De Mendonça: una porpora per Biblioteca e Archivio, cuori pulsanti della Chiesa
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Sorpresa e gratitudine per aver ricevuto la berretta cardinalizia. Sono i due sentimenti provati dall'arcivescovo José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 2018. Portoghese di 54 anni è anche poeta e teologo, in passato ha ricoperto l’incarico di rettore del Pontifico Collegio portoghese a Roma, consultore dal 2011 del Pontificio Consiglio della Cultura.
R. – E’ stata una sorpresa per la quale ringrazio tanto il Santo Padre. Ieri, domenica, le letture erano sull’umiltà: io ho colto con senso profondo di umiltà e di disponibilità a servire la Chiesa, il ministero di Pietro, la collaborazione con il Santo Padre, con tutto quello che sono.
Lei è scrittore, poeta, teologo … c’è una frase, un verso, un pensiero che le è risuonato dentro quando ha pensato al suo futuro da cardinale?
R. – Chiaramente, le parole di Gesù nel Vangelo di ieri sono le prime che mi sono venute in mente e che ancora oggi risuonano nel mio cuore: “Cerca l’ultimo posto”.
Papa Francesco l’aveva scelta nel 2018 per predicare gli esercizi spirituali; le chiese libertà ma anche fedeltà a se stesso. Le chiedo se oggi questa porpora può ancora essere emblema di quella libertà …
R. – Per un cristiano, la libertà è un valore non negoziabile. San Paolo diceva: “Gesù co ha liberati perché siamo veramente liberi”. L’esperienza del Vangelo, della fede, del discepolato alla sequela di Gesù è proprio quella della libertà, in primo luogo la libertà nei confronti di se stessi, per porsi nel ruolo di quello che ama e serve.
Lei ha questo incarico nella Biblioteca di Santa Romana Chiesa, alla Biblioteca Vaticana. Ieri, ha pensato a sua nonna, che lei ha definito la prima bibliotecaria della sua vita?
R. – Ho pensato molto, alla Biblioteca apostolica e all’Archivio segreto vaticano … penso soprattutto a questa missione che il Santo Padre mi ha affidato, e al fatto che adesso mi concede il cardinalato proprio in funzione della storia e dell’importanza, della rilevanza della Biblioteca e dell’Archivio che sono i cuori pulsanti della Chiesa. Noi siamo un’opera degli altri: ognuno di noi è soltanto una parte di una storia molto più lunga. Io ho nel cuore una gratitudine senza fine per tutti quelli che mi hanno dato la vita, l’insegnamento, l’amore per la cultura, l’amore per le persone e soprattutto, il dono della fede.
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