Amazzonia: sfide e prospettive per la Casa Comune
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Mentre in Vaticano si sta svolgendo la riunione del Consiglio pre-sinodale da cui uscirà l'Instrumentum laboris, le linee guida cioè su cui lavoreranno in autunno i vescovi al Sinodo sull'Amazzonia in programma dal 6 al 27 ottobre 2019, voci e testimonianze per raccontare la complessa realtà della regione, sono convenute oggi alla Pontificia Università Gregoriana. Un'intera giornata dal titolo: "Sfide e prospettive per la Casa Comune". Interlocutori sono studenti e docenti, missionari, rappresentanti della Segreteria generale del Sinodo e membri della Repam, la Rete Ecclesiale Panamazzonica, nata per coordinare l’azione delle singole conferenze episcopali nel vasto territorio che abbraccia 9 Stati: emerge quanto e come questa regione sia al centro della vita dell'uomo, della Chiesa e del mondo, in un momento cruciale per il futuro dell'umanità.
Amazzonia: sfida globale
La giornata è introdotta dalla video-intervista del cardinale Peter K.A. Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha presentato la questione della tutela del tesoro amazzonico - 7 milioni e mezzo di chilometri quadrati contenenti fino al 50% della flora e della fauna esistenti - come una "sfida" non regionale, ma globale, che necessita di una "visione a lungo termine", di "responsabilità intergenerazionali", di "azione concreta in aiuto" dei governi che decidono sul futuro di questo "ecopolmone" dell'umanità. Siamo alle "ultime ore possibili per salvare questa area" che - ha sottolineato il porporato - come tutto l'Equatore, è stato creato da Dio per sostenere la vita dell'uomo, per tutelarne l'equilibrio".
Non c'è più tempo: clima e Chiesa missionaria
Di una "crisi climatica ed ecologica grave e urgente" hanno parlato rispettivamente, il presidente e vicepresidente della Repam, il cardinale Cláudio Hummes relatore generale del Sinodo e il cardinale Pedro Barreto, arcivescovo di Hauncayo. Nei loro interventi viene tracciato il contesto in cui si colloca il Sinodo di ottobre. Da una parte c'è il disastroso cambiamento cui il pianeta sta andando incontro - siccità, inondazioni, innalzamento dei mari, desertificazione - e le sue cause, tra cui l'idea del progresso illimitato, il paradigma tecnocratico, il consumismo crescente, la cultura dello scarto, l'inquinamento legato ai rifiuti. Una situazione per la quale non si può più attendere, come ha detto anche la Cop 21 a Parigi proprio nell'anno dell'Enciclica Laudato si', il 2015.
A completare il contesto pre-sinodale c'è poi la realtà della chiesa missionaria, che "in nome della fede nel Creatore" deve assumere la cura della Casa comune. In Amazzonia - spiegano i due cardinali della Repam - si tratta "di una Chiesa missionaria, povera, eroica, instancabile che vive l'opzione per i poveri con grande difficoltà" a causa delle distanze enormi, dei disagi ambientali e della scarsità di missionari, fattore quest'ultimo, che impedisce di promuovere una Chiesa dal volto amazzonico" come la vuole il Papa. Da tutto ciò l'esigenza di un Sinodo speciale per tracciare veramente "nuovi cammini per la Chiesa e per l'ecologia integrale".
Le aspettative degli indigeni e del governo brasiliano
Rispondendo alle domande dei giornalisti il cardinale Cláudio Hummes - durante il Convegno - si è soffermato anche sulla posizione del governo brasiliano in vista del Sinodo sull' Amazzonia precisando che si è superata la fase di critica e di opposizione, anche se le vedute sul futuro della regione restano lontane.
Una parola dal cardinale Hummes, è venuta anche sulle aspettative delle popolazioni indigene dal Sinodo. "L'ascolto che stanno ricevendo, la visibilità e la dignità loro riconosciuta dal Papa e dalla Chiesa è già una risposta - ha detto il porporato parlando ai giornalisti - loro che "desiderano una Chiesa alleata, vicina, che li appoggi e riconosca le loro capacità decisionali".
La spiritualità indigena e il suo insegnamento
Le aspettative degli indigeni ma anche i loro contributi. E' questa un'altra delle vie percorribili verso il Sinodo tracciata al Convegno alla Gregoriana, da padre Adelson Araújo dos Santos gesuita di Manaus che ha vissuto e lavorato in Amazzonia. La sua riflessione insieme a quella di due missionari attivi nella regione - padre David Romero e padre Pablo Mora Mendoza - ha dato luce a diversi aspetti sconosciuti delle circa 390 etnie che lì vivono. Si tratta di sfide e possibilità che il Sinodo dovrebbe tenere in considerazione. Tra le sfide si è parlato dell'importante ruolo delle donne nell'evangelizzazione dell'Amazzonia; dell'assenza dell'Eucaristia tra migliaia di persone anche per un decennio a causa della carenza di missionari; della formazione permanente che serve agli agenti pastorali, ma anche del grande coinvolgimento che già i lavori preparatori al Sinodo stanno muovendo aprendo a possibilità finora impensabili.
Padre Adelson ha messo in evidenza i valori profondi e vitali che animano le popolazioni indigene. Il sacerdote ha parlato di un' "armonia" e di una "ricca cosmovisione" dei nativi che può aiutarci a ricordare il rapporto fraterno con la natura e il rispetto che siamo tutti chiamati a vivere col creato. Nelle sue parole anche l'antico retaggio del colonialismo, l'insegnamento della storia al riguardo e la consapevolezza ormai assunta che la strada è quella della comunione e della intercomunicazione dove ognuno impara dall'altro.
Amazzonia cambiamento climatico e ruolo della Chiesa
Riuscirà il Sinodo ad incidere in modo concreto sulla questione amazzonica e globale? Una delle risposte al Convegno è arrivata dal giovane direttore esecutivo del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima Tòmas Insua che ha rilanciato il monito della Laudato si' all'azione. " Il Papa - dice Insua- non vuole solo una riflessione, vuole azioni concrete e noi intendiamo muoverci in tre direzioni: una conversione ecologica, una trasformazione dei nostri stili di vita e un'azione nei confronti dei governi. Anche dal Sinodo può e deve uscire qualcosa di concreto". Tra le iniziative che cita c'è il "tempo del creato" che si potrebbe estendere a livello globale per favorire un tempo di riflessione proprio sui temi della Laudato si' e la conversione globale a energie pulite che potrebbe partire dalle parrocchie, dalle scuole e dalle università cattoliche.
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