Santa Sede: diritti umani sempre legati alla dignità della persona
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La Dichiarazione universale dei diritti umani è una delle grandi conquiste nella storia delle Nazioni Unite. Il 70.mo anniversario della sua adozione è una occasione per riaffermare l’impegno a promuovere e a difendere i diritti e le libertà fondamentali. È quanto ha affermato lo scorso 4 dicembre, a New York, mons. Bernardito Auza durante una conferenza incentrata sulla Dichiarazione universale dei diritti umani.
I fondamenti della Dichiarazione
Il presule ha ricordato, in particolare, 3 fondamenti di questo documento. Il primo riguarda la sua universalità. Nella Dichiarazione si è cercato di formulare diritti validi in ogni epoca, luogo e cultura. Il secondo è quello dell’obiettività: i diritti umani si basano sull’esistenza di una natura oggettivamente condivisa da tutti i membri del genere umano. Da questa natura, ha sottolineato mons. Auza, scaturisce la dignità umana. Il terzo fondamento implica l’unità dei diritti riconosciuti nella Dichiarazione: i diritti umani sono indivisibili e la loro tutela non può essere frammentaria.
Diritti non riconosciuti
Molte delle disposizioni chiaramente espresse nella Dichiarazione universale dei diritti umani, ha aggiunto mons. Auza, continuano ad essere non riconosciute. In particolare, il lavoro minorile è un fenomeno che coinvolge un bambino su dieci. Una persona su tre attualmente reclusa, è detenuta senza processo. Sono inoltre più di 250 milioni le donne sposate che hanno meno di 15 anni. L’articolo 4 stabilisce che “nessuno può essere tenuto in schiavitù”. Ma sono decine di milioni le persone vittime della tratta. Nell’articolo 3 si afferma poi che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà. Ma sono molti i Paesi in cui si registrano, in questo ambito, gravi violazioni. L’articolo 18 afferma che deve essere garantita, tra l’altro, la libertà di pensiero e di religione. Ma in varie regioni del mondo, ha ricordato il presule, vivere la propria fede è ancora motivo di condanna a morte e di discriminazione.
“Nuovi diritti”
Mons. Auza ha infine ricordato le parole rivolte, lo scorso 8 gennaio, da Papa Francesco al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: “a settant’anni di distanza - aveva detto in quella occasione il Papa - duole rilevare come molti diritti fondamentali siano ancor oggi violati”. “Primo fra tutti quello alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana”. Il Pontefice aveva anche osservato che “nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai sommovimenti sociali del Sessantotto, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di nuovi diritti, non di rado in contrapposizione tra loro”. I diritti umani, “non possono cambiare a seconda di vari scopi”. Una pratica di questo tipo, ha detto infine mons. Auza, mette a rischio il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani.
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