S.Sede: risorse umane e naturali dell’Africa a vantaggio delle popolazioni locali
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Le abbondanti risorse naturali in Africa diventano una maledizione quando il loro sfruttamento non giova alle persone, o peggio, quando guerre e conflitti vengono esacerbati o addirittura provocati volontariamente per sfruttare in modo illecito e violento queste preziose risorse”. E’ forte il richiamo di mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, intervenuto durante il dibattito aperto su pace e sicurezza in Africa.
Peacekeeping è opportunità di collaborazione in un mondo frammentato
Il presule si è concentrato in particolare sul ruolo e l’importanza delle operazioni di peacekeeping svolte dal personale Onu in varie aree calde del Continente: un lavoro indispensabile, ma che incontra non pochi ostacoli. “In un mondo sempre più frammentato – ha rilevato l’arcivescovo – le operazioni di mantenimento della pace costituiscono un’opportunità concreta per la comunità internazionale di collaborare”. “Tanti uomini e donne costruiscono ponti sotto la bandiera delle Nazioni Unite”, andando incontro ad enormi sfide e spesso mettendo a rischio la propria vita. Secondo mons. Auza il termine “peacekeeping”, ovvero mantenimento della pace, può rivelarsi inadatto a descrivere quei contesti in cui la stabilità, la riconciliazione e quindi la pace sono mete ancora lontane dall’essere conseguite.
Serve un salto di qualità nell’impegno collettivo a sostenere lo sviluppo
Il pensiero del rappresentante della Santa Sede è andato a quei paesi dell’Africa in cui “gruppi armati e organizzazioni terroristiche, spesso manipolati da macchinazioni politiche interne o esterne alle frontiere, provocano instabilità e caos”. Da qui l’appello alla comunità internazionale ad investire economicamente in programmi di sviluppo, dal momento che tale voce di spesa a livello globale è come una briciola se rapportato alla spesa militare mondiale. La Santa Sede invoca dunque “un salto di qualità nell’impegno collettivo” soprattutto guardando “alle giovani e vivaci popolazioni africane che meritano di avere un migliore accesso ad un’istruzione di qualità e ad un lavoro dignitoso”, al fine di consentire ai giovani e alle giovani di oggi di “essere protagonisti chiave nella costruzione” della società di domani. “Senza prospettive infatti – è l’amara constatazione – i giovani e le giovani rischiano di diventare vittime di sfruttamento e violenza”. Mons. Auza richiama quindi la comunità internazionale a “cercare di creare, attraverso le operazioni di peacekeeping, una maggiore collaborazione con le popolazioni locali per mettere a frutto le incredibili risorse – umane e naturali – di cui il continente africano è dotato”.
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