Americhe: vertice di giudici in Vaticano su diritti sociali e magistero di Francesco
Alessandro Di Bussolo / Patricia Ynestroza – Città del Vaticano
Un centinaio di magistrati e funzionari giudiziari americani, dall’Argentina al Canada, sono riuniti in Vaticano, dal 3 al 4 giugno, per una conferenza sui diritti sociali e la dottrina di Papa Francesco, che segue quella tenuta con grande successo il 4 giugno 2018 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Buenos Aires. La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali li ha invitati a riflettere sull'ispirazione giuridica radicata nei documenti fondamentali del magistero di Papa Francesco, dopo un primo vertice organizzato negli stessi giorni del 2016 “Contro il traffico delle persone umane e il crimine organizzato”.
Giustizia sociale è terra, alloggio e lavoro per tutti
Obiettivo dell’incontro è discutere come far crescere le tre “T”della giustizia sociale “Tierra, Techo y Trabajo” (terra, alloggio e lavoro), come sfidare i vincoli di bilancio e i controlli bancari o finanziari che vengono imposti dall’esterno e sono basati sul debito estero dei paesi, come superare le pressioni politiche e creare un movimento mondiale basato sulla difesa illimitata dei diritti sociali.
Proposte per nuove pratiche legali nei tribunali
Il vertice vede protagonisti, con i loro interventi, una quarantina di giudici delle tre Americhe le cui competenze riguardano l'effettiva attuazione dei diritti sociali, economici e culturali. Le loro relazioni sono incentrate sui progressi registrati nei loro compiti specifici, ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa, oppure offrono proposte ad hoc per nuove pratiche legali nei tribunali.
Verso il "Pan American Board of Judges"
Il summit servirà anche a creare un "Permanent Pan American Board of Judges in Defence of Social Rights": un gruppo ristretto di giudici che potrà, in futuro, coordinare gli sforzi nella regione per ottimizzare le politiche giudiziarie incentrate sul pieno rispetto dei diritti sociali, economici e culturali, promuovendo formazione, corsi e comitati per difendere i magistrati sotto pressione. Per arrivare, in futuro, ad un incontro mondiale dei giudici sui diritti sociali, economici e culturali e il magistero di Francesco.
L’ economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, presenta così il tema del vertice a Vatican News:
R. - Si tratta di un summit dei giudici delle tre Americhe - Nord, Centro e Sud – che è la continuazione di un incontro analogo che si è svolto un anno fa a Buenos Aires e tre anni fa sempre qui alla Casina Pio IV, sede dell’Accademia Pontificia per le Scienze Sociali. Qual è il cuore del tema? Come declinare nell’attività che svolgono i giudici ordinariamente, il concetto di diritto sociale e di diritti economici. Qui c’è la distinzione importante tra diritti civili e sociali ed economici. Dov’è la differenza? I diritti civili sono in negativo, cioè io rispetto i diritti civili se non impedisco alle persone di esprimere il libero pensiero, se non discrimino. Mentre i diritti sociali ed economici sono diritti in positivo. Questo significa che occorre provvedere ad una redistribuzione di risorse per consentire a tutti gli esseri umani di fruire di questi diritti sociali ed economici. Non basta dire alle persone “Tu hai il diritto di mangiare”, “Tu hai il diritto di curarti se stai male”, “Hai il diritto di mandare a scuola i tuoi figli”, perché se a queste affermazioni non fanno seguito delle possibilità concrete di accesso, cioè risorse adeguate, questi diritti rimangono lettera morta. Purtroppo nel mondo di oggi c’è un’insistenza eccessiva sui diritti civili e non altrettanta sui diritti economici e sociali. Però Papa Francesco non perde occasione per dire che i diritti umani fondamentali devono procedere tutti alla stessa andatura: non può essere che una categoria di diritti avanza e si trascurano le altre. Questo è il concetto pieno di giustizia, che i giudici che sono chiamati ad applicarle nelle loro sedi nei diversi Paesi conoscono benissimo.
In alcuni paesi dell’America Latina si cerca però di privatizzare l’educazione e l’assistenza sanitaria…
R. - Quando si parla di privatizzare, bisogna sempre distinguere – cosa che non si fa – tra il privato “for” profit e il privato “no” profit. Il privato “for” profit, è l’esempi tipico di una clinica che gestisce i servizi sanitari per ottenere un profitto da distribuire agli azionisti dell’azienda stessa. Il privato “no” profit, è formato da tutti quegli enti – in gran parte di natura religiosa – che operano nel medesimo settore con una logica di tipo privatistico, ma senza avere il fine del profitto. E questo fa una grande differenza. Non dobbiamo mai dimenticare che l’assistenza sanitaria è nata dentro il privato “no” profit. Dove? In Italia nel 1200, in Toscana, cioè ottocento anni fa, con la nascita delle Misericordie, che ci sono ancora. Si tratta di un’associazione privata, non è statale, però non ha opere di profitto. Chi ha fatto nascere gli ospedali, sempre nel 1200? La chiesa cattolica e così via. Quindi quando oggi si parla dei sistemi sanitari l’alternativa non è pubblico, cioè statale da una parte e privato for profit dall’altro, perché in mezzo c’è la terza tipologia che è quella che noi dobbiamo espandere; noi sappiamo che nelle nostre società ci sono tanti gruppi di persone che hanno motivazioni e ideali e che traducono la loro idealità chi nell’attività dell’assistenza sanitaria, chi nell’assistenza educativa … Perché l’intervento solo dello Stato non è sufficiente. Ecco allora che le leggi che devono essere approvate, devono tenere conto di questa pluralità. In termini di Dottrina sociale della Chiesa questo si chiama fare i conti con il principio di sussidiarietà, un principio tipicamente cattolico.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui