Sinodo, card. Ravasi: è necessario conoscere il linguaggio dei giovani
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Tra i temi che riguardano la cruciale relazione tra Chiesa e giovani, un aspetto non secondario e ricordato durante il Sinodo dei vescovi, riguarda il linguaggio delle nuove generazioni. A Vatican News il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sottolinea che tale linguaggio "ha acquisito nuove grammatiche espressive ed è quindi necessario - come accade per una lingua diversa - cercare di conoscere sintassi, stilistica, modalità”. (Ascolta l'intervista con il cardinale Ravasi)
Le forme del linguaggio dei giovani
Il linguaggio dei giovani, afferma il cardinale Ravasi, si esprime soprattutto attraverso tre forme. La prima modalità riguarda la frase che è essenziale, non subordinata. Questo linguaggio, spiega poi il porporato, si manifesta anche attraverso il simbolo, l’immagine. E si esprime infine attraverso la virtualità, che è anche questa una realtà perché costituisce un legame tra le persone, seppure molto diverso da quello tradizionale.
Linguaggio dei giovani e parabole di Gesù
Gesù, ricorda il cardinale Ravasi, ha già usato le prime due forme del linguaggio utilizzato dai giovani. Da un lato, osserva il porporato, “usa quelli che gli studiosi, gli esegeti chiamano il ‘loghion’, che è la battuta essenziale e sintetica: Rendete a Cesare quel che è di Cesare, rendete a Dio quel che è di Dio”. In greco - afferma - sono soltanto 50 caratteri. “La parabola - afferma poi il cardinale Ravasi - altro non è se non quasi la rappresentazione televisiva, visiva, di un evento che permette allo spettatore di entrare nell’interno di questo orizzonte".
Info-obesità
Un altro tratto distintivo del linguaggio dei giovani è la virtualità “La Chiesa - osserva il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - deve, prima di tutto, riconoscere che accanto al linguaggio tradizionale, esiste un nuovo linguaggio che non esclude il precedente ma che sicuramente è dominante ed è quello informatico”. Questo linguaggio ha dei “limiti ancora più pesanti di quello precedente”: si parla esplicitamente - ricorda il cardinale Ravasi - “di info-obesità, cioè dell’uso eccessivo della virtualità”.
Persone irriconoscibili
L’uso eccessivo delle informazioni “trasforma la persona e la rende irriconoscibile”. “Pensiamo per esempio - osserva il cardinale Ravasi - alle fake news e anche alla violenza in rete: le bacheche social sono spesso terrificanti perché la persona non è più nella ‘dieta’ normale della parola, del significato e del messaggio, ma è invece totalmente avvolta da questo nuovo orizzonte”.
Cambiare il linguaggio
In questo scenario ci sono anche grandi vantaggi: “La comunicazione - conclude il cardinale Ravasi - diventa molto più ricca, i dati che vengono offerti sono maggiori”. “Quindi, il messaggio evangelico deve esprimersi attraverso questa strada come fece Paolo, quando cambiò il linguaggio e i simboli che erano propri del Vangelo e del mondo ebraico, e introdusse il greco e la riflessione”.
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