Cristiani e musulmani, l’ora della fratellanza
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
La dinamica non cambia: costruire “ponti di amicizia” per “abbattere i muri alzati dalla paura e dall’ignoranza”. Ciò che è sempre nuovo è l’impegno “a portare avanti la cultura del dialogo come mezzo di cooperazione e come metodo per accrescere la conoscenza reciproca”. È la sostanza del Messaggio inviato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso alle comunità musulmane all’inizio del Ramadan e per l’Id al-Fitr, la festa della gioia che conclude il mese dedicato dalla religione islamica al digiuno, alla preghiera e all’elemosina.
Le tre strade del dialogo
Il messaggio risente fin dal titolo (“Cristiani e musulmani: promuovere la fratellanza umana”) dei contenuti del Documento firmato dal Papa il 4 febbraio scorso ad Abu Dhabi. Il segretario del dicastero vaticano, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, autore del messaggio, cita sia la Dichiarazione siglata negli Emirati Arabi che il discorso del 2017 ai partecipanti alla Conferenza internazionale per la pace, tenuto all’Univeristà di Al-Azhar, nel quale Francesco metteva in risalto le “tre linee guida fondamentali per perseguire il dialogo e la conoscenza tra persone di diverse religioni: “il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni”.
Fratelli e sorelle
Noi musulmani e cristiani, afferma il messaggio della Santa Sede, “siamo chiamati ad aprirci agli altri, conoscendoli e riconoscendoli come fratelli e sorelle. In questo modo, possiamo abbattere i muri alzati dalla paura e dall’ignoranza e cercare insieme di costruire ponti di amicizia che sono fondamentali per il bene di tutta l’umanità”, in ambito civile quanto religioso, per favorire “un nuovo modo di vivere in cui la violenza viene rigettata e la persona umana rispettata”.
Convivenza è più di tolleranza
Un obiettivo, prosegue il messaggio, che non può prescindere dal “portare avanti la cultura del dialogo come mezzo di cooperazione e come metodo per accrescere la conoscenza reciproca”. Un dialogo che promuova “il diritto alla vita di ogni persona, all’integrità fisica e alle libertà fondamentali, come la libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione”, senza distinzione tra sfera privata e sfera pubblica. Che questo messaggio, conclude il dicastero vaticano, trovi “un’eco nei cuori” di chi esercita delle responsabilità sociali e civili perché emerga non semplicemente come “un atteggiamento di tolleranza” ma diventi “una convivenza vera e pacifica”.
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