Card. Parolin: la Santa Sede in prima linea nella salvaguardia della persona umana
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“La sfide oggi sono le sfide della pace. In un mondo così frammentato e così conflittuale, dove sembra venire sempre meno il principio del multilateralismo, la Santa Sede deve continuare a dare il suo contributo perché sia salvaguardata la dignità della persona umana e perché siano costruite società e nazioni pacifiche”. Lo sottolinea il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, intervenendo al convegno “Santa Sede e Stato della Città del Vaticano nel nuovo contesto internazionale”. La giornata di studi è stata promossa, presso l’Università Lumsa, dalla Scuola di alta formazione in Diritto Canonico, Ecclesiastico e Vaticano, in occasione dei 90 anni dalla firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929), atto che sancì l’inizio di relazioni bilaterali tra Italia e Santa Sede.
Santa Sede, una neutralità positiva
Nella sua relazione conclusiva, il porporato mette a fuoco le radici dei Patti Lateranensi e ribadisce il compito che oggi svolge la Santa Sede. Nel contesto internazionale, ieri come oggi, la Santa Sede riveste il “ruolo del messaggero”, “un voto che va avanti da secoli”. Questo colloquio messo in essere con il mondo intero ha al suo centro la Buona Novella e si declina anzitutto nella “promozione dei diritti umani”. Si tratta, quindi, rimarca il cardinale Pietro Parolin, di essere in “perenne colloquio” con gli Stati per “assicurare all’umanità un futuro degno”: attraverso la sua “neutralità positiva” la Santa Sede non si limita a stare alla finestra, ma contribuisce a costruire un dialogo tra le parti.
Una lunga storia fatta di dialogo e ascolto
Nella seconda sessione dei lavori, presieduta da Carlo Cardia dell’Università di Roma Tre, giuristi e storici si soffermano sullo Stato della Città del Vaticano nella nuova realtà europea e globale. Ai lavori pomeridiani partecipano, tra gli altri, Monica Lugato, dell’Università Lumsa, che delinea i rapporti creati con la Convezione monetaria tra l’Unione Europea e lo Stato della Città del Vaticano; mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che si sofferma sulla Lettera Apostolica in forma di “motu proprio” Fidelis dispensator et prudens; e Philippe Chenaux, della Pontificia Università Lateranense, che descrive i rapporti tra la Santa Sede e la Comunità internazionale attraverso i secoli, alla luce della politica del dialogo.
I Patti Lateranensi sono ancora vitali
“I Patti Lateranensi – precisa Giuseppe Dalla Torre, direttore della Scuola di alta formazione in Diritto Canonico, Ecclesiastico e Vaticano della Lumsa e presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano – costituirono un evento importante per la nostra storia: chiusero, infatti, il conflitto tra Stato e Chiesa in Italia e composero il caso di coscienza dei cattolici italiani, divisi tra le ragioni di due fedeltà, alla Chiesa ed alla Patria. La prova del tempo trascorso da quell’11 febbraio del 1929 ha fatto emergere la bontà delle soluzioni allora trovate, che manifestano ancora oggi una singolare vitalità”.
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