Il cardinale Eugenio Dal Corso, P.S.D.P
Porpora sì, ma con un impegno e una promessa: appena ricevute le insegne cardinalizie da Papa Francesco tornerà subito a Caiundo, un angolo povero dell'Angola dove - da quando poco più di anno fa è divenuto vescovo emerito - accoglie le persone più fragili nel centro pastorale intitolato a Santa Josefina Bakhita. Rilanciare il servizio agli ultimi è la cifra della nomina cardinalizia che ha raggiunto Eugenio Dal Corso a ottant'anni, ma ancora in missione in Africa dopo essere stato in prima linea nelle borgate romane, a Poggioreale e nei quartieri più poveri intorno a Buenos Aires.
L'intenzione di essere missionario, del resto, l'ha avuta fin da bambino. È nato il 16 maggio 1939 in una piccola contrada di nome Corso – da qui il cognome – nel territorio della parrocchia di Lugo Valpantena di Grezzana, in diocesi e provincia di Verona. Secondo dei sei figli di Rodolfo Dal Corso e Teresa Bellorio, è stato battezzato con il nome di Eugenio in onore di Papa Pio XII, che era stato eletto il 12 marzo di quell'anno.
Ha frequentato la scuola elementare nella sua contrada e all'età di 10 anni è stato stato accolto, come aspirante al sacerdozio e già con l'idea della missione, in una casa della congregazione fondata dal presbitero veronese Giovanni Calabria (Poveri servi della Divina Provvidenza). Quindi, terminata la formazione liceale, è entrato nel noviziato della congregazione e ha emesso i primi voti l'8 settembre 1959.
Dopo la professione religiosa è stato inviato a Grottaferrata, vicino Roma, in uno studentato dell'Opera Don Calabria, per studiare teologia dogmatica alla Pontificia università Lateranense. Ordinato sacerdote il 7 luglio 1963 nella casa di Nazareth, a Verona, ha iniziato il servizio pastorale a Roma nella parrocchia – allora affidata alla sua congregazione – di Santa Maria della Misericordia alla borgata Gordiani, tra i baraccati della periferia orientale della città.
Tre anni dopo è stato trasferito nello studentato dei Poveri servi della Divina Provvidenza a Verona per completare la tesi di laurea su "Don Giovanni Calabria e i fratelli separati". Conseguito il dottorato alla Lateranense, è rimasto per altri quattro anni ancora nella città scaligera come insegnante nella Casa di formazione e come vice parroco a Santa Maria della Pace (Madonna di Campagna), anche in questo caso in periferia.
Quindi, nel dicembre 1970 è stato mandato a Napoli, come parroco di San Giacomo degli Italiani a Poggioreale, vicino al carcere. In quel delicato contesto sociale ha svolto il suo servizio pastorale per quasi cinque anni.
A gennaio 1975 i suoi superiori, accogliendone un'appassionata richiesta, lo hanno inviato missionario in Argentina: il primo incarico è stato in una zona di frontiera, nella cittadina di Laferrere, a trenta chilometri dalla capitale Buenos Aires, dove ha fondato la parrocchia intitolata a Nuestra Senhora de la Paz, che abbraccia un territorio con circa ventimila abitanti.
Nel 1986, dopo undici anni di ministero in Argentina, ha chiesto di partire alla volta dell'Angola, dove i Poveri servi della Divina Provvidenza avevano accettato di dirigere il seminario della diocesi di Uije, nel nord del Paese, al confine con la Repubblica democratica del Congo.
È arrivato nell'ex colonia portoghese il 7 marzo 1986 e ancora oggi, a oltre trent'anni di distanza, è lì come missionario, nonostante la guerra civile, iniziata nel 1975 e continuata, con alcune interruzioni, fino al 2002.
In particolare, dopo un quinquennio a Uije, è stato mandato nella capitale Luanda, per dirigere la nuova Casa della congregazione, una scuola elementare e una scuola media e anche un piccolo ospedale che sono divenuti ormai punti di rifermento per la popolazione. Nel 1991 è stato inoltre eletto provinciale della sua famiglia religiosa.
Il 15 dicembre 1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato coadiutore della diocesi di Saurimo, nel nord-est dell'Angola, nella provincia della Lunda Sud. Ha ricevuto l'ordinazione il 3 marzo 1976 a Luanda dall'arcivescovo Félix del Blanco Prieto, nunzio apostolico, conconsacranti i vescovi Andrea Veggio, ausiliare di Verona, e Pedro Marcos Ribeiro da Costa, ordinario di Saurimo.
Sapientia è il motto episcopale che ne ha ispirato l'azione, anche quando il 15 gennaio 1997 è succeduto per coadiuzione a monsignor Ribeiro da Costa, lavorando per dodici anni a Saurimo. Quindi, il 18 febbraio 2008, Benedetto xvi lo ha trasferito nella grande diocesi di Benguela, nel centro-sud del Paese. Dieci anni dopo, il 26 marzo 2018, ha rinunciato al governo pastorale per limiti di età. Forte della sua vocazione missionaria, e sentendosi ancora in buona salute, ha scelto tuttavia di non ritirarsi, ma di continuare a lavorare in prima linea nella diocesi di Menongue, una delle più bisognose dell'Angola. E il 22 luglio 2018 l'amministratore apostolico Pío Hipunyati lo ha nominato cappellano del centro pastorale Santa Josefina Bakhita di Caiundo, piccola comunità nella provincia di Kuando Kubango, nel sud del paese, a 130 chilometri dalla capitale. Ed è proprio nella “periferia delle periferie” che lo ha raggiunto la notizia della porpora, la prima conferita a un membro della congregazione di san Giovanni Calabria. Ha già annunciato che, ricevuti la berretta e l'anello, ritornerà subito a Caiundo per rilanciare il suo servizio ai più poveri.
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