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Santa Sede: diplomazia per la pace in ascolto di stranieri, poveri e sofferenti

L' Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite: "fondarsi sull'idea della comunità internazionale come 'famiglia di nazioni' impegnata a perseguire il bene di tutti

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

E' con il riferimento al discorso di quest'anno di Papa Francesco al Corpo Diplomatico, che mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede all'ONU, ha esposto i quattro punti rintracciati dal Pontefice che delineano scopo, caratteristiche e responsabilità della diplomazia multilaterale nel contesto contemporaneo. L'occasione è stata la Riunione Plenaria di alto livello dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York per la Giornata internazionale del multilateralismo e della diplomazia per la pace.

Il primato della giustizia e del diritto

"Perseguire interessi nazionali individuali senza ricorrere agli strumenti previsti dal diritto internazionale", ha detto mons. Auza, è "il risultato della reazione dei capi di governo al crescente disagio dei cittadini, che percepiscono le procedure e le regole che governano la comunità internazionale, lontane dalle proprie esigenze concrete". Per quanto possano raccogliere consenso, le soluzioni "reattive, emotive e affrettate" non risolvono i problemi ma "rischiano piuttosto di aggravarle".

“Una rinnovata comprensione del multilateralismo deve fondarsi sull'idea della comunità internazionale come "famiglia di nazioni" impegnata a perseguire il bene di tutti. Esso richiede l'esercizio della solidarietà da parte dei governi, delle organizzazioni internazionali e di tutti gli uomini e le donne”

La difesa dei più vulnerabili

Ricordando che la comunità internazionale ha "la missione di ascoltare le grida di chi è in difficoltà", il nunzio ha sottolineato che la diplomazia per la pace "non deve temere di incontrare" e "di ascoltare ciò che hanno da dire" gli stranieri, i poveri e i sofferenti.

Multilateralismo e Diplomazia

"La pace è una sfida" in quanto comporta "una conversione del cuore e dell'anima",  ha detto mons. Auza facendo riferimento all'invito della diplomazia multilaterale: "rimanere concentrati sul nostro destino comune e sui mezzi adeguati per realizzarlo" che non sono nè la forza militare nè le intimidazioni reciproche, ma "un'etica della solidarietà", "riscoprendo la grandezza del dono del mondo che abbiamo ricevuto e la nostra responsabilità individuale e condivisa come amministratori, cittadini e costruttori del suo futuro".

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26 aprile 2019, 11:19