Sinodo. I giovani, luogo di Dio: Chiesa ascolti e dia testimonianza
Isabella Piro – Città del Vaticano
Ascolto: è questo il termine che maggiormente ha risuonato nell’Aula del Sinodo, stamani. Ascoltare, per la Chiesa, non è una indagine sociologica, o pedagogica; è un modo di essere è ed una questione teologica, come ci ammonisce il libro dei Proverbi. È dall’ascolto che deriva la capacità della Chiesa di lasciarsi toccare dalle sfide e dalle opportunità che il mondo giovanile offre. In fondo – come testimoniato da un’uditrice – i giovani oggi sono essenzialmente in ricerca di dialogo, autenticità, partecipazione; vogliono essere ascoltati e guidati a comprendere meglio se stessi, laddove sono, intellettualmente, spiritualmente, emotivamente, socialmente spiritualmente. È qui che necessitano di testimoni viventi di evangelizzazione.
I giovani, luogo di Dio
Quello dei luoghi dove praticare questo ascolto è stato un altro dei temi della seconda Congregazione Generale. E la risposta è stata che la Chiesa deve essere nei luoghi del mondo, nel proprio tempo. Il punto non è aspettare che io giovani vengano alla Chiesa, ma come portare la Chiesa ai giovani. Ai migranti, che sono giovani soprattutto. A chi si impegna nello sport. A chi è scartato. A chi cade nel pessimismo. A chi è vittima della cultura compra-usa-getta. Le parrocchie allora diventano luoghi di incontro da rilanciare affinché non siano luoghi di “addomesticamento”, ma di incontro. Affinché anche la Chiesa, ascoltando i giovani, sappia vedere nei loro sguardi il futuro a cui dare una risposta. Per fare questo, occorre un nuovo atteggiamento della Chiesa, un atteggiamento che ispiri fiducia, vicinanza, speranza; è necessaria una pastorale dialogante e lontana dal clericalismo. Il giovane è un luogo di Dio, perché è in lui che Dio si fa presente, affermano i Padri Sinodali, esortandosi l’uno l’altro ad una testimonianza di vita e di fede più veritiera. E per questo credibile. I giovani, infatti, non devono solo fare la Chiesa, ma essere Chiesa. Il loro sguardo è rivolto verso il futuro e il futuro è illimitato: se, infatti, l’adulto custodisce, il giovane dinamizza. Di qui, l’appello ad ascoltare maggiormente sui ragazzi, decodificandone le aspirazioni più profonde, perché quando la Chiesa accetta un giovane, essa stessa cambia ed evolve, con un arricchimento reciproco. Di qui anche le scuse per non essere stati capaci come Chiesa, come Popolo di Dio, di includere; per essere sembrati, lontani, poco accoglienti, poco credibili; quasi arresi, quasi che una mentalità contraccettiva abbia portato le famiglie, le diocesi, gli ordini religiosi a rinunciare a generare vocazioni. A essere seguiti quando si chiede di seguire Gesù come discepoli, e si dice che nulla è così bello come l’avventura del Vangelo. Ma sono tantissimi i presbiteri e i battezzati che compiono la loro missione con gioia. E questo è un segno di futuro. I giovani lo sanno. E la Chiesa può dirlo a loro. Non rinunciate a Gesù per colpa nostra. Non rinunciate alla Chiesa, aiutatela ad essere più fedele.
Rilanciare la famiglia, tutelare i migranti
Centrale, poi, il richiamo alla famiglia, nucleo primario della trasmissione della fede, spazio da sostenere perché è in esso che si alimentano l’amore, la fiducia, il dialogo, il perdono. L’Aula del Sinodo non dimentica, poi, il tema dei migranti: i più giovani sono spesso vittime di abusi e sfruttamento e per loro, la fede, insieme all’educazione e alla cultura, diventano fondamentali per integrarsi nei Paesi di accoglienza. La Chiesa deve aiutarli, ricordano i Padri Sinodali, ma anche i giovani migranti possono aiutare la Chiesa a scoprire e comprendere meglio le insicurezze e le aspirazioni dei loro coetanei, con i quali condividono una situazione di incertezza, di ‘non ancora’. Molti ragazzi, inoltre, vivono il dramma della lontananza dalle famiglie di origine, migrate altrove per lavoro, ed è proprio per questi ragazzi che i Pastori possono diventare davvero Padri.
Abuso, un crimine che non deve avere posto nella Chiesa
Altro tema affrontato dai Padri Sinodali, quello dell’abuso, crimine che mina la fiducia dei giovani nei confronti della Chiesa, umiliandola. La questione va affrontata con coraggio ed onestà. Chiedendo perdono per i fallimenti dei vescovi e di altri nel dare risposte appropriate ai casi di abuso; e nel fare tutto quanto era nel loro potere per salvaguardare i giovani.
Occorre riflessione sulla sessualità
In questo contesto, viene richiesta anche una riflessione sulla sessualità, dono del Signore, sulla quale i giovani esigono una parola costruttiva da parte della Chiesa. La sessualità non va ignorata, rifiutata, o idealizzata, dicono i Padri Sinodali, ma occorre reinventare per essa un accompagnamento pastorale adatto, che cambi la mentalità e le strutture ecclesiali, anche di fronte al consumo abusivo di pornografia, alla sessualità precoce, agli aborti volontari così ricorrenti tra la gioventù.
Come vincere la “cultura dello scarto”?
Lo sguardo del Sinodo si allarga, poi, a tutte quelle situazioni di sofferenza dei giovani, vittime della “cultura dello scarto”: detenuti, affetti da dipendenze o da problemi di identità, anche sessuale. Se la Chiesa sembra aver perso la capacità di farsi vicina, allora bisogna imparare ad ascoltare il grido di chi soffre, perché i giovani non sono una minaccia, ma una benedizione, sono una chiamata all’attenzione. I ragazzi vanno presi sul serio – si è detto in Aula – perché sono portatori di domande di qualità profonde. La Chiesa sia dunque empatica nei loro confronti, non pensi di risolvere le cose con l’imposizione di divieti e proibizioni, ma promuova piuttosto il discernimento, la consapevolezza. Guardando alla persona, non riducendo tutto a categorie che classificano.
Lo sport, strumento di evangelizzazione dei giovani
I Padri Sinodali si soffermano anche sullo sport, come strumento di evangelizzazione dei giovani: sport e fede hanno bisogno l’uno dell’altro – si è detto in Aula - per formare la mente, il corpo e lo spirito, quindi per formare l’uomo nella sua integrità. Occorre allora rilanciare la Pastorale dello sport, affinché i suoi valori di far play e le sue norme morali, al cui interno c’è posto per Cristo, non siano messi in pericolo.
Eletti i membri della Commissione per l’Informazione
Infine, da segnalare che ieri pomeriggio, in chiusura della prima Congregazione generale, sono stati eletti i membri della Commissione per l’Informazione, uno per continente. Questi i loro nomi: per l’Africa, Card. Wilfrid Fox Napier, Arcivescovo di Durban; per l’Oceania Mons. Anthony Colin Fisher, Arcivescovo di Sydney; per l’America, Card. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo metropolita di Québec; per l’Europa, Card. Christoph Schönborn, Arcivescovo metropolita di Vienna; per l’Asia, Card. Luis Antonio Tagle, Arcivescovo metropolita di Manila.
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