Sinodo. Card. Coutts (Pakistan): ho imparato molto, è ora di parlare ai giovani
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Il cardinale Joseph Coutts, dal 2012 arcivescovo di Karachi, in Pakistan, creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 28 giugno di quest’anno, è chiamato affettuosamente da suoi fedeli “l’arcivescovo dalla barba bianca». Settantadue anni, è un instancabile promotore del dialogo interreligioso ma anche attento al nodo del rispetto dei diritti umani e dell’abuso della blasfemia.
"Armonia" il suo motto episcopale
Ha visto con i suoi occhi da un lato la crescita della comunità cattolica in Pakistan (oggi l’1,6% su oltre 200 milioni di abitanti), dall’altro la progressiva islamizzazione del Paese, giuridicamente istituzionalizzata con il regime militare di Zia-ul-Haq. Vescovo dal 1988, monsignor Coutts sceglie il motto che contraddistingue la sua opera pastorale e apostolica: “armonia” .
Ora concretizzare il messaggio
Gli chiediamo come rispondere alle domande dei giovani pakistani e alla sfida di accompagnarli e ascoltarli. “Tutti noi vescovi, io specialmente, abbiamo imparato tanto nel Sinodo – ci dice - e dobbiamo adesso, tornando nei nostri Paesi, portare questo messaggio in modo concreto. Perché nel Sinodo veniamo da tutto il mondo e parliamo dei problemi in modo molto generale. Poi tocca a noi, come vescovi, ritornare a casa e concretizzare questo messaggio. Come parlare ai giovani? E’ un impegno ancora da realizzare”.
La formazione dei laici e sacerdoti
Ha già qualche idea? “Noi abbiamo fatto tante cose, abbiamo dato spazio ai giovani, ma su come accompagnare i giovani… siamo un Paese povero, non abbiamo laici e sacerdoti ben pronti e ben formati per guidare i giovani. Dobbiamo pensarci. La prima cosa è come portare questo messaggio alla Conferenza episcopale e poi come possiamo seminare questo messaggio del Sinodo”.
Giovani al Sinodo: maturi e saggi
Ma il cardinal Coutts non perde il sorriso e racconta: “C’è anche un giovane uditore dal Pakistan, (Daniel Bashir, dell'Arcidiocesi di Karachi, membro di "Jesus Youth International", n.d.r.) ed è una grande gioia per me vedere come i giovani hanno partecipato al Sinodo in un modo molto maturo e molto saggio. Hanno anche partecipato a tutto il processo decisionale del Sinodo”.
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