In un libro, il dialogo tra Benedetto XVI e il rabbino Folger
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
“Il volume che ho curato è proprio nello spirito di dialogo che sta a cuore a Papa Francesco come al Papa emerito. Nella parte documentale del libro, ci sono testi di entrambi. Ciò dimostra che fra i due c’è amicizia e affetto personale, ma anche una forte continuità nel magistero”. Elio Guerriero, teologo e scrittore, autore di una biografia del Papa emerito tradotta in tutto il mondo, presenta così il volume di Benedetto XVI “Ebrei e cristiani. In dialogo con il rabbino Arie Folger”, che ha curato per le Edizioni San Paolo e viene pubblicato in occasione del novantaduesimo compleanno di Joseph Ratzinger.
Dal dialogo all’incontro
“Il dibattito fra il Papa emerito e il giovane rabbino di Vienna, scaturito da un articolo del primo, ha portato addirittura a un incontro personale”, spiega Elio Guerriero ai microfoni di Radio Vaticana Italia. “Nel gennaio scorso, Folger, assieme a un piccolo gruppo di rabbini, si è recato in visita al monastero Mater Ecclesiae in Vaticano e il Papa emerito ha avuto con loro una conversazione in cui ha affrontato temi teologici impegnativi”.
La necessità di chiarire i fondamenti
“Questo incontro fra il Papa emerito e il rabbino Folger – spiega ancora il curatore dell’opera – dimostra che il vero dialogo tra fedi deve aver rispetto per quelli che sono i fondamenti teologici di ciascuna religione”. “Ciò che stava a cuore a Benedetto XVI, così come a Folger, era mettere, per così dire, in sicurezza, alcuni principi fondamentali delle rispettive fedi, delle rispettive tradizioni. Una volta garantito questo da entrambe le parti, il dialogo si è svolto in serenità. Anzi, come riconosce lo stesso rabbino, ha registrato dei notevoli passi in avanti proprio per questa lealtà e onestà di fondo”.
‘Tra Gerusalemme e Roma’: un nuovo inizio
Il testo curato da Guerriero contiene una dichiarazione intitolata ‘Tra Gerusalemme e Roma’, elaborata da una commissione presieduta dallo stesso Rabbi Folger e pubblicata nel 2016. “Qui – spiega il teologo curatore dell’opera – si riconosce che a partire dal Concilio Vaticano II, e in particolare dalla dichiarazione Nostra Aetate, di cui nel 2015 ricorreva il cinquantesimo, si è sviluppato fra i cattolici un diverso sentire. E i rabbini ammettono che all’inizio erano diffidenti: per via della storia e dell’antisemitismo diffusosi anche in paesi di tradizione cristiana. Ma nel passare degli anni hanno visto una serietà di fondo nei cattolici e sono quindi disposti a prendere sul serio questo dialogo”. “Proprio ricevendo questo documento da parte dei rabbini, Papa Francesco disse che da nemici e avversari erano diventati amici e fratelli. E i rabbini fecero loro questa sintesi del Papa. È stato dunque un vero e proprio nuovo inizio per intraprendere un cammino comune. Una volta stabilito che siamo in buoni rapporti possiamo anche impegnarci insieme per la salvaguardia del Creato, il giardino comune che Dio ci ha affidato, per la costruzione della pace nel mondo, e per la salvaguardia di valori etici a noi comuni che sono, in sostanza, quelli del decalogo”.
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