P. Lombardi: Chiesa affronti fino in fondo la questione degli abusi
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
L’incontro di febbraio sulla protezione dei minori non parte dal “punto zero”, ma è “certamente un evento inedito che si propone di dare una forte spinta per nuovi urgenti passi in avanti”. E’ quanto sottolinea padre Federico Lombardi sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica in un lungo articolo intitolato “Verso l’incontro dei vescovi sulla protezione dei minori”. A volte, avverte il gesuita, “ci si continua a illudere che si tratti di un problema principalmente occidentale, oppure americano o anglofono”, in realtà “non deve sfuggirne la presenza talvolta ancora latente ma tale da rendere possibili in futuro eruzioni drammatiche”. Per questo, è il suo monito, “bisogna guardare in faccia la realtà”.
Sminuire la questione degli abusi è la strada sbagliata
Talvolta, scrive Lombardi, “anche in ambienti della Chiesa si sente dire che è ora di cambiare argomento, che non è giusto dare troppo peso a questo tema, perché se ne resta oppressi e la questione viene ingigantita. Ma questa è una strada sbagliata”. Se la questione “non viene affrontata fino in fondo nei suoi diversi aspetti – prosegue – la Chiesa continuerà a trovarsi davanti a una crisi dopo l’altra”, sarà “ferita” la credibilità dei sacerdoti e, “soprattutto, ne soffrirà la sostanza della sua missione di annuncio evangelico e di lavoro educativo per l’infanzia e la gioventù”.
L’emergere della questione dopo il 2000: il caso di Boston
Padre Lombardi ripercorre dunque la storia della questione degli abusi nella Chiesa, rammentando che la prima grande crisi avviene dopo l’anno 2000 negli Stati Uniti e viene affrontata da San Giovanni Paolo II nei suoi ultimi anni di Pontificato. Le “grandi lezioni” di quanto successo nell’arcidiocesi di Boston, scrive il gesuita, sono “piuttosto chiare, anche se sono state comprese e accettate con fatica”. Innanzitutto, “la selezione e la formazione dei candidati al sacerdozio” va ripensata “con cura e con rigore”. E’ inoltre “indifendibile” il modo in cui le autorità ecclesiastiche hanno occultato la verità per vitare gli scandali, “trascurando la gravità delle sofferenze delle vittime”. Ancora, il ruolo dei media richiede di rispondere all’esigenza di trasparenza, infine è necessaria una collaborazione con le autorità civili.
Con Benedetto XVI il rinnovamento delle norme canoniche
Già nella parte finale del Pontificato di Karol Wojtyla, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, s’impegna con particolare forza ad affrontare la questione. Uno sforzo che si amplifica una volta che il cardinale tedesco viene eletto Papa. Benedetto XVI vara una serie di nuove “Norme sui delitti più gravi” a cui fa seguito, nel 2011, l’importante Lettera alle Conferenze episcopali di tutto il mondo per aiutarle a preparare delle Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale di minori da parte di chierici. Linee che, scrive Lombardi, “diventano così il documento di riferimento necessario per la conversione e il rinnovamento della comunità ecclesiale a partire dalla drammatica esperienza degli abusi”. L’impegno personale assunto da Benedetto XVI in questa drammatica vicenda, annota, è “messo in luce anche dai suoi ripetuti incontri con le vittime in diversi viaggi apostolici in vari Paesi”.
Francesco contro gli abusi sessuali, di potere e di coscienza
Francesco, si legge su Civiltà Cattolica, continua con decisione “sulla via tracciata dal suo Predecessore”. Anche lui si è “coinvolto personalmente, incontrando vittime di abusi sessuali”. Un atto importante, scrive Lombardi, è la costituzione - pochi mesi dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro - della nuova Pontificia Commissione per la tutela dei minori (dicembre 2013), presieduta dal cardinale Sean O’Malley. Un organismo che ottiene in particolare tre risultati, secondo il quindicinale dei gesuiti: il modello offerto per le “Linee Guida”, i corsi di formazione per i vescovi di nuova nomina, la proposta di una Giornata di preghiera per le vittime di abusi. Padre Lombardi mette poi l’accento su due documenti approvati da Francesco: il Rescritto del 2014 e il motu proprio del 2016 “Come una madre amorevole”. Due documenti che rafforzano l’accountability delle autorità ecclesiastiche. Particolarmente significativa anche la Lettera al popolo di Dio, del 20 agosto di quest’anno. Francesco, ormai, “non parla più semplicemente di abusi sessuali” ma pure “di potere e di coscienza”. E chiede con forza che, per affrontare questo scandalo, tutti i fedeli si sentano corresponsabili del “cammino sinodale della Chiesa” e che “ogni forma di clericalismo vada decisamente combattuta”.
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