Protezione minori, mons. Scicluna: dal Papa otto punti di speranza
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
“Il Papa ha parlato della lotta dell’umanità contro il male degli abusi su minori. Prima di tutto ci ha presentato il contesto mondiale, non per diminuire la gravità del fenomeno nella Chiesa ma per dare un contesto di urgenza”. Così mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, commenta il discorso pronunciato da Papa Francesco in conclusione dell’incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Secondo il presule maltese, che fa parte del Comitato organizzatore dell’incontro, “Francesco ha parlato di questo fenomeno come esperienza dolorosa che ci deve impegnare in una lotta per il bene contro il male e ci ha dato otto punti che guardano in avanti”. “Non ha guardato solo alla ferita profonda provocata dagli abusi, ma ci ha dato anche una speranza con questi otto punti – come le otto beatitudini – che devono guidarci per una Chiesa che sia segno all’umanità di quanto sia urgente questa lotta agli abusi sessuali su minori”.
Abusi sono frutto di Satana
“Il Papa – continua l’arcivescovo di Malta - ha parlato anche di misure spirituali: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera e penitenza. Questo perché con una voce molto profetica, come Pastore supremo della Chiesa, ha individuato questo male come simbolo della lotta contro il maligno”. “Gli abusi sono una piaga che è frutto della cattiveria di Satana, anche se ciò non diminuisce la responsabilità umana, né la colpevolezza degli uomini. Questa è una lotta anche spirituale e quindi ci vuole penitenza e preghiera: quasi un esorcismo alla Chiesa”.
I vescovi facciano fronte comune
“Negli otto punti citati, il Papa ha insistito anche sull’unità dei vescovi nell’applicazione delle norme, affinché nessun abuso sia mai coperto”, aggiunge mons. Scicluna. “E questo è stato un punto centrale nel meeting appena concluso, perché su questo tema i vescovi devono agire con una sola voce, insieme ai superiori maggiori degli ordini religiosi che hanno anche una grande responsabilità pastorale nella Chiesa. Il Papa ci ha invitato a costituire un fronte comune di bene contro il male”.
Una lotta che coinvolge tutti
“Il Papa – nota il presule maltese - ha anche voluto sottolineare che sarà il Popolo di Dio a liberarci dalla piaga del clericalismo, terreno fertile di questi abomini. Anche perché questa lotta non è solo dei vescovi e dei sacerdoti ma appunto di tutto il Popolo di Dio”. “Stiamo infatti parlando dell’innocenza dei nostri ragazzi, dei nostri bambini e di un popolo che vuole fare bene, guardare ai pastori come garanti dell’incolumità dei nostri bambini e ragazzi, dei più vulnerabili”. “Perciò questo è un compito di tutto il Popolo di Dio, come ha ricordato lo stesso Francesco nella Lettera dell’agosto 2018. Oggi lo ha ribadito, ci ha fatto capire è una lotta che coinvolge tutti”.
Conversione del cuore
“So che c’era una grande attesa per questo incontro e che molti temono che queste quattro giornate abbiano prodotto solo chiacchiere”, conclude il segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede. “Dipenderà molto dalla conversione del cuore di noi vescovi che abbiamo partecipato. E la conversione non è una questione di quattro giorni. Questa è stata una esperienza forte che ha commosso il cuore, illuminato la mente. Ma, ritornando nelle nostre diocesi, noi pastori della Chiesa dobbiamo non solo digerire quella che è stata una forte esperienza, ma anche aiutare i nostri confratelli vescovi ad avere quella conversione del cuore che ci ha chiesto il Papa”.
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