Sinodo. Margherita, giovane esperta: io ambasciatrice in diocesi, tra preti e coetanei
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Dopo quasi un mese fuori casa, domenica sera Margherita Anselmi, 34 anni, progettista sociale e impegnata in Azione Cattolica, al Sinodo come esperta collaboratrice del segretario speciale, è tornata nella sua Ascoli Piceno. E subito ha iniziato il suo servizio di “ambasciatrice” del Sinodo, come chiesto da Papa Francesco ai 267 padri sinodali ma anche ai 34 giovani uditori ed esperti. (Ascolta l'intervista a Margherita Anselmi)
Presto la testimonianza ai sacerdoti della diocesi
“Già lunedì – ci racconta - sono stata chiamata dal mio vescovo (monsignor Giovanni D’Ercole, n.d.r.), e la cosa mi ha fatto molto piacere. Ha voluto condividere con me la mia esperienza nella sua quotidianità, di rapporti e incontri, sia nei contenuti del documento. Abbiamo studiato insieme dei piccoli passi per lavorare subito in diocesi. Così parlerò del Sinodo e del documento ai sacerdoti della diocesi, nella riunione che faranno a novembre. Il vescovo mi ha chiesto di riportare sia le emozioni provate e lo stile di convivialità e sinodalità che c’è stato durante il mese di lavori, sia le linee più importanti all’interno del documento, per iniziare insieme a progettare”.
Un coordinamento tra le pastorali
La seconda idea, spiega ancora Margherita, “è creare un coordinamento tra le varie pastorali che si interessano di giovani. Partendo da quella vocazionale e giovanile, unendo poi la catechesi e la famiglia. Per pensare insieme cosa fare per i giovani del territorio”. Quindi, aggiunge, “sono stata veramente contenta di poter restituire immediatamente, partendo dalla mia diocesi, questo grande dono vissuto ad ottobre a Roma. Poi ho avuto richieste di collaborazione sia per la partecipazione ad incontri per portare la mia esperienza, sia per realizzare articoli che siano di testimonianza. Un agenda molto ricca!”
Amici e colleghi mi chiedono di raccontare
Anche nella vita quotidiana, racconta Anselmi, “con le persone che mi chiedono ‘che bella esperienza che hai vissuto. Ci racconti qualcosa?’. Può essere sul posto di lavoro, con amici, conoscenti, persone che hanno saputo che ho partecipato a questo importante momento. Dai miei racconti nasce anche per qualcuno il desiderio di leggere il documento”. Molti partono dalla curiosità per l’esperienza vissuta con il Papa: “Margherita – mi chiedono - hai incontrato Papa Francesco, ma poi che avete fatto?”. Così finiscono per conoscere il Sinodo stesso. “Perché non si deve dare per scontato – chiarisce l’esperta di Ascoli - che chi conosce e frequenta la Chiesa sappia che cos’è un Sinodo, come si lavora e che frutti porta”. Le chiediamo come sta raccontando il documento finale. “Parto dal punto emerso con più vigore: quello dell’ascolto e della sinodalità – ci spiega - si parte dall’ ascolto di un’esigenza, fino ad arrivare alla necessità di camminare e progettare insieme. Questa è la grande novità: a molti sembra quasi ovvia, però in realtà ridirselo non è mai scontato”.
Le fragilità della Chiesa e dei giovani
“Poi parlo del tema della migrazione, visto sia dal punto di vista di chi accoglie, sia di chi lascia il suo Paese e quindi il suo impoverimento. Quindi il tema della fragilità della Chiesa, dei pastori, dei laici e dei giovani, e quindi il sentirsi amati, riconosciuti e abbracciati nella misericordia. Il tema della donna, che emerge all’interno del lavorare insieme. Quindi la necessità di avere ogni tipo di sensibilità. Il tema poi della corresponsabilità dei giovani, e quindi la necessità che essi siano, anche in campo decisionale, coprotagonisti delle scelte pastorali che li riguardano”.
I temi del digitale e dell’accompagnamento
Margherita rilegge con la memoria il documento finale del Sinodo e sottolinea “il tema dell’ambiente digitale, e quindi la necessità da un lato di utilizzare bene lo strumento del digitale, dall’altra metterlo al servizio di quella che più che un’evangelizzazione può essere una prima conoscenza. E poi puntare al discorso dell’educazione e della formazione negli istituti cattolici ma anche nelle scuole stesse. Servono comunque formatori che siano preparati. Infine il tema grandissimo del discernimento e dell’accompagnamento alle vocazioni. Come dev’essere l’accompagnatore, ma come dev’essere anche il percorso di chi è accompagnato”.
Il protagonismo dei giovani nella Chiesa
A quali di questi temi, chiediamo, voi giovani avete dato un contributo importante, con i vostri interventi in aula e nei circoli minori? “Probabilmente al tema della corresponsabilità e quindi di un apostolato aperto a tutti. Del protagonismo, inteso come il desiderio di esserci nelle scelte che coinvolgono tutti. Poi capire anche come in un rapporto tra le generazioni, tra anziani-adulti e giovani, chi deve fare i passi. E poi il tema della fragilità: riconoscersi peccatori per poi riconoscersi amati da Cristo, e poi esser di nuovo al servizio. Rendersi conto che la Chiesa, i pastori, ma anche i laici, a volte possono deludere i giovani, ma che poi ci si ama ugualmente e si riparte a lavorare insieme. Mentre il Signore è quello che mai abbandona”.
Per una nuova pastorale giovanile
Ti aspetti ora, la incalziamo, una rivoluzione della pastorale giovanile? “Mi auguro proprio di sì. Deve partire dai pastori e dai giovani un desiderio di modificare la pastorale giovanile nel senso di corresponsabilità piena, di partecipazione attiva dei giovani. Che sia anche una pastorale integrata, che prevede un’educazione integrale del giovane. Nel senso di vocazione, di famiglia, di ministero ordinato, di pastorale sociale e del lavoro, e di carità. Che non sia quindi una cosa settoriale, ma che sia trasversale a tutta la vita della Chiesa. E questo dev’essere un cammino, una rivoluzione che necessariamente dev’essere fatta insieme”.
Giovani in ogni consiglio pastorale parrocchiale
Il nostro mandato più importante, ricorda Anselmi riferendosi a chi ha vissuto il Sinodo da protagonista, “è tenere viva la fiamma e far sì che non si spenga tra due mesi. E ricordare sempre: guardate che abbiamo fatto un Sinodo. Quindi premere affinché il ogni parrocchia ci siano giovani nei consigli pastorali. Premere perché siano protagonisti della pastorale. Questo compito sta anche in carico ai giovani”.
Collaboratori della gioia dei giovani
Solo così, commentiamo, potremmo tutti essere collaboratori della gioia dei giovani, come scrivono i vescovi nella loro lettera… “Il Papa – annuisce Margherita - ha usato questa frase tratta dal Vangelo: ‘Noi non siamo maestri della vostra fede ma collaboratori della vostra gioia’. Io credo che sia veramente il riassunto di tutto. E nella gioia poi la pienezza: quando uno è gioioso, è felice, è perché ha raggiunto quella pace che non significa non avere difficoltà, non avere croci, perché comunque ci sono nella vita, ma avere la gioia di saperle affrontare e sapere che ci sono, non piacciono, ma si possono superare. E’ quello che il Signore augura ad ognuno di noi: la gioia infinita, che è una gioia derivante dall’accettare quotidianamente la propria età e realtà”.
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