Conclusa visita card. Sandri in Terra Santa sulle orme di Paolo
Nell'ultimo giorno di permanenza in Terra Santa, il card. Sandri, accompagnato dal delegato apostolico a Gerusalemme, mons. Girelli, dal Segretario della nunziatura mons. Formica e dall'Officiale del dicastero fr. Marzo, si è recato come prima tappa a Betania, nella chiesa e nel convento tenuto dai francescani della Custodia di Terra Santa. Insieme al Custode fr. Francesco Patton, ai religiosi che prestano servizio in loco, e ad alcune Suore comboniane, la delegazione vaticana ha celebrato l'Eucarestia votiva della "Resurrezione di Lazzaro".
L’omelia del card. Sandri a Betania
Nella breve omelia il card. Sandri ha sottolineato due dimensioni legate al luogo: quella di Marta e Maria, nel servizio e nella contemplazione, atteggiamenti che hanno percorso e animato due millenni di storia cristiana, così come la presenza in Terra Santa e in particolare presso i Santuari. Carità concreta e solidale che non può che fondarsi e nutrirsi dall'ascolto della Parola e dalla contemplazione del Signore e Maestro. In seconda istanza, prendendo spunto dal Vangelo della Resurrezione di Lazzaro, l'accento sulla umanità di Gesù: il Figlio di Dio che scoppia in pianto per l'amico Lazzaro, un Dio vicino, un Dio amico, un Dio che si china sulla nostra umanità ferita e la salva, cioè la pone accanto a sè.
A Betania scoperti e portati alla luce importanti reperti di archeologia cristiana
Dopo la Santa Messa, la delegazione è stata guidata brevemente dall'architetto Osama Hamdan, laico musulmano allievo del famoso archeologo della Custodia fr. Michele Piccirillo, prematuramente scomparso, che si occupa per conto di Ats (Associazione Pro Terra Sancta) di curare il recupero e il restauro degli spazi attigui al convento. Sono stati scoperti e portati alla luce i diversi livelli delle costruzioni, dalla fase antica, alla basilica bizantina, a quella crociata, fino alla costruzione di una moschea in periodo ottomano ancora presente e funzionante, che all'epoca costrinse i frati ad aprire l'accesso alla grotta - Tomba di Lazzaro- dall'altro lato. La specificità dell'intervento di Ats e della Custodia è non soltanto archeologica ed artistica: i metodi e le tecniche sono tra le più moderne, ma il lavoro coinvolge maestranze palestinesi della località di El-Azariye, cristiani e musulmani, donne e uomini, prevede la valorizzazione di percorsi espositivi (come quello sull'antico frantoio riportato alla luce) per le scolaresche, che vengono per scoprire ed apprezzare la propria storia. Prendendo spunto dai racconti evangelici sulla casa di Lazzaro, Marta e Maria, Ats sta portando avanti anche un progetto di produzione di oli essenziali di piante locali (non del nardo, che invece cresce sulle montagne) per la confezione di profumi o altri preparati cosmetici, oltre che un percorso di visita alla tomba di Lazzaro anche per disabili, grazie ad occhiali 3D e a programmi di realtà aumentata: dato il percorso accidentato per raggiungerla, tale iniziativa si presenta come di avanguardia in Terra Santa in ambito museale e per gli stessi pellegrini. Prima del termine della visita, l'architetto Hamdan ha mostrato al cardinale e alla delegazione due splendidi capitelli rinvenuti durante gli scavi.
Visita al Jabal al Baba, la "Collina del Papa"
La seconda tappa, accompagnati dalle suore comboniane che operano nelle comunità beduine circostanti, è stata la visita della delegazione vaticana al Jabal al Baba, la "Collina del Papa", donata a Papa Paolo VI dal re Hussein di Giordania durante la visita del 1964: in essa si sono insediate alcune comunità beduine, che hanno realizzato alcuni asili per bambini ed un dispensario medico, oltre che un laboratorio per la confezione di alcuni manufatti artigianali da parte delle donne. E' stata illustrata la storia della collina, la sua posizione attuale tra il villaggio palestinese di El-Azariye e il secondo più grande insediamento di coloni israeliani, e le attività che vi sono svolte. Il card. Sandri come anche il delegato apostolico hanno potuto ascoltare ed hanno espresso chiaramente il desiderio che la visita odierna diventi un punto qualificante nel cammino della "Collina del Papa": i diversi interventi ed attività possono trovare nel delegato apostolico, Rappresentante della Santa Sede e del Papa a Gerusalemme, un interlocutore necessario perchè tutto quanto accade nello spazio donato alla Santa Sede favorisca l'attenzione ai più poveri ma sempre con il necessario coordinamento, informazione ed autorizzazione in un area tanto delicata.
Visita all'Istituto Pontificio di Effata, a Betlemme per bambini sordomuti
Terza tappa quotidiana sulle orme di san Paolo VI è stata quella all'Istituto Pontificio di Effata, a Betlemme, tenuto dalle suore Dorotee di Vicenza, che ospita quasi duecento bambini e ragazzi, sordomuti parziali o totali. L'iniziativa di carità e formazione, voluta dal Pontefice, continua dopo anni un prezioso lavoro che il card. Sandri ha potuto apprezzare da vicino, attraverso alcuni brevi dialoghi con i bambini, che imparano ad essere attentissimi al labiale (in arabo e inglese) e pian piano sono condotti a poter parlare: si predilige infatti il recupero di un livello funzionale piuttosto che il solo linguaggio dei segni. Sono state pure eseguite delle danze a ritmo di musica, molto apprezzate dalla commossa delegazione vaticana: il Cardinale Sandri ha promesso un sussidio straordinario che giungerà dalla Congregazione tramite la Delegazione Apostolica prima di Natale, come pure la sensibilizzazione di alcuni possibili benefattori per una realtà tanto preziosa e meritoria.
Visita alla Bethelehem University, affidata ai Lasalliani
Il pranzo è stato ospitato presso un altro luogo nato dall'intuizione di Papa Paolo VI, benchè materialmente avviato a Betlemme solo nel 1973, ai tempi dell'allora Arcivescovo Pio Laghi come Delegato Apostolico: la Bethelehem University, affidata ai Lasalliani, che ospita alcune migliaia di studenti, in prevalenza musulmani e con più del 70% di iscritte di sesso femminile: gli studenti della locale Scuola di Specializzazione alberghiera hanno preparato e servito il pranzo, con grande attenzione e cura.
Ultimo atto: la visita alla Maison d’Abraham a Gerusalemme
Nel pomeriggio infine, l'ultima tappa del "pellegrinaggio montiniano" è stata la visita alla Maison d'Abraham, casa per pellegrini attualmente affidata al Secours Catholique (Francia). L'edificio, edificato nei primissimi anni del novecento, fu inizialmente sede di un monastero benedettino, fino a che le 1952 passò al patriarcato siro-cattolico. Quando dopo il pellegrinaggio in Terra Santa Paolo VI chiese a mons. Rodhain, fondatore del Secours Catholique, di realizzare in Gerusalemme una casa di accoglienza per persone meno abbienti come quella fatta poco prima a Lourdes, dopo varie consultazioni si scelse come struttura quella dei siro-cattolici, che tuttora ne sono proprietari. La casa aprì quindi i battenti pochi mesi dopo, nel Natale del 1964, tuttora gestita dal Secours Catholique-Caritas France, attraverso alcuni dipendenti, dei volontari a rotazione per il servizio ai pellegrini, una comunità di suore domenicane e un cappellano, padre domenicano della vicina Ecole Biblique de Jerusalem. L'ultimo sguardo sulla Città Santa dal terrazzo della Maison d'Abraham ha segnato il commiato della card. Sandri e della sua delegazione dalla Terra Santa, forti della carica profetica che il pellegrinaggio sulle orme di san Paolo VI ha fatto riscoprire.
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