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Cardinale Parolin: san Benedetto faro e bussola per resistere alle tentazioni

Non anteporre nulla all’amore di Cristo per essere servitori e testimoni del Vangelo sull’esempio di san Benedetto e della sua Regola, vera bussola per resistere alle tentazioni e agli stravolgimenti del tempo odierno. L’invito del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin che ha celebrato ieri a Monte Oliveto Maggiore la Messa in occasione della festa del Santo di Norcia

Faro e bussola nelle incertezze dell’oggi, così il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin descrive san Benedetto, celebrando la Messa nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore, in occasione della festa dedicata al patrono d’Europa. Il merito del Santo - ha esordito il cardinale -  è stato quello di aver individuato “un’idea forte e attraente a cui aggrapparsi per far fronte alla tempesta del vecchio mondo che tramontava e ai vagiti di quello nuovo che nasceva”. A 700 anni dalla fondazione dell’arcicenobio benedettino, il cardinale Parolin ha definito la Regola di san Benedetto “una vera cattedrale di sapienza, fondata non sulla sabbia di facili emozioni o di slanci generosi ma poco meditati e deboli, bensì sulla salda roccia di una fede robusta, temprata dall’esperienza e da una pratica di pietà e delle virtù”, che consente ancora di “cogliere i più sottili movimenti del cuore, le sue grandi e nobili possibilità e anche le sue aritmie e malattie, sempre in agguato se si smette di assumere le opportune medicine dell’umiltà e della preghiera”.

Al servizio di Cristo e della Chiesa

Il Segretario di Stato ha sottolineato anche come il Santo di Norcia abbia lasciato, con la sua testimonianza di vita e la sua Regola, “una luminosa via di perfezione offerta alla nostra generazione e al nostro tempo”. Tempo che presenta convulsioni e stravolgimenti continui a causa dei quali cresce il desiderio di solidi punti di riferimento ma anche di un impegno serio e assiduo per resistere al fuoco fatuo di vuote illusioni o da fughe dalla realtà. La bussola che consente di navigare senza infrangersi sugli scogli è secondo il cardinale Parolin quella evidenziata da san Benedetto nella sua Regola: “Nihil amori Christi praeponere”, cioè "non anteporre nulla all’amore di Cristo”. Questa, ha spiegato, è la “condizione necessaria e sufficiente per attraversare i cambiamenti rimanendo stabili nella speranza, forti nella tentazione, vittoriosi delle forze che vorrebbero disgregare e dissolvere”. Forte il suo invito al servizio e a mettersi alla sequela di Cristo, sull’esempio di san Benedetto disciplinando pensieri, parole e azioni, ma anche l’esortazione ad accogliere “il sapiente disegno d’amore di Dio su di noi, sul nostro prossimo, sulla Chiesa e sulla storia”. Solo in questo modo, ha detto il cardinale Parolin, si potrà “servire con purezza d’intenzione e divenire attrattive sorgenti di speranza”.

Sconfiggere la mondanità spirituale

Poi, rivolgendosi ai monaci li ha definiti “come un faro posto sul monte”, come “un richiamo a una vita piena di significato perché donata e colma di pace, nonostante gli errori, i peccati, le miserie umane e i drammi della storia”. Del resto, ha aggiunto, essi rappresentano per il nostro mondo “una vera alternativa, un’oasi di ristoro dalle intemperie e un sicuro e potente segnale sul cammino a volte confuso e contorto di tante persone che cercano a tentoni quella salvezza e quella felicità che potrebbero trovare facilmente se solo alzassero lo sguardo verso Gesù e verso Maria sua Madre”. Da qui, l’esortazione conclusiva a essere quel faro che “illumina la notte e fa intravedere il volto paterno e misericordioso del Signore”. I monaci con la loro coerenza - ha concluso il porporato - possono mostrare a tutti che “è possibile sconfiggere quella mondanità spirituale, tante volte segnalata da Papa Francesco come uno dei pericoli più grandi”.

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12 luglio 2019, 16:36