Mons. Paglia: Amoris Laetitia bussola per la nuova ricerca sulle famiglie del mondo
Federico Piana- Città del Vaticano
“E’ stata davvero un’esperienza positiva”. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, traccia il bilancio finale dei lavori del primo meeting di esperti dell’Osservatorio internazionale sulla famiglia svoltosi a Roma per due intere giornate e conclusosi il 15 maggio scorso con l’udienza da Papa Francesco. Obiettivo dei lavori, al quale hanno preso parte più di 15 università di tutto il mondo: gettare le basi metodologiche per dare avvio alla realizzazione di una grande ricerca ( che si dovrebbe concludere nel 2021) , minuziosa e dettagliata, sulle potenzialità e le fragilità dell’istituto familiare.
Mons. Paglia, è la prima volta che si realizza un evento di questo spessore?
R. - Sì. Non c’era mai stato prima d’ora. Hanno partecipato alcune università di diverse parti del mondo, numerosi esperti di organizzazioni che hanno come interesse la famiglia. Tutti uniti dall’Istituto Giovanni Paolo II che in questo modo fa proprie tutte le problematiche familiari: da quelle teologiche a quelle morali fino a quelle antropologiche e sociali. Riusciamo ad offrire quello che Papa Francesco, nel punto 2 di Amoris Laetitia, chiede: quando si parla di famiglia cerchiamo di stare con i piedi per terra.
Dunque, l’esortazione apostolica del Papa sull’amore nella famiglia come bussola per i vostri lavori?
R. -Certamente. Il secondo capitolo è una grande lettura, una contemplazione, della realtà di tutte le famiglie del mondo con diverse condizioni, in modo tale da poter trare indicazioni e prospettive aderenti alla società. Senza dimenticare il patrimonio di sapienza della Chiesa. In fondo, sono duemila anni che la Chiesa Cattolica si occupa della famiglia. La prima Chiesa aveva una forma domestica anche in maniera strutturale mentre più recentemente con il Concilio Vaticano II è la costituzione pastorale Gaudium et Spes ad indicare la famiglia come territorio privilegiato per l’evangelizzazione.
Perché si è scelto di realizzare la ricerca con istituti internazionali anche di diversa estrazione culturale?
R. - Per ottenere dei risultati più affidabili, precisi. E per allargare gli orizzonti. In passato il Pontificio Consiglio per la Famiglia aveva già promosso qualche ricerca. Oggi, però , nel tempo della globalizzazione, anche la ricerca deve essere ‘globale’. E deve riguardare le famiglie di altre religioni e culture, non solo quelle cattoliche o cristiane. I sette miliardi di abitanti del pianeta corrispondono a miliardi di famiglie, non dimentichiamolo. Le famiglie sono il vero patrimonio dell’umanità e lo sono nella loro pluralità d’espressione.
La ricerca non dimenticherà il rigore scientifico…
R. - E’ proprio così. Uno dei cardini dell’Osservatorio è il rigore scientifico da utilizzare nella valutazione dei risultati della ricerca. Altrimenti essa sarebbe solo una scatola vuota. Però a noi non bastano solamente i numeri : sappiamo bene che dietro ogni numero c’è un volto, una storia, legami e sentimenti. Che vanno interpretati. Per questi primi tre anni di indagine, abbiamo scelto come temi delle domande da porre alle famiglie quelli legati alla povertà relazionale ed economica. Sono queste le due direttrici che ci guideranno.
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