Auza: porre fine a sofferenze in Yemen e Siria, pace tra palestinesi e israeliani
Giada Aquilino - Città del Vaticano
È uno sguardo a tutto campo sui “tragici conflitti che continuano a gravare” su terre e popoli del Medio Oriente quello dell’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, nella sua dichiarazione ieri a New York al dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla regione, compresa la questione palestinese.
L’emergenza umanitaria in Yemen
Gli ultimi aggiornamenti del Palazzo di Vetro, ha riferito il nunzio apostolico, evidenziano che in Yemen “la situazione umanitaria rimane disastrosa”: bambini che “muoiono di fame”, scarsità di acqua potabile, gravi danni all’economia, difficile accesso agli aiuti umanitari soprattutto per chi non riesce a “fuggire dalle prime linee di guerra”. Il mese di settembre, inoltre, è stato finora il più mortale del 2019, con una media di tredici morti al giorno. Rimane “essenziale”, ha ribadito l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, un cessate il fuoco già “ripetutamente” chiesto dal medesimo Consiglio di Sicurezza per porre fine all’“intollerabile” sofferenza del popolo yemenita. In tale prospettiva, si auspica un “arresto del flusso di armi nella regione”, perché “la peggiore crisi umanitaria al mondo si verifica dove le armi e le munizioni circolano liberamente”, ha sottolineato.
Il conflitto in Siria
“Grande preoccupazione” è stata espressa pure per la crisi in Siria e per i recenti avvenimenti nel nord-est. Un “barlume di speranza” viene dal “passo importante” compiuto con l’annuncio della prima riunione del Comitato costituzionale, chiamato a redigere la nuova carta fondamentale del Paese nella speranza di pacificare una terra martoriata da oltre otto anni di conflitto, in programma il prossimo 30 ottobre a Ginevra. Eppure, come recentemente sottolineato da Papa Francesco, si fa necessaria un'assistenza umanitaria “sicura, sostenuta e senza ostacoli” da fornire a quelle popolazioni costrette a fuggire dall'inizio di ottobre, compresi i bambini, assicurando il “pieno rispetto” dei diritti umani fondamentali, la conservazione dell’“identità etnica” ed evitando nuovi motivi di “tensioni e ingiustizie”.
La questione palestinese
Concentrandosi sulla questione palestinese, a quasi tre anni dalla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sugli insediamenti israeliani, il nunzio apostolico ha ricordato che le Nazioni Unite hanno constatato come gli insediamenti si siano “ampliati”, le demolizioni siano state “accelerate”, le violenze e gli incitamenti siano “continuati”, il raggiungimento dell'unità inter-palestinese sembri una “prospettiva sempre più lontana” e i negoziati credibili debbano “ancora essere avviati”. Un tale quadro, ha aggiunto monsignor Auza, incide quindi sulle prospettive di una “pace duratura” e sulla soluzione dei “due Stati”. Ad aggravare “ulteriormente” la tensione, una “retorica dannosa, le minacce, il terrorismo e la violenza, compreso a volte l’uso sproporzionato della forza” da parte degli apparati di sicurezza. Proprio la divisione tra i palestinesi rende “la ripresa del dialogo una priorità assoluta” e al contempo è “motivo di preoccupazione” la mancata formazione di un governo da parte di Israele.
I cristiani del Medio Oriente
È necessario inoltre fare tutto il possibile per garantire che i Luoghi Santi siano protetti secondo il diritto internazionale e lo status quo di Gerusalemme, mentre si registra “profonda preoccupazione” - ha osservato il nunzio apostolico - per le comunità cristiane “costrette ad abbandonare” tali terre in cerca di pace e sicurezza: la loro presenza e la loro testimonianza in questi luoghi sono di “fondamentale importanza”. Si dovrebbe fare di più, ha notato, per garantire la loro protezione, non solo per una questione di sopravvivenza ma anche nell’ottica dello sviluppo umano integrale.
Stato palestinese al fianco dello Stato d’Israele
Ricordando come sia stato detto che la credibilità del Consiglio di Sicurezza venga “erosa” proprio dalla mancata piena attuazione delle risoluzioni sulla questione palestinese, il nunzio ha notato come questo appaia il momento in cui “le decisioni prese e i meccanismi già in atto siano utilizzati efficacemente per realizzare l'obiettivo di uno Stato palestinese, che viva in pace e sicurezza al fianco dello Stato di Israele, all’interno di frontiere sicure e riconosciute a livello internazionale”.
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