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Visita del cardinale Parolin in Iraq (dicembre 2018) Visita del cardinale Parolin in Iraq (dicembre 2018)

Migrazioni. Card. Parolin: non servono ricette semplici

In una intervista rilasciata al settimanale diocesano “Voce Isontina”, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, sottolinea che “i migranti ci aiutano a rimodellare le nostre scale di priorità”

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

La questione delle migrazioni, i giovani, l’impegno per la pace, la piaga degli abusi. Sono questi alcuni dei temi affrontati dal cardinale Pietro Parolin nell’intervista al settimanale dell’arcidiocesi di Gorizia.

Migrazioni, complessità da rispettare

Il cardinale Parolin si sofferma, in particolare, sul fenomeno dei flussi migratori: “Un’Europa troppo preoccupata di questioni economiche e finanziarie o che gestisce una questione importante come le migrazioni in termini esclusivamente numerici è destinata a trovarsi in affanno”. “Per rapportarsi in modo adeguato alla questione delle migrazioni - osserva il porporato - occorre rispettarne la complessità, rifiutarsi di credere che si possa comprendere questo fenomeno con analisi superficiali o immaginare che si possano trovare soluzioni appropriate applicando ricette fatte di pochi ingredienti e subito interamente disponibili”.

I migranti ci interrogano

“I migranti - sottolinea il cardinale Parolin - ci aiutano a rimodellare le nostre scale di priorità. Ci fanno incontrare stili di vita e culture differenti dalla nostra che ci interrogano e ci fanno percepire che si può essere ben più carenti di mezzi di quanto siamo noi e, tuttavia, mantenere la speranza nel futuro”. “I migranti perciò ci mettono dinanzi allo specchio”. “Siamo capaci - chiede il porporato - di compassione e di solidarietà verso il prossimo in difficoltà? Siamo capaci di fidarci del Signore e di non pretendere di controllare tutto, prima di donarci al prossimo, alla società, a Cristo? Siamo capaci di ringraziare Dio per non essere noi nelle condizioni di dover emigrare, come invece hanno dovuto fare le generazioni passate?”

I giovani e la Chiesa

Nell’intervista, il segretario di Stato ricorda poi che i giovani, in questi giorni protagonisti della Giornata mondiale della Gioventù a Panama. “si attendono dalla Chiesa una testimonianza di santità ordinaria, non spettacolare, ma solida e vivace”. “Una Chiesa cioè che, insieme a loro, indirizza il proprio sguardo sul Signore Gesù, perché Gesù diventi compagno di viaggio sicuro e fedele di ogni esistenza”. “Camminando dietro a Cristo insieme ai giovani - aggiunge il porporato - possiamo essere la giovinezza del mondo”.

Vie di pace

Dialogo e negoziato, afferma inoltre il cardinale, sono gli strumenti per avviare percorsi di riconciliazione. “Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo. Anzi, poiché la guerra è figlia della povertà, essa si sconfigge anzitutto sradicando la miseria, solo avendo cura che a nessuno manchino il pane e il lavoro, la dignità. Ma affinché ciò sia possibile è essenziale che chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi”. 

Situazione in Medio Oriente non incoraggiante

Il cardinale Parolin, riferendosi allo scenario mondiale, sottolinea che “il quadro internazionale, e la situazione del Medio Oriente in particolare non sono per nulla incoraggianti”. “La drammatica riduzione della presenza cristiana in Medio Oriente, a causa degli eventi bellici e della diffusione di ideologie islamiste radicali – aggiunge il segretario di Stato - preoccupa vivamente la Santa Sede, come dovrebbe preoccupare ogni persona che ha a cuore il futuro di quella regione e dell’intera umanità”.

Abusi, Chiesa chiamata ad una profonda riflessione

Nell’ultima parte dell’intervista, il segretario di Stato risponde ad una domanda sul dramma degli abusi: “Il fenomeno degli abusi non può non produrre amarezza e dolore. Chiama tutta la Chiesa ad una profonda riflessione per fare in modo che questa piaga sia debellata e che laddove si riscontrassero nuovi casi nessuno pensi di sottrarsi al primario dovere di proteggere le vittime. “La prossima riunione dei presidenti della Conferenze episcopali a Roma alla fine di febbraio prossimo - afferma infine il cardinale Parolin - rifletterà su questo impegno a creare un ambiente sicuro per i minori e le persone vulnerabili. Occorre accompagnare questa azione del Papa con la preghiera e, nel medesimo tempo, non lasciarsi prendere dallo scoramento”.

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24 gennaio 2019, 11:06