Sinodo: Chiesa e famiglia aiutino giovani a essere luce nell'oscurità
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un’assemblea assorta, in ascolto, empatica, a tratti commossa quella della 10ma Congregazione del Sinodo. Soprattutto quando a parlare sono stati loro: i giovani, con quel desiderio di essere “luce vera nell’oscurità”, agenti del Vangelo nella sfera pubblica. In qualità di uditori, provenienti da varie parti del mondo, hanno offerto uno spaccato vivo della loro realtà richiamando l’attenzione sul diritto alla pace e alla stabilità, spesso dato per scontato, ma di cui tanti sono privati.
Il dramma dei giovani iracheni
Significativa la testimonianza di un iracheno che, invitando il Papa a visitare il suo martoriato Paese dove i cristiani sono una minoranza, ha raccontato una quotidianità fatta di minacce, rapimenti, uccisioni, fughe, come quella dei 120 mila fedeli dalla Piana di Ninive sotto la minaccia dell’Isis. Il timore grande – ha confidato – è che perdendo la fiducia nel futuro l’Iraq un giorno possa svuotarsi dei cristiani.
Guardare ai giovani di ogni cultura
Tra gli interventi dei vescovi è stata evidenziata la minaccia del fondamentalismo religioso e della corruzione che incombe sull’orizzonte di fede e speranza dei giovani. Come rispondere al desiderio di giustizia inscritto nel cuore dei giovani? I presuli propongono di agire innanzitutto su una buona formazione cristiana e umana, ma dicono “no” ad un approccio esclusivamente “occidentale”. L’invito è ad un cambiamento culturale: occorre una maggiore attenzione al tema della migrazione, della povertà e della perdita delle radici culturali che affligge tanti giovani nei Paesi del sud del mondo. Da questi luoghi va attinta anche la gioiosa testimonianza di fede: in alcuni paesi africani ad esempio l’aspirazione di un giovane alla vita consacrata o sacerdotale è una gioia per la famiglia e la società.
Più presenza femminile, meno clericalismo
Il Sinodo evidenzia poi la rabbia dei giovani di fronte alle ingiustizie, alle discriminazioni sociali, agli scandali, con l’appello ad aumentare la presenza femminile nella Chiesa e favorire una pastorale sensibile alla "parità di genere”. Le donne infatti – è stato notato - possono contribuire a spezzare quei “circoli clericali chiusi” che possono aver favorito l’insabbiamento degli abusi. Una testimonianza di approccio aperto a tutti, senza discriminazioni di sesso, razza o religione, è offerta dallo scoutismo. All’attenzione del Sinodo è stato posto anche il dramma di tanti migranti considerati “irregolari” con la raccomandazione che la Chiesa sia voce dei più vulnerabili.
Ecumenismo vivo negli interventi dei delegati fraterni
In aula infine gli interventi dei delegati fraterni designati dalle rispettive Chiese e Comunità Ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Dopo il reverendo Tim Macquiban, direttore del Methodist Ecumenical Office, che questa mattina aveva messo in luce il valore dei movimenti laicali, nel pomeriggio hanno preso la parola altri 6 esponenti di diverse confessioni cristiane. Il Metropolita dei Dardanelli negli Stati Uniti, Nikitas Lulias, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico, ha invocato una nuova ondata di freschezza, un nuovo soffio dello Spirito che aiuti i cristiani a presentare la fede ai giovani senza formule rigide, nel rispetto della verità del Vangelo. Da parte sua il vescovo Atanasio di Bogdania delegato della Chiesa Ortodossa Romena ha posto in luce la necessità di favorire nei giovani attraverso preghiera e ascesi un rapporto personale, di amicizia, con Cristo in tempi caratterizzati da “maestri improvvisati che si autoproclamano detentori della verità. A nome della Federazione Luterana Mondiale, la giovane tedesca Julia Braband ha ricordato come i giovani non siano solo il futuro, ma il presente della Chiesa, pertanto vanno guardati negli occhi, ascoltati e resi partecipi. Il rappresentante valdese della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate Marco Alfredo Fornerone ha sottolineato la “sorprendente vicinanza” con il Sinodo percepita durante questi giorni in Vaticano, con l’invito ad “osare fino in fondo l’apertura all’ascolto” perché – ha osservato - “la realtà è più importante dell’idea”. Altra giovane presenza femminile, rappresentante del Consiglio Mondiale delle Chiese, Martina Viktorie Kopecka ha puntato l’attenzione sulla chiamata rivolta da Dio a tutti i giovani ad essere mediatori e ponti nella convinzione che “tutti siamo figli amati da Dio”. Infine il vescovo anglicano di Nairobi in Kenya Joel Waweru Mwangi ha espresso apprezzamento sull’ascolto dei giovani da parte della Chiesa Cattolica e del Papa. Gli effetti della distruzione della famiglia – ha ammonito – saranno catastrofici al pari dei cambiamenti climatici e come cristiani siamo chiamati a denunciarli. L’importanza della famiglia e dei formatori, radici di cui i giovani come rami di un albero necessitano per crescere, è ritornata costantemente negli interventi dei Padri Sinodali.
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