Concistoro: essere credibili, non neutrali e portare la gioia dell'annuncio
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Essere tesimoni credibili, anche fino al martirio per custodire la fede, è la testimonianza di Sigitas Tamkevičius, arcivescovo emerito di Kaunas, Lituania. Lui ha ottant'anni, occhi chiari, vitali e dolcissimi che non ricambiano lo sguardo fisso e sfacciato delle telecamere e delle macchine fotografiche.
Risponde con calma ai giornalisti che lo assediano e lo tempestano di domande. Domani, insieme con altri 12 sacerdoti, sarà creato cardinale da Papa Francesco. Monsignor Tamkevičius è uno di quei sacerdoti che durante i 50 anni di regime sovietico, ne ha trascorsi 10 in Siberia, ai lavori forzati: "In questi 50 anni abbiamo percorso la Via Crucis, tanti lituani sono passati per il carcere." Lo dice con tono pacato, senza odio, dando il tempo al traduttore di fare il suo lavoro. Nella voce del futuro porporato la fermezza non spaventa, incoraggia: "Sono d'accordo con Papa Francesco - dice - oggi è molto importante la dimensione del martirio. Se un credente non è pronto a soffrire per la propria fede, allora è un credente molto debole".
Si parla anche di politica, sfide e ruoli attuali come quello dell'Europa che, secondo l'arcivescovo di Lussemburgo, Jean-Claude Höllerich, "per quanto lontana dall'essere perfetta", se nel mondo "non ci fosse, la pace sarebbe più minacciata". Poi, il gesuita, dal 2018 presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (Comece), riflette sulla democrazia mentre i microfoni di testate internzionali che arrivano fino dal Giappone, e le luci delle telecamere lo assediano e quasi lo accecano: "Dobbiamo salvaguardare la democrazia. Gli uomini e le donne della politica siano veramente al servizio del popolo, e che la gente senta questo, altrimenti i populismi torneranno. Bisogna fare il bene anche per salvaguardare la democrazia e la libertà". Sul problema dei cattolici in politica e del fatto che non si sentono rappresentati, risponde: "L'Europa, qualche volta, è così neutra per quanto riguarda la religione, che questa mentalità diventa in se stessa ideologia contro la religione".
Dall'altra parte della Sala Stampa, c'è il portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, da poco più di un anno Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Non si stanca di dirlo e lo ripete in spagnolo, portoghese, inglese e italiano: il suo modo di essere è "imparare con gli altri, insieme". Per lui, teologo e poeta, "la cosa più importante che Papa Francesco sta facendo è testimoniare la gioia di credere, di essere cristiano, la gioia del Vangelo, della Santità di un cammino accanto all'umanità", soprattutto accanto a quella "senza voce".
La testimonianza dall'Africa, arriva con Fridolin Ambongo Besungu, cappuccino, arcivescovo di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Vive la nomina a cardinale "come un riconoscimento" e un invito a "continuare a dare speranza" e dignità al popolo africano. Racconta la sua sorpresa e la sua gioia per la porpora che Papa Francesco gli ha affidato. Grande euforia tra i fedeli che aspettavano novità per la sede di Kinshasa, vacante di cardinale perché il precedente, cardinale Laurent Monsengwo, aveva rimesso l’incarico nelle mani del Papa per raggiunti limiti di età.
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