I prossimi cardinali dopo l’annuncio del Papa: impegno per unità della Chiesa
“Non ne sapevo nulla, stavo celebrando la messa qui a Lourdes…”. L’arcivescovo di Bologna e prossimo cardinale Matteo Zuppi è stato colto di sorpresa dalla notizia che Papa Francesco lo ha incluso nella lista dei nuovi porporati che riceveranno la berretta il prossimo 5 ottobre: si trova al Santuario mariano francese con 800 pellegrini dell’Emilia Romagna. “Mi è subito venuto in mente il Vangelo di oggi: ‘Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato’. Sono grato a Papa Francesco - afferma a Vatican News - per aver pensato a me e lo considero come un invito a pregare e lavorare ancora di più per l’unità della Chiesa”.
Al servizio di donne e uomini che formano la Chiesa
Un riferimento al Vangelo domenicale viene pure da monsignor Jean-Claude Höllerich, arcivescovo di Lussemburgo, informato dell'inaspettato annuncio del Pontefice mentre si trova in Portogallo. “E' un onore per me, ma nel Vangelo di oggi abbiamo sentito che non bisogna scegliere i posti migliori, i buoni posti: allora prego - riferisce il presidente della Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea - che io possa essere un cardinale nel senso di essere completamente al servizio del Papa, della Chiesa, del Popolo di Dio, di tutte le donne e di tutti gli uomini che formano questa medesima Chiesa che Dio ama e che io voglio servire”.
La via del dialogo
Un sentimento di “grande riconoscenza per il Pontefice anche da parte di monsignor Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il pensiero poi va al suo predecessore, il cardinale Jean-Louis Tauran, recentemente scomparso, e all’impegno del porporato francese per le religioni. “Ringrazio Papa Francesco che sta continuando su questa scia di un dialogo interreligioso e interculturale che si è aperto nella Chiesa con grande intensità fin dall’inizio del Pontificato in continuità con i Pontefici precedenti”.
La sfida dell'umanità
Francesco, aggiunge a Vatican News, vuole che il messaggio della Chiesa arrivi “al cuore dell’umanità, dell’essere umano, in favore della sua dignità e di un mondo che possa vivere in uno spirito come quello già manifestato attraverso la Dichiarazione di Abu Dhabi; un mondo nuovo dove possa regnare da una parte la fraternità, la pace e la convivenza comune. Questa è la grande sfida dell’umanità”. Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si augura di poter continuare in tale “direzione per cercare, insieme a Papa Francesco, di contribuire a guarire le malattie del mondo. Pensiamo che questo balsamo di una maggiore fratellanza, di cultura dell’inclusione, di cultura del dialogo in favore di una pace che è mancante in tanti luoghi del mondo sia fondamentale e potrà aprire la via alla convivenza comune, perché possiamo sentirci tutti, in umanità, fratelli e sorelle. E dalle nostre differenze, sempre radicati nella nostra propria identità, essere dei veri testimoni dell’amore che Gesù Cristo ci ha portato, per tutta l’umanità”.
Una nuova missione
Sorpresa per l’annuncio della porpora cardinalizia anche per padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in questi giorni in Brasile. “Ringrazio tanto Dio e Papa Francesco - ci dice - per questa nuova missione, questo nuovo servizio: è un grande onore”, non dimentica la “provvidenza” e l’“infinita misericordia” del Signore. Il gesuita è segretario speciale del Sinodo per la regione pan-amazzonica: per questo si trova a Guararema, vicino a San Paolo, per un incontro con i rappresentanti dei movimenti popolari latinoamericani alla Scuola forestale nazionale Fernandes del Movimento ‘Sin Tierra’. I partecipanti sono impegnati, riferisce, a preparare un “contributo” al Sinodo per l’Amazzonia del prossimo ottobre.
La voce del popolo
Monsignor Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, racconta della “gioia” per la porpora che Papa Francesco gli ha affidato e della grande euforia tra i fedeli nell’apprendere la notizia. Si tratta, dice, di un riconoscimento “per il lavoro che abbiamo fatto per dare un po’ di voce al nostro popolo che soffre”, “per dire che la via che abbiamo scelto è quella giusta e che dobbiamo continuare a dare speranza” alla gente della Repubblica Democratica del Congo.
(Interviste di Manuella Affejee, padre Felipe Herrera, Giada Aquilino e padre Jean Pierre Bodjoko)
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