Conferenza sulla pace del card. Ouellet alle celebrazioni per i 75 anni dal D-Day
Adelaide Patrignani e Adriana Masotti - Città del Vaticano
6 giugno 1944: gli Alleati sbarcano in Normandia, dando inizio alla liberazione dall’occupazione nazista, prima della Francia e poi del resto dell’Europa occidentale. La commemorazione internazionale del 75.esimo anniversario del cosiddetto D-Day si svolgerà domani, alla presenza degli ultimi veterani, di capi di stato e di ministri di tutto il mondo. Ma le celebrazioni hanno già da tempo mobilitato tutta la regione a nord ovest della Francia con una moltitudine di iniziative culturali, mostre e musei tirati a nuovo, e di eventi che faranno anche da richiamo turistico, come fuochi d'artificio sincronizzati sulla costa, un pic-nic gigante sulla spiaggia di Omaha Beach, lanci di paracadutisti che renderanno spettacolari le numerose ricostruzioni storiche nei principali siti, dalla celebre Sainte-Mère-Eglise a Carentan e in altre località.
Le celebrazioni internazionali per i 75 anni dal D-Day
La cerimonia internazionale si svolgerà nel pomeriggio del 6 giugno a Courseulles-sur-Mer, sul settore canadese di Juno Beach, la spiaggia normanna dove si sono consumati, durante lo sbarco del 1944, alcuni degli scontri più drammatici tra anglo-americani e truppe di Hitler.
Nella mattinata a Ver-sur-Mer, ci sarà la posa della prima pietra del futuro memoriale dei 22.442 soldati britannici morti nella campagna alleata di liberazione, alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron e del primo ministro britannico Theresa May. Successivamente ci sarà una funzione religiosa al cimitero americano di Colleville-sur-Mer a cui parteciperà anche il presidente Usa, Donald Trump.
Lo sbarco degli alleati all'alba del 6 giugno 1944
Lo sbarco in Normandia, in codice operazione Neptune, parte marittima della più ampia operazione Overlord, rappresenta una delle più grandi invasioni con navi militari della storia. Erano le 6.30 quel giorno, un martedì, quando i paracadutisti alleati toccarono terra, aprendo la strada alle forze terrestri. Precedute da un imponente bombardamento aeronavale sulle difese tedesche, con l'impiego di oltre 6 mila navi da guerra, le fanterie, circa 156.000 soldati americani, britannici e canadesi sbarcarono su cinque spiagge della Normandia, una striscia di costa lunga circa ottanta chilometri. Pesanti le perdite subite dai soldati che avevano il compito di avanzare per dirigersi il più velocemente possibile verso obiettivi situati più in profondità nel territorio della Francia occupata fino ad arrivare a Parigi. Da qui le forze alleate avrebbero poi continuato la loro avanzata per spingere i tedeschi oltre la Senna, minacciando direttamente il territorio tedesco in concomitanza con l'avanzata sovietica ad est, per concorrere all'invasione della Germania e alla distruzione definitiva del Terzo Reich.
Card. Ouellet: fare di più per diffondere una cultura della pace
Invitato a partecipare alle celebrazioni di questi giorni in Normandia anche il cardinale canadese Marc Armand Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Da oggi e fino a venerdì, il prefetto sarà nella diocesi di Bayeux et Lisieux. Nell'Abbazia di Santo Stefano, il porporato presiederà questa sera alle 18.30 il Te Deum, cui seguirà una conferenza sul tema della pace. Nell’intervista a Vatican News lui stesso spiega il significato della sua presenza:
D. – Io sarò presente perché sono stato invitato a tenere una conferenza sulla pace e sono lieto di partecipare a questo evento, proprio perché ci troviamo in una situazione – come dice Papa Francesco – di una terza guerra mondiale a pezzi e quindi bisogna fare di più per suscitare una riflessione sulla pace, per invitare a un impegno più concreto nella vita quotidiana, nella vita familiare, a scuola, negli ambienti di lavoro, per suscitare una cultura della pace, del dialogo, dell’incontro, dell’amore fraterno. E per questo io vado a questa celebrazione, anche per dare il mio piccolo contributo.
Quindi, secondo lei, malgrado l’aumentare del terrorismo e tutti i conflitti in corso, la pace è ancora possibile, oggi? Che cosa si può fare?
R. – La pace è possibile, ma dobbiamo trarre delle motivazioni non solo da un’analisi sociologica della situazione mondiale, ma anche dalla nostra fede. E’ la nostra fede che ci sostiene, perché forse guardando il mondo come va, uno potrebbe cadere nella disperazione. Ma la fede ci insegna che Cristo ha guadagnato la pace per l’umanità, ha guadagnato la salvezza. E questa salvezza non è soltanto per il futuro: è per la vita quotidiana di oggi. E attraverso la fede, la carità e la speranza, la comunità cristiana può portare al mondo il lieto messaggio del Vangelo e quindi costruire la pace. Oggi, la pace è possibile perché noi viviamo nella luce del Principe della pace. E ci impegniamo come cristiani a seguire i suoi passi nell’amore per i fratelli di qualsiasi gruppo etnico, sociale o umano che sia.
Papa Francesco ha chiesto che l’Europa torni ad essere il sogno dei Padri fondatori. In che modo questo anniversario ci può aiutare in questo senso?
R. – L’Unione Europea è nata dopo la fine dei conflitti, come una nuova era di unione per prevenire questi conflitti. Ma i fondatori erano cristiani e la fede era per loro qualcosa di concreto: non soltanto un riferimento simbolico ma un’ispirazione reale. Papa Giovanni Paolo II ha insistito su questo, sulle radici cristiane dell’Europa; Papa Francesco torna sullo stesso tema: le radici spirituali, una cultura e una convivenza non possono essere fondate soltanto su delle affinità culturali; devono essere fondate su valori spirituali che sono la fede nella Parola di Dio, la vita dei sacramenti della Chiesa cattolica … Tutti questi sono valori di base che alimentano la comunità, la fraternità e non si può pensare all’avvenire dell’Europa senza avere come ideale la fraternità – come il Papa ha ricordato impegnandosi nel dialogo e firmando la Dichiarazione sulla fratellanza universale ad Abi Dhabi con il Gran Imam di al Azhar.
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