Santa Sede: sconfiggere flussi finanziari illeciti, rendono i poveri sempre più poveri
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
I ricavi illeciti ottenuti dal lavoro forzato e dallo sfruttamento sessuale ammontano ogni anno a 150.2 miliardi di dollari americani. Quelli ricavati dal traffico di esseri umani sono pari a 1.2 miliardi. Sono le cifre a cui ha fatto riferimento mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede all'Onu nel suo intervento al Palazzo di Vetro di New York. L'occasione è stata l'Incontro del 16 maggio sulla Cooperazione Internazionale per combattere i "Flussi Finanziari Illeciti".
Illeciti e crimine
Nel contesto mondiale il flusso finanziario illegale - Illicit Financial Flows (IFF) - mina il ruolo della legge e della stabilità politica di un Paese, ha sottolineato mons. Auza, "incoraggia l'attività criminale e indica la presenza del crimine transnazionale" e di tutte quelle attività legate all'evasione fiscale e al riciclaggio.
Lo sfruttamento delle risorse naturali
Un'altra forma di IFF che mons. Auza evidenzia è legata allo sfruttamento delle risorse naturali da parte di industrie estrattive che violano le leggi e i limiti che sono stati stabiliti per promuovere un uso più sostenibile dell'ambiente e delle risorse. A pagarne "le devastanti conseguenze", ha spiegato mons. Auza nel suo intervento, sono i più poveri, perché questi flussi sottraggono "risorse dalla spesa pubblica e tagliando il capitale disponibile per gli investimenti privati, tolgono ai Paesi in via di sviluppo le risorse disperatamente necessarie per la fornitura di servizi pubblici, finanziare programmi di riduzione della povertà e migliorare le infrastrutture". Inoltre, poichè i profitti illeciti vengono trasferiti dai Paesi poveri verso quelli più ricchi - ha osservato il presule - combattere tale fenomeno richiede "una collaborazione internazionale tra Paesi più sviluppati e quelli in via di sviluppo". La riduzione di questi flussi - ha affermato - "è quindi un elemento essenziale per sostenere la realizzazione dell'Agenda 2030" per lo sviluppo.
La sfida più grande
A conclusione del suo intervento, l'Osservatore della Santa Sede, ha ricordato che la sfida più grande è prima di tutto di carattere etico e interpella a "trovare vie per consentire a tutti di beneficiare in modo equo dei frutti della terra e dell'ingegno umano".
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