Sostegno della Santa Sede al Global Compact per le migrazioni
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”: è questa la strategia che riassume l’approccio pastorale della Chiesa verso il fenomeno delle migrazioni. Lo ha ricordato il cardinale Pietro Parolin, intervenuto ieri alla Conferenza intergovernativa, ospitata a Marrakech, per l’adozione del Global Compact per una “migrazione sicura, ordinata e regolare”. Accordo non vincolante – da portare all’esame dell’Assemblea dell’Onu il 19 dicembre prossimo – che è stato approvato da 164 Paesi, il 10 dicembre scorso, anniversario dei 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Tutti sono chiamati a servire il bene comune
In questa occasione il porporato ha evidenziato che “il giusto richiamo ai diritti di ogni essere umano, - come raccomandato da Papa Francesco - deve tener conto che ciascuno è parte di un corpo più grande”. Per questo “le nostre società, come ogni corpo umano, godono di buona salute se ciascun membro compie la propria opera, nella consapevolezza che essa è al servizio del bene comune”.
Aiutare i popoli a restare nel proprio Paese
Se dunque la decisione di migrare – come è scritto nel Global Compact – “non dovrebbe mai essere mai un atto di disperazione”, “dovremmo fare del nostro meglio – ha sollecitato il cardinale Parolin – per assicurare che le persone possano rimanere nei loro Paesi d’origine, costruendo società più inclusive, sostenibili e giuste, riducendo al minimo i fattori negativi e i fattori strutturali che negano alle persone i loro diritti umani fondamentali e li costringono a partire”.
L’equa condivisione dei beni della Terra
La Santa Sede condivide, ha assicurato il segretario di Stato, i principi guida del Global Compact per un approccio estensivo dei governi e dell’intera società, incentrato sulla “priorità della persona, la sua inalienabile dignità e lo sviluppo integrale, che è la reale aspirazione di ogni essere umano”. E se è vero – come sottolineato da Francesco - che “le migrazioni spesso rivelano fallimenti e mancanze da parte degli Stati e della comunità internazionale, indicano anche l’aspirazione dell’umanità a vivere l’unità nel rispetto delle differenze, l’accoglienza e l’ospitalità che permettano l’equa condivisione dei beni della terra”.
Coinvolgere i migranti nelle politiche che li riguardano
Da qui la proposta del porporato, “perché questo orientamento strategico sia efficace” di “adottare un approccio inclusivo nell’affrontare le esigenze dei migranti”, che devono essere coinvolti nelle “politiche, programmi e iniziative” che li riguardano, “individualmente e collettivamente”; una partecipazione che laddove possibile dovrebbe essere “istituzionalizzata”.
Sostenere le comunità di accoglienza in difficoltà
Allo stesso modo è necessario operare – ha suggerito il cardinale Parolin - sulle comunità di accoglienza, disponendo che “un’adeguata percentuale dell’assistenza diretta e dei servizi forniti ai migranti” sia devoluta “a beneficio delle famiglie locali, che vivono svantaggi economici e sociali simili, in modo che nessuno resti indietro”.
Sinergie tra Stati, pubblico e privati
Il Global Compact – ha chiarito ancora il cardinale Parolin – comporta la sinergia di diversi attori: “istituzioni nazionali e locali, settore privato, sindacati, società civile, università, migranti e gruppi della diaspora”.
Il ruolo speciale delle ong religiose
E tra gli enti non governativi, il cardinale Parolin ha voluto sottolineare “il ruolo speciale svolto dalle organizzazioni religiose, che si sono dimostrate particolarmente efficaci nel fornire un sostegno localmente mirato ai migranti in situazioni vulnerabili”, oltre che offrire loro un sostegno spirituale, volto a promuovere lo sviluppo integrale della persona.
L’impegno essenziale dei media
Un richiamo infine all’impegno dei media, a tutti i livelli, “cruciale” per aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica dell’importanza del Global Compact e dei suoi obiettivi.
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