione mondiale delle Chiese della Riforma. “Vivo la sorpresa della vicinanza che ho trovato, - spiega ai giornalisti - nei temi affrontati, sulle sfide della Chiesa di oggi. Una grande vicinanza nella riflessione che si fa sul rapporto Chiesa - mondo e sulla necessità di ripensare il linguaggio con cui la Chiesa si rivolge al mondo”.
Mons. Tencer: i giovani vogliono la Bibbia sullo smartphone
Di nuovi linguaggi e mondo digitale parla anche il vescovo di Reykjavík, capitale dell’Islanda, monsignor David Bartimej Tencer, cappuccino. “Senza il digitale noi in Islanda saremmo persi” sottolinea, raccontando di aver organizzato “la scuola di catechismo via Skype, perché ci sono parrocchiani distanti 700 chilometri. Così sono stato in contatto molto reale con loro”. I miei giovani preferiscono scaricare la Bibbia sullo smartphone piuttosto che leggerla su carta. La Chiesa va avanti, anche grazie al mondo digitale, nella direzione di far sentire sempre più i giovani protagonisti”.
Ruffini: una Chiesa nel digitale da protagonista
Il prefetto del Dicastero per la comunicazione, Paolo Ruffini, chiosa ricordando che in aula “quello dell’accompagnamento è un tema centrale: cercare di stare là dove sono i giovani, quindi essere presenti nel mondo digitale”. Si è discusso su “come la Chiesa può essere presente nel mondo digitale in maniera ufficiale, da protagonista, con libertà, prudenza e responsabilità”. E quindi, si è detto al Sinodo, “bisogna fare un passo ulteriore per esserci in maniera più strutturata, con una piattaforma più ufficiale”.
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