Card. Parolin: l’amore è la chiave per servire Cristo
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Il silenzio è il canto solenne che avvolge il nuovo vescovo, prostrato a terra, le mani dei suoi confratelli sul capo, l’unzione con il crisma e poi la consegna della mitra, il pastorale e l’anello episcopale da parte del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Sono i gesti che donano alla Chiesa un pastore destinato al gregge del Pakistan, terra dove non mancano le persecuzioni religiose, ma nemmeno i segni di speranza come il recente appello alla tolleranza di oltre 500 guide spirituali islamiche con un riferimento particolare ad Asia Bibi, cristiana ingiustamente accusata di blasfemia. E’ mons. Christophe Zakhia El-Kassis, che in san Pietro, presso l’Altare della Cattedra, diventa vescovo per volere di Papa Francesco che il 24 novembre 2018 lo ha elevato alla sede titolare di Roselle e scelto come nunzio apostolico in Pakistan.
Il vescovo, dono di Dio per la Chiesa
L’omelia del cardinale Parolin è tutta incentrata sull’amore di Gesù perché “il vescovo è un dono di Dio per la sua Chiesa”. Una Chiesa sulla quale continua a scendere lo Spirito Santo che salvifica, che “interiorizza il messaggio del Vangelo e lo rende sempre nuovo, capace di risuonare con distinte tonalità e di rispondere alle attese, le speranze e gli interrogativi che albergano nel cuore di ogni essere umano”.
Manda, dunque, o Padre, il Santo Spirito, a consacrare i tuoi eletti, perché continui a sussistere nella tua Chiesa la grazia dei sacramenti, e perché la Chiesa sia governata dall’amore e dalla benevolenza, e venga preservata da divisioni e lacerazioni.
Amore per Gesù, perno del ministero episcopale
E’ l’amore disinteressato e profondo verso Cristo – afferma il cardinale Parolin – la sorgente da cui “scaturiscono le buone iniziative”, “la capacità di rallegrarsi e di gioire per le innumerevoli grazie del Signore e per qualche buona meta raggiunta, come anche è la capacità di vivere con fortezza e serenità interiore”.
È l’amore la chiave che rende possibile servire con gioia ed essere pastori secondo il cuore di Cristo, che rallegra nei momenti felici nei quali si percepisce l’efficacia del proprio operato, e che sostiene e consola nei momenti nei quali sembra che tante fatiche e progetti siano destinati a non avere seguito, a non dare frutti visibili.
Lavorare in Pakistan per sconfiggere i fondamentalismi
Nel delineare la futura missione di mons. Christophe Zakhia El-Kassis, il porporato ricorda che in Pakistan, a maggioranza musulmana, i cristiani sono una minoranza ma a loro dovrà far sentire la vicinanza del Papa, incoraggiarli nella comunione con la Chiesa. “Sappiano – sottolinea il cardinale Parolin - rendere ragione della speranza che è in loro, facendolo con dolcezza, rispetto e retta coscienza, senza aggressività, reagendo pacatamente anche alle accuse, ma sapendo illustrare con efficacia la loro scelta di fede e di vita”.
Dovrai esprimere il tuo impegno di pastore e di diplomatico, promuovere ed intensificare canali di conoscenza, di incontro, di dialogo tra le varie componenti della società, tra differenti credo religiosi, per accrescere il reciproco rispetto e comprensione, e fare delle diversità l’occasione di reciproco ascolto e mutua stima, affinché prevalgano gli autentici valori religiosi e si favorisca la serena collaborazione e la pace, e siano sconfitti i fondamentalismi, portatori di violenza e generatori di miseria intellettuale, morale e materiale.
Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene
Mons. Christophe Zakhia El‑Kassis è nato a a Beirut, in Libano, il 24 agosto 1968, è stato ordinato sacerdote il 21 maggio 1994. Ha scelto come motto episcopale: “Scis Domine, quia amo te! – Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene”, richiamando la risposta di Pietro a Gesù, esempio, ha spiegato nell’omelia il segretario di Stato card. Parolin, di “amore umile, che non presume, ma che si affida interamente al Signore, la fonte della stabilità, il cemento che rende saldi e in grado di testimoniare la fede, la speranza e la carità”. Mons. Christophe Zakhia El‑Kassis è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 19 giugno 2000 ed ha prestato la propria opera presso le nunziature apostoliche in Indonesia, Sudan, Turchia e nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce l’arabo, il francese, l’italiano, l’inglese, l’indonesiano, lo spagnolo, il tedesco.
I miei genitori, il mio primo seminario
Al termine della celebrazione, il neo vescovo ha ringraziato Dio che lo ha chiamato ad essere pastore nella sua Chiesa, ha chiesto forza per essere fedele alla sua chiamata. “Grazie ai miei genitori – ha detto - che mi hanno fatto conoscere Dio, loro sono stati il mio primo seminario”.
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