Suor Veronica Openibo: basta silenzio, è in gioco la credibilità della Chiesa
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Al presente viviamo uno stato di crisi e di vergogna. Abbiamo gravemente offuscato la grazia della missione di Cristo. È possibile per noi passare dalla paura dello scandalo alla verità? Come togliamo le maschere che nascondono la nostra scandalosa negligenza? Quali politiche, programmi e procedure ci condurranno a un punto di partenza nuovo, rivitalizzato, caratterizzato da una trasparenza che illumini il mondo con la speranza di Dio per noi nell’edificare il Regno di Dio?”. Dopo la relazione di ieri pomeriggio, è un’altra donna a parlare nella prima relazione della terza giornata dell’incontro in Vaticano sulla protezione dei minori, suor Veronica Openibo, superiora generale della Società del Santo Bambino Gesù.
Il cristianesimo si fonda sul rispetto della dignità umana
Le domande che si pone nel suo intervento su “Apertura al mondo come conseguenza della missione ecclesiale” partono dalla constatazione che “il cristianesimo cattolico è fondato sulla fede di un Dio che ha scelto di essere una cosa sola con il mondo umano”. Cristo è Dio e uomo e questo implica “un’accettazione totale di tutto quanto è umano e di tutto ciò che fa il potere della grazia di Dio per trasformarci in testimoni del divino”. “La nostra visione del mondo”, quindi, “se cristiana, deve essere basata sul rispetto e la dignità di ogni essere umano”.
Lacrime di dolore per i bambini vittime di abuso
Una dignità calpestata dagli abusi commessi dal clero, come quelli avvenuti nella diocesi di Boston, denunciati dal Boston Globe e dal film Spotlight. Pensando a quei bambini “ho versato lacrime di dolore”, dice suor Veronica, chiedendosi come la Chiesa abbia potuto tacere e coprire quei crimini. “Il silenzio, i segreti portati nel cuore di quanti avevano commesso abusi, la durata degli abusi e i costanti trasferimenti degli autori degli stessi sono inimmaginabili”, ribadisce. “Con cuore pesante e triste, penso a tutte le atrocità che abbiamo commesso come membri della Chiesa. E sto parlando di noi, non di loro”, afferma. “Penso che ciascuno di noi debba riconoscere che sono la nostra mediocrità, ipocrisia e compiacenza ad averci condotto in questo luogo vergognoso e scandaloso in cui ci ritroviamo come Chiesa”.
I progressi compiuti finora
L’assunzione di responsabilità di suor Veronica non nega tuttavia i progressi compiuti finora: “Possiamo dire che la Chiesa ora sta adottando misure per arrestare la situazione, ma anche per essere più trasparente riguardo a tutto quanto fatto privatamente per oltre due decenni, come incontrare le vittime di abusi sessuali, denunciare i casi alle autorità civili competenti e istituire commissioni. La domanda oggi riguarda più come affrontare la questione degli abusi sessuali sui minori in modo più diretto trasparente e coraggioso come Chiesa”.
Una questione che riguarda anche il Sud del mondo
Impegnata come educatrice in ambito pastorale e sociale, suor Veronica ha studiato in America e a Roma e ha lavorato per nove anni in Nigeria, suo Paese natale. Sa quindi che la questione degli abusi non riguarda solo il cosiddetto “Nord del mondo”, ma anche l’Africa e l’Asia, e lei stessa ha avuto testimonianze di abusi da parte dei sacerdoti durante il suo impegno missionario. “Il fatto che vi siano grandi problemi di povertà, malattia, guerra e violenza in alcuni Paesi del Sud del mondo”, spiega, “non significa che il tema degli abusi sessuali debba essere sminuito o ignorato”.
Nessuna protezione per i chierici che commettono abusi
“Non nascondiamo più simili fatti, per paura di sbagliare. Troppo spesso vogliamo stare in silenzio finché la tempesta non passerà! Ma quella tempesta non passerà. È in gioco la nostra credibilità”, afferma suor Veronica, che ribadisce che “tutti i responsabili, a prescindere dal loro status clericale, che sono giudicati colpevoli devono ricevere la stessa pena per gli abusi sui minori”, abbandonando la prassi, comune in passato e ancora presente in alcuni parti del mondo, di proteggere “uno di noi” ed evitare lo scandalo.
Vittime trattate come oggetti, non come persone
“Segreto, silenzio e sostegno”, sono i tre comportamenti da evitare. “La scusa che si debba rispetto ad alcuni sacerdoti in virtù della loro età avanzata e della loro posizione gerarchica è inaccettabile”. “Possiamo provare dispiacere per coloro che, quando erano più giovani, hanno commesso offese che ora vengono portate alla luce”, spiega suor Veronica, ma, pur credendo nel pentimento del peccatore, “il mio cuore sanguina per le molte vittime che hanno vissuto per anni con il malriposto senso di vergogna e di colpa a causa di ripetute violenze. In alcuni di questi casi, gli autori delle offese non hanno nemmeno visto le vittime come persone, bensì come oggetti”.
La via della trasparenza
“È meglio avere delle conversazioni coraggiose piuttosto che non dire nulle per evitare di fare uno scandalo”, perché “Il primo passo per la vera trasparenza è ammettere le violazioni e poi rendere pubblico ciò che è stato fatto”. “Dobbiamo costruire processi più efficaci ed efficienti”, diffondendo delle linee guide in tutte le diocesi e in rete, scoprendo dove nel mondo, e “non solo nei Paesi più ricchi, vengano sviluppate le migliori pratiche”, come sta già avvenendo nei lavori di gruppo di questo incontro. Ogni diocesi, infatti. dovrebbe riunire uomini e donne d’integrità, laici, insieme a religiosi e clero per “formare una commissione congiunta che condivida l’esperienza sulle procedure documentali e i protocolli, le implicazioni legali e finanziarie delle denunce e i necessari canali di responsabilità e imputabilità”.
Educare a una sessualità chiara ed equilibrata
Il cammino strategico che propone suor Veronica parte dall’evidenza che “per molte vittime essere ascoltate e aiutate psicologicamente è stato l’inizio del processo di guarigione”. Fondamentale è poi avere un’educazione “chiara ed equilibrata” sulla sessualità, tanto per i laici affrontando questioni come la prostituzione, la tratta, l’infedeltà personale e la promiscuità, quanto per i sacerdoti, religiosi, religiose e vescovi. Ad esempio “lo studio dello sviluppo umano deve suscitare un serio interrogativo sull’esistenza dei seminari minori”, sottolinea con forza suor Veronica. Per quanto riguarda la formazione bisogna poi evitare di trattare i seminaristi più giovani e le religiose “come se fossero più speciali di altri”, favorendo “idee esaltate riguardo il loro status” e “un falso senso di superiorità”.
Un cammino difficile ma necessario
Fare luce sugli abusi non sarà mai un percorso semplice. “Molte persone che hanno subito abusi sessuali da parte di sacerdoti o altri in qualche funzione pastorale soffriranno mentre riemergeranno ricordi traumatici”, spiega ancora suor Veronica. “Ad alcuni verrà ricordato che potranno essere smascherati come autori passati o presenti di abusi, o essere accusati di avere insabbiato fatti simili. Molti, nelle diverse forme del ministero, incontreranno persone, famigliari, che hanno subito o che subiscono abusi e devono sapere come rispondere in modo adeguato. Alcune accuse saranno false, il che causerà sofferenze di altro genere. L’impatto della fede lesa nella Chiesa non sarà mai evidenziato abbastanza, poiché molti cattolici sono e saranno arrabbiati e confusi”.
Ridare la vista a chi non vede i problemi
In conclusione, così come aveva iniziato, suor Veronica legge un passo del Vangelo di Luca, al capitolo 4 versetti 18-19, commentandolo alla luce dell’incontro di questi giorni. “Lo spirito del Signore è sopra ognuno di noi qui presenti, ha consacrato con l’unzione tutti noi, per annunziare ai poveri un lieto messaggio, ai vulnerabili, proteggendo specialmente i bambini indifesi, cercando giustizia per le vittime di abuso e adottando misure per evitare il ripetersi di tali abusi; per proclamare ai prigionieri la liberazione: quanti hanno commesso abusi hanno bisogno di redenzione, conversione e trasformazione; e ai ciechi la vista: coloro che non vedono i problemi o che si concentrano sul proteggere “il nostro” o che tacciono o insabbiano hanno bisogno di recuperare la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore, prendendo le misure necessarie e mantenendo tolleranza zero riguardo agli abusi sessuali libereremo gli oppressi. Questo è il nostro anno di grazia, assumiamo con coraggio la responsabilità di essere davvero trasparenti e responsabili”.
Importanza del ruolo delle donne
Suor Veronica, presente all’incontro insieme alle altre religiose del Comitato Direttivo dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, ha sottolineato l'importanza del ruolo delle donne, che “hanno acquisito molta esperienza utile” da mettere a disposizione nel campo della lotta agli abusi e “hanno già fatto molto per sostenere le vittime e anche per lavorare in modo creativo sul loro uso del potere e dell’autorità”.
Il grazie a Papa Francesco
Il ringraziamento poi va a Papa Francesco anche per gli episodi che hanno portato all’accettazione delle dimissioni di alcuni vescovi cileni. “L’ammiro, Fratello Francesco, per essersi preso del tempo, da vero gesuita, per discernere e per essere abbastanza umile da cambiare idea, chiedere scusa e agire: un esempio per tutti noi”, e aggiunge, ”grazie, Papa Francesco, per avere offerto a tutti noi questa opportunità di controllare e verificare dove abbiamo agito in modo strano, con ignoranza, segretezza e compiacenza”.
Fare entrare più luce nella Chiesa
"Spero e prego che alla fine di questa conferenza sceglieremo deliberatamente di spezzare ogni cultura del silenzio e della segretezza tra noi, per fare entrare più luce nella nostra Chiesa", è l'auspicio di suor Veronica, una Chiesa, "che si prenda cura dei bambini e che continui ad essere un modello della cura e attenzione per i bambini". "Riconosciamo la nostra vulnerabilità; siamo proattivi e non reattivi nell’affrontare le sfide che si pongono al mondo dei giovani e delle persone vulnerabili, e approfondiamo senza paura le altre questioni di abusi nella Chiesa e nella società".
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