25.mo dell'Accademia per la Vita. Paglia: la scienza sia ispirata dalla fede
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Il "mistero della vita che attira gli scienziati aprendo prospettive di intervento, ma anche interrogativi di ordine morale"; la Chiesa, che è tenuta, "per mandato di Cristo, ad illuminare le coscienze degli uomini" e che vanta nel campo della sanità "una presenza plurisecolare": sono questi alcuni dei presupposti dai quali nel testo del Motu proprio Vitae Mysterium - dietro suggerimento del Servo di Dio e grande scienziato Jérôme Lejeune - San Giovanni Paolo II, esattamente 25 anni fa, istituiva la Pontificia Accademia per la Vita, autonoma, anche se in stretto rapporto, con il già esistente Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sanitari. Suo compito specifico, nelle parole del Pontefice, allora come ora, era quello di "studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedica e diritto relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del magistero della Chiesa". (Ascolta l'intervista a monsignor Vincenzo Paglia sul 25° dell'Accademia)
L'intuizione originaria
Quell'intuizione - spiega ricordando quel giorno, il presidente dell'Accademia, monsignor Vincenzo Paglia - nasceva dal fatto che la dimensione della vita diventava "parte importante della grande questione antropologica ossia la centralità dell'uomo e della vita umana nel contesto della cultura, della scienza e dell'organizzazione politico-sociale del mondo". In quel contesto un aspetto delicato era il tema della vita nascente che si veniva a scontrare con quella che potremmo chiamare la volontà di potenza e di manipolazione dell'uomo. Così, immediatamente, l'intuizione del Papa apparve in tutta la sua importanza. Successivamente negli anni - racconta ancora Paglia - le questioni divennero di volta in volta accese e dibattute e l'Accademia divenne sempre più "sia presidio della vita sia sviluppo di una più adeguata e attenta conoscenza di tutto ciò che è legato ad essa".
Papa Francesco e l'Humana communitas
In piena continuità con la volontà dei suoi predecessori, ma anche nella piena consapevolezza del "degrado dell'umano e del paradosso del progresso" che caratterizza l'epoca attuale, Papa Francesco ha voluto segnare il 25° dell'Accademia con una Lettera intitolata Humana Communitas, attenta - afferma il presidente dell'Accademia - alle nuove questioni inerenti la vita umana:
Aiutare lo sviluppo senza inquinare l'umano
Cosa significa questo per l'Accademia? Guardando al mondo di oggi, monsignor Paglia non può non notare che la tecnica avanza velocemente spesso in modo proficuo per la vita dell'uomo, ma con il "progresso tecnico scientifico", ammette, "cresce indubbiamente anche il rischio di esserne succubi, di mettere a repentaglio libertà, uguaglianza e fraternità. "Il Papa ci chiede, proprio per la fedeltà al complesso significato del termine vita, di essere presenti nelle nuove prospettive scientifiche che vanno dalla nascita, al fine vita, alla cura di tutta la famiglia umana che abita la Creazione. Oggi, infinite sono le potenzialità di intervento sull'uomo, svariate quelle sul genoma, con prospettive che spesso fanno tremare i polsi. E' per questo che tutti noi, stando all'esortazione del Papa, siamo chiamati a porre un'attenzione rinnovata nell'aiutare lo sviluppo tecnico, ma evitando che esso possa inquinare l'umano".
L'uomo è degno in sè non per le sue opere
"Tra le pagine più belle di questo cammino lungo 25 anni - segnala poi Paglia tracciando un bilancio dell'attività dell'Accademia - c'è sicuramente l'aver richiamato tutti alla centralità della persona umana nei diversi contesti della società contemporanea e l' aver sempre sostenuto che la vita umana non è degna per le opere, ma in se stessa, perchè amata da Dio. E questa prospettiva ricchissima, è ancora oggi - rimarca il presidente dell'Accademia pontificia - uno dei pilastri da difendere e promuovere per salvaguardare 'l'umano della specie umana', perchè il rischio - dice - è che l'odierna potentissima tecnica ci faccia dimenticare chi è che la fa, e per chi essa viene fatta".
La sintonia con il mondo scientifico
C'è anche da dire, però, che in 25 anni di strada percorsa, tanti buoni rapporti e tanta sintonia si è stabilita con scienziati non credenti e con scienziati di altre religioni. Tra i traguardi più belli monsignor Paglia cita quello inerente le cure palliative e l'accordo siglato nei giorni scorsi in Qatar, con studiosi musulmani per combattere le derive del suicidio assistito. Ancora tanta buona collaborazione - ricorda - riguarda poi il centro di ricerca sulle staminali adulte per la cura della sclerosi e della Sla, nel quale la ricerca ha lasciato il fronte embrionale per trovare procedimenti di cura eticamente compatibili, a partire proprio dalle staminali adulte.
Nel futuro sempre più alleanza tra credenti e umanisti
Guardando infine al futuro - dove ad attendere il lavoro dell'Accademia sono in primo luogo le Intelligenze artificiali, argomento della plenaria del 2020 - è indispensabile, per monsignor Paglia, perseverare nel dialogo e nell'alleanza "tra credenti e umanisti perchè la scienza non diventi un mostro che crea drammi come uno sconsiderato sviluppo energetco li ha creati nei confronti della terra". Il dibattito deve dunque continuare perchè le scoperte corrono veloci e non sempre in modo ciò avviene in modo chiaro e lineare.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui