Card. Sandri: negli Stati Uniti le Chiese orientali sono realtà vive
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Dall’Illinois all’Ohio, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha viaggiato per 10 giorni negli Stati Uniti visitando le locali comunità orientali testandone la vivacità e la fedeltà al Papa. Tappe nelle quali è emersa la necessità di crescere in un forte spirito missionario.
R. – Porto il grande ricordo della fedeltà, della devozione, di tutte queste nostre giurisdizioni orientali che ho visitato negli Stati Uniti: la devozione e la fedeltà al Santo Padre. In tutte queste occasioni, la mia persona è stata ricevuta, omaggiata proprio per manifestare l’unione, la comunione, con il vescovo di Roma. E d’altra parte, da parte mia, ho potuto apprezzare queste Chiese vive. Pur vivendo in un contesto così difficile come è quello della diaspora, e in un Paese libero come gli Stati Uniti dove esistono tante situazioni diverse che possono portare apprezzamenti o divisioni, loro cercano di vivere a fondo la loro spiritualità, la loro disciplina, la tradizione di ogni Chiesa, la liturgia. Quindi sono chiese viventi sia quelle dei siro-malabaresi, sia quelle dei caldei sia quelle dei maroniti e dei ruteni. E anche, soprattutto, ho un bel ricordo della prima visita che ho fatto alla Chiesa ucraina sia a Chicago sia a Pittsburgh, dove sono stato ricevuto anche dal nuovo metropolita di Philadelphia degli ucraini.
Nell’ultima sua celebrazione a Pittsburgh, ha detto che “è necessario farci missionari per vivere in comunione”…
R. – Dal momento che si vive in un contesto così difficile, e lo dico non solo per gli Stati Uniti ma anche per altri Paesi come l’Europa, il fatto che le nostre comunità orientali siano lì presenti attraverso tutti questi immigrati ci pone la questione e ci chiama alla missione. E devono crescere sempre di più, nello spirito missionario. Ovviamente, quelli che appartengono alla tradizione romana-latina continuano e vivono in grande mutuo aiuto con gli orientali: in ogni parte ho visto questo, come i vescovi latini aiutano gli orientali e come li facilitano in tutte le loro necessità e in tutte le loro richieste. Ma loro, come orientali, con la loro liturgia e la loro spiritualità, attraggono anche molti latini e danno, con la loro vita e la loro fede, testimonianza. Quindi sono missionari soprattutto della fede ricevuta, mantenuta e adesso confessata in questo contesto americano.
Lei ha detto che è stato un viaggio anche per far sentire la vicinanza del Papa, nel prossimo mese di febbraio i vescovi orientali degli Stati Uniti lo incontreranno proprio nella visita ad limina…
R. – Certo, e quella sarà l’occasione ufficiale e pubblica nella quale manifesteranno questa totale e assoluta comunione con il successore di Pietro.
Come si sta preparando la sua congregazione in vista dell'incontro del Papa con il Sinodo permanente della Chiesa Greco Cattolica il 5 e 6 luglio in Vaticano?
R. – Stiamo cercando di studiare tutti i documenti che ci hanno presentato e di esprimere poi, nella nostra partecipazione, anche la grande ammirazione e la grande vicinanza alla Chiesa greco-cattolica ucraina, la quale, dopo aver passato tanti momenti di tribolazione, di persecuzione e di martirio, nel nuovo contesto può liberamente esercitare la sua missione in comunione con tutte le altre Chiese, cercando sempre il bene supremo dell’unità della Chiesa nella verità e nella grazia di Cristo.
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