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Vaticano. La Medicina personalizzata: rivoluzione e sfide

Al via oggi alla Casina Pio IV una due giorni di Workshop sui vari aspetti della Medicina personalizzata, organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze alla presenza di studiosi e docenti di tutto il mondo

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

"Il bello è che oggi qui vogliamo approfondire  e conoscere meglio questa nuova medicina, chiamata medicina individuale o personalizzata che parte dalla conoscenza del codice genetico del singolo individuo e che mostra due aspetti nuovi nei confronti della medicina tradizionale : conoscere meglio le possibili malattie e dunque prevenirle, e allo stesso tempo fornire una cura che non sia solo palliativa o approssimativa, ma precisa e rigenerativa". E' così che in sintesi mons. Marcelo Sanchez Sorondo cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze parla del tema scelto per la due giorni di lavori alla Casina Pio IV in Vaticano.

Ascolta l'intervista a mons. Sorondo

Una grande rivoluzione che apre alla speranza 

Mons. Sorondo ricorda il motivo per cui nacque l'Accademia, "ai tempi di Galileo Galilei e per volere del principe Cesi insieme al Papa Aldobrandini": perchè la Chiesa "voleva partecipare alla Verità che è Cristo anche attraverso il sapere scientifico" a maggior ragione quando si interessa della salute e del benessere dell'uomo. Come recita il titolo del workshop, " La Rivoluzione della Medicina personalizzata" siamo di fronte a qualcosa di rivoluzionario, afferma il cancelliere dell'Accademia, che sta dando speranza a molti malati specie in campo oncologico e neurologico. I lavori affronteranno anche questo aspetto, i successi, oltre che lo sguardo storico, l'impatto positivo che una medicina individuale può avere sulla spesa della sanità pubblica e quindi sulla società e i possibil mutamenti nel rapporto medico-paziente.

Le sfide e gli obiettivi

Partendo invece dal sottotitolo del Workshop ovvero, "Abbiamo intenzione di curare tutte le malattie e a  quale prezzo?" sono diversi gli interventi di specialisti sui risvolti etici di questo nuovo tipo di Medicina, che, lo ricordiamo citando la definizione approvata a livello internazionale, è "lo studio delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche (ambiente, stile di vita ecc.) di ogni singolo individuo, e si pone lo scopo di integrare tra loro tali informazioni, conferendo caratteristiche uniche a patologie complesse che possono così essere diagnosticate e curate in maniera più efficiente, con un chiaro impatto sia dal punto di vista medico che socio-economico”. Stiamo parlando della medicina anche detta delle 4 P - personalizzata, preventiva, predittiva e partecipativa - "perché ogni individuo è unico e ha caratteristiche proprie. Preventiva e predittiva, nel senso che ciascuno potrà conoscere la propria storia ed eredità genetica, capire come assecondarla o contrastarla sapendo a quali malattie è più suscettibile e a quali farmaci risponderà più efficacemente. Infine, partecipativa: ogni individuo sarà consapevole della propria storia medica e non sarà più solo il medico curante ad avere in mano le informazioni che sceglie di condividere”.

Etica e medicina

A spiegare a Vatican News le implicazioni odierne di questa medicina e le sfide etiche che ad essa possono essere sottese, è il prof. Giovanni Boniolo Ordinario del Dipartimento di Scienze biomediche e chirurgico specialistiche dell’Università di Ferrara. "Da sempre - dice - la medicina è stata indirizzata ai bisogni del singolo paziente, ma ultimamente a questo si aggiunge una forte componente molecolare, ovvero l'attenzione ai progressi della biomedicina e alla comprensione delle cause molecolari della malattie, con l'elaborazione di relative cure che sfidano proprio la parte molecolare." Ma con quali rischi?

Ascolta l'intervista al Prof. Giovanni Boniolo

Medicalizzare la società e dimenticarsi dell'uomo

Boniolo parla delle problematiche legate all'andare così a fondo nella costituzione del paziente e cita innanzitutto una "medicalizzazione estrema della società", lo sviluppo di "atteggiamenti discriminatori"  legato alla conoscenza di eventuali rischi patologici ma il rischio maggiore, che prende spinto anche da uno dei passaggi del discorso rivolto da Papa Francesco all'Associazione medici cattolici italiani:

“Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e tuttavia, per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale.”

Il professor Boniolo rimarca a questo proposito la fondatezza dell'osservazione del Papa in quanto, dice, "conosciamo ormai così tanto anche se non tutto, che l'attenzione finisce per essere rivolta più alla malattia che all'uomo che sta soffrendo: il rischio che si corre è l'andare verso una tecnicizzazione della patologia a scapito dell'attenzione all'essere umano. Il bisogno che dovrebbe restare, ieri oggi e domani nel medico come una priorità, è il prendersi cura e non la guarigione a tutti i costi, cosa che per altro resta impossibile tuttora in molti casi".

 

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I lavori alla Casina Pio IV
08 aprile 2019, 13:09