Segno di contraddizione nelle viscere del mondo
Andrea Tornielli - Panama
Nell’immaginario collettivo le Giornate Mondiali della Gioventù, con la loro colorata esuberanza, sono bei momenti di festa o “grandi eventi” destinati a lasciare il tempo che trovano. Ma basta guardare i volti dei ragazzi che vi partecipano per capire che non è affatto così e che le ferite dell’umanità, anche quelle più dimenticate o più scomode, sono presenti e brucianti nella loro coscienza.
Il venerdì della misericordia panamense di Francesco ha indicato con i gesti prima ancora che con le parole, ciò che significa “conversione”. Vale a dire guardare alla realtà con occhi nuovi, da un altro punto di vista. Che è quello con il quale Francesco la mattina aveva guardato i giovani ospiti del carcere minorile di Pacora. Adolescenti autori di reati gravi, in qualche caso gravissimi, hanno cantato commossi per il Papa che ha creduto in loro e li ha guardati e accolti con misericordia senza etichettarli per gli errori che avevano commesso. Guardare la realtà da un altro punto di vista è anche tornare finalmente a vedere, uscire dall’apatia e dall’indifferenza, cercare di abbracciare quelli che sono considerati indegni di un abbraccio, come ha fatto Gesù.
E così, mentre si era già fatto buio sulla Cinta Costera e sulle centinaia di migliaia di giovani che avevano alle spalle lo skyline della Città di Panama e di fronte il Vescovo di Roma venuto ad accompagnarli, tante quotidiane Via Crucis contemporanee sono entrate nella preghiera comune: dal grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere a quello di chi si vede rubare l’infanzia. Dal grido delle donne maltrattate e sfruttate, a chi è vittima degli abusi. Dalla solitudine dei vecchi abbandonati al grido dei popoli nativi fino al grido dei migranti identificati come portatori di male sociale.
Lo sguardo autenticamente cattolico tiene insieme tutto anche quando si rivolge alle piaghe del mondo: impossibile fare selezioni di comodo o strumentalizzare. Francesco invita ad imparare da Maria, la donna forte del “sì” che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia: «Anche noi desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti "cristi" che camminano al nostro fianco».
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui