La teologa M. Perroni: orgogliosa di una Chiesa che guarda in faccia la realtà
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Molta eco sui media hanno destato le parole con cui Papa Francesco ha commentato, a braccio, l’intervento che il sottosegretario al Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita, Linda Ghisoni, ha fatto ieri nell'Aula nuova del Sinodo, all'incontro sulla protezione dei minori. In un certo senso ribadiscono la necessità di un approfondimento del rapporto donne-Chiesa che, ha detto il Papa, non si esaurisce nei posti da occupare come fosse solo questa la soluzione di una questione ancora tutta aperta.
Alcune parole di Papa Francesco
“Invitare a parlare una donna sulle ferite della Chiesa- ha detto Francesco ieri - è invitare la Chiesa a parlare su sé stessa, sulle ferite che ha. (…) la donna è l'immagine della Chiesa che è donna, è sposa, è madre.” Poi partendo dal fatto che a parlare fosse stata una donna, il Papa ha detto ancora: “Non si tratta di dare più funzioni alla donna nella Chiesa – sì, questo è buono, ma così non si risolve il problema – si tratta di integrare la donna come figura della Chiesa nel nostro pensiero. E pensare anche la Chiesa con le categorie di una donna”.
Perroni: una frase promettente
Pensare la Chiesa, dunque, con categorie femminili: una premessa che fa ben sperare per il proseguimento di un cammino ancora solo accennato, afferma ai nostri microfoni la prof.ssa Marinella Perroni, teologa e docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo: "Sono parole molto promettenti - dice Perroni - potrebbero aprire una strada molto interessante che ancora non è stata percorsa seriamente. Questo 'pensare la Chiesa con la categoria delle donne', mi sembra che dovrebbe comportare, e che comporti, prima di tutto un capirle queste categorie. E sono ormai 200 anni che il pensiero delle donne ha scritto pagine importanti in qualsiasi ambito disciplinare o della vita su che cosa significa pensare il mondo, e quindi anche la Chiesa, a partire dalle donne".
Le donne: guardare alla realta così com'è
Non semplicissimo descrivere quali siano le categorie di pensiero tipicamente femminili, il rischio è di rimanere prigionieri di cliché e di luoghi comuni. "Nei diversi ambiti della vita - ci viene in aiuto Marinella Perroni - le donne, ad esempio. stanno portando avanti la pretesa di una messa a nuda di quella che è la realtà, chiedono che si pensi a partire dalla realtà e non dall’astrazione. Nell’ambito per esempio dell’esercizio della sessualità e della relazione sessuale tra i generi, c’era molto da ripensare, da provare a capire cosa significa rifiutare una relazione di violenza, rifiutare di essere soggiogati. Questo nell’ambito della sessualità, e questo forum adesso in Vaticano lo dimostra ampiamente, è un ambito importantissimo in cui la richiesta delle donne di partire dalla realtà di fatto, e di chiamare con il proprio nome chi sono gli schiavi e chi i padroni, chi gli abusati e chi gli abusatori, beh io credo che sia molto importante".
La Chiesa riconosca di più tutte le sue risorse
Più volte, a partire da Papa Francesco, si è affermato che alla radice del fenomeno degli abusi nella Chiesa è il clericalismo, un modo sbagliato di intendere e vivere il ministero sacerdotale che per sua natura è al servizio del popolo di Dio e non si esprime come forma di potere. L'intervento del sottosegretario Ghisoni ha posto al centro proprio la visione di una Chiesa comunione. "E' un intervento di alta competenza in cui, devo dire con grazia, ma anche con molta decisione - è il commento della teologa Perroni - si fa una diagnosi, si tenta di proporre anche una cura per guarire da questa 'lebbra' che sono gli abusi. La seconda cosa che mi ha colpito è il fatto che essere laica e donna non ha significato per Ghisoni mettersi in una prospettiva subalterna. Nella sua analisi è, posso dire, al timone, con grande decisione e competenza. Una dimostrazione che più la Chiesa andrà verso il riconoscimento di tutte le risorse a sua disposizione, più si porrà fine con questo eterno ritornello: laici e clero, uomo o donna".
Importante la voce delle donne e in particolare delle religiose
In questi giorni è stato detto che se le donne fossero state coinvolte per tempo nella questione degli abusi all'interno della Chiesa, forse le cose sarebbero andate diversamente, forse i problemi sarebbero stati affrontati con più tempismo e decisione. Marinella Perroni conferma l'importanza di dare voce alle donne su questo, ma non solo su questo: "Soprattutto alle religiose, perchè quando hanno preso la parola si è visto che lo facevano con determinazione e a partire da una volontà ormai di non voler più essere messe a tacere. Certamente, le donne hanno una voce importante perché sono tante dalla parte delle vittime. Oggi ci sono le condizioni per parlarne e io sono orgogliosa di questo coraggio. E se noi pensiamo che sul problema degli abusi pesano sulla Chiesa cattolica percentuali come lo 0,5% mi sembra, viene da domandarci: e tutto il resto? Allora che la Chiesa cattolica dimostri che si può avere il coraggio di dire all’altro 95% che deve denunciare, questo significa liberare da questa piaga non solo il corpo di Cristo, la Chiesa, ma il mondo da una delle schiavitù più orrende: l’abuso in chiave sessuale".
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