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Al Sinodo la richiesta dei giovani dell’Uganda

Mons. Guzzetti, vescovo di Moroto: “Anche qui contro gli abusi stanno alzando la testa. Ma occorrono strumenti giuridici per tutelare le vittime. I nostri giovani chiedono risposte chiare e più coinvolgimento"

Federico Piana - Città del Vaticano

L’Africa ospita quasi la maggioranza dei giovani del mondo. Basterebbe questo dato per capire come al Sinodo la loro voce possa non passare inosservata, le loro istanze essere prese in seria considerazione. Se sabato scorso il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, aveva espresso la necessità di “rappresentare la realtà africana in maniera più chiara” chiedendo di inserire nella discussione alcuni punti lasciati in ombra come le emigrazioni forzate, la disoccupazione, la corruzione, oggi il vescovo di Moroto, in Uganda, mons. Damiano Giulio Guzzetti, si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda del porporato ed entra nel dettaglio. Come da padre sinodale farà anche nei circoli minori e nella discussione finale.

Aiutare i giovani africani a scoprire Cristo

Mons. Guzzetti è cosciente che nei prossimi decenni sarà il continente africano ad essere teatro delle nuove dinamiche giovanili mondiali. Lo ripete: “In Africa ci sono più giovani che in qualsiasi altra parte del mondo e questa fetta così imponente potrà essere d’aiuto alla Chiesa universale. E la Chiesa dovrà aiutare questi giovani a scoprire Cristo nella propria vita e a combattere nichilismo, secolarismo e consumismo: mali che hanno già attecchito in Europa ed in occidente”. I giovani africani sono spinti a ricercare in Dio le risposte alle domande fondamentali dell’esistenza e vanno incoraggiati su questa strada con modalità nuove e di alta qualità, cosa della quale “oggi sentiamo in molti casi la mancanza”, assicura il vescovo di Moroto.

Gli scandali: anche in Africa i giovani cominciano ad alzare la testa

Allora viene da chiedersi se gli scandali occidentali degli abusi abbiano avuto contraccolpi anche nella chiesa africana. Il tema è delicato ma mons. Guzzetti non si sottrae. Risponde risoluto che “in Africa non siamo totalmente esenti da queste cose, però la cultura, ed i tabù che sono molto forti, portano ad una certa tolleranza. Ovviamente, anche qui i giovani hanno iniziato ad accorgersi che un tale comportamento non è più accettabile: qualcuno comincia ad alzare la testa e a parlare”. Poi aggiunge un pensiero, quasi a voler sottolineare una vera necessità, urgente: “Ciò che manca sono gli strumenti giuridici, delle strutture per poter tutelare le vittime. Ma arriveranno anche qui”.

La Chiesa deve coinvolgerli di più

Un coinvolgimento immediato e diretto da parte della Chiesa, ecco cosa si aspettano in sostanza i giovani africani da questo sinodo. Lo mette in evidenza senza giri di parole mons. Guzzetti soprattutto spiegando che sono proprio questi ragazzi e ragazze a chiedere ai padri sinodali risposte chiare anche sul fronte politico interno, “infangato spesso da corruzione”. E la fede? Qual è il rapporto che i giovani africani hanno con la fede? “A loro – afferma senza neanche un minimo d’esitazione- piace celebrare la fede. Hanno molta vivacità ed entusiasmo nella liturgia. Andrebbero però indirizzati verso il silenzio e la meditazione”. Ma questo in Africa è assai difficile. Parola di vescovo.

Ascolta l'intervista a mons. Guzzetti

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15 ottobre 2018, 13:50