Mons. Peña Parra: l’Università sia nel raggio d’azione della Pentecoste
Barbara Castelli – Città del Vaticano
In una “comunità universitaria” quotidianamente si snoda “il dialogo tra la fede in Cristo e la ricerca scientifica”: per questo è fondamentale che tutti siano “nel raggio d’azione della Pentecoste”, affidandosi “costantemente all’azione illuminante dello Spirito di verità”. E’ uno dei passaggi dell’omelia che mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, tiene durante la Santa Messa per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica. A ciascuno il presule rivolge un saluto particolare e grato, invocando “la divina assistenza” sugli alunni, per i quali il nuovo anno “segnerà una tappa della fase decisiva di formazione scientifica e professionale”; e “sui docenti chiamati a una rinnovata dedizione nel delicato ruolo formativo delle nuove generazioni”.
Il raggio d’azione dello Spirito Santo
Il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato auspica che tale “comunità universitaria”, che si distingue con l’aggettivo di “cattolica”, voluto dal suo fondatore padre Agostino Gemelli, “possa vivere pienamente la sua vocazione e missione all’interno della Chiesa e al servizio della sua missione nel mondo”. “Sappiamo bene – rimarca – che la ecclesialità di una comunità non è mai da dare per scontata. Non basta nemmeno il titolo di ‘cattolica’ per garantirla! È un dono che domanda sempre di essere accolto e ravvivato con fede e impegno generoso”.
La “cattolicità” della comunità accademica e del lavoro universitario consiste in un impegno appassionato di riflessione sull’intera realtà alla luce del mistero di Cristo, da cui dipende l’elaborazione di una cultura cristiana aperta alla comprensione di tutti.
“Se Cristo è la verità che illumina, libera e dà senso alla vita, se egli è la risposta completa agli interrogativi profondi e ineliminabili dell’uomo”, spiega mons. Edgar Peña Parra, “la verità che è Cristo, proprio nelle Università Cattoliche deve farsi luce per gli altri, per il mondo”.
Una limpida testimonianza cristiana in ogni ambiente
Le riflessioni del presule si dipanano a partire dall’odierna pagina evangelica (Mc 4,21-25), in cui Gesù, dopo aver detto agli apostoli di aver affidato loro il mistero del Regno di Dio, lo paragona ad una lampada. La missione del Figlio di Dio è stata comunicare l’amore del Padre per tutti, “particolarmente per i più poveri”: una luce che “rischiara il buio di una vita spesso triste e difficile”. E questo riverbero di salvezza deve splendere nella testimonianza dei discepoli che “Egli continua a chiamare lungo i secoli, di generazione in generazione”.
Gesù è venuto sulla terra per illuminare il cammino degli uomini verso la salvezza. È venuto perché tutti, ascoltando la sua parola, possano percorrere le strade dell’esistenza fino a giungere al cielo.
Un cuore largo e misericordioso
Nell’invitare tutti a diffondere, in ogni ambiente, il Regno di Dio, mons. Edgar Peña Parra ricorda che il Signore ci invita ad avere “un cuore largo e misericordioso”, perché saremo misurati con il nostro stesso metro di giudizio.
La generosità di Dio è stata larga con noi: ci ha donato il suo stesso Figlio perché lo accogliessimo e lo facessimo conoscere agli altri. È su una simile generosità che saremo giudicati. Gesù infatti chiarisce ai discepoli: “A chi ha, sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” (v.25). L’amore e la generosità, secondo il Vangelo, non sopportano restrizioni e confini: il cuore del credente è universale e aperto a tutti.
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