Monsignor Auza: il diritto dei popoli indigeni a partecipare alla vita politica
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"E' un fatto positivo che diversi Stati membri abbiano adottato misure attive per riconoscere il diritto all'autonomia o all'autogoverno delle popolazioni indigene. Queste azioni concrete non solo forniscono un quadro reciprocamente vantaggioso per l'impegno tra il governo dello Stato e le popolazioni indigene, ma contribuiscono anche al riconoscimento e alla realizzazione dei diritti delle popolazioni indigene, del loro straordinario patrimonio culturale e spirituale e del loro prezioso contributo alla società in senso lato e al bene comune." Con questo riconoscimento, il Nunzio apostolico Bernardito Auza, si è rivolto all'assemblea della settantaquattresima Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si è svolta lo scorso 11 ottobre, sul tema Diritti dei popoli indigeni.
Riportando le parole di Papa Francesco, per il quale "è essenziale mostrare particolare attenzione" alle comunità originarie e alla loro cultura, l'osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU ha messo in evidenza due aspetti fondamentali. Il primo riguarda la capacità dei popoli indigeni di prendersi "cura al meglio della propria terra e delle proprie tradizioni vive"; il secondo fa riferimento alle "fortissime pressioni" a cui questi popoli sono sottoposti per vendere le proprie terre o abbandonare le proprie case senza il loro "consenso libero, preventivo e informato", come richiesto, invece, dalla Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite.
Al termine del suo intervento, monsignor Auza ha ricordato ai presenti che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito il 2019 come Anno Internazionale delle Lingue Indigene, e ha dunque invitato la comunità internazionale a proseguire "gli sforzi per preservare, promuovere e rivitalizzare le lingue indigene così spesso in pericolo di estinzione". Diritto di questi popoli è poter "trasmettere alle generazioni future le loro storie, lingue, tradizioni orali, filosofie, sistemi di scrittura e letterature", ma anche partecipare pienamente, se lo desiderano, alla vita politica, economica, sociale e culturale dello Stato in cui sono inseriti.
La Santa Sede, infine, spera che la prossima 19a sessione del Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene (UNPFII) offra spazio per la valutazione di questo "Anno internazionale delle lingue indigene" e ne evidenzi i successi e le carenze a livello locale, nazionale e internazionale.
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