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L'apertura del Congresso a Roma L'apertura del Congresso a Roma

Conferenza di Puebla 40 anni dopo: eredità vivente per l'America Latina

Si è aperto oggi, per proseguire fino al 5 ottobre, a Roma, un Congresso internazionale - organizzato dalla Pontificia Commissione per l'America latina e dal Pontificio Comitato per le Scienze Storiche - che ha come obiettivo tornare alle origini e esaminare gli sviluppi che ha avuto, nella storia della Chiesa non solo dell'America Latina, la III Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano del 1979

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

"Questo congresso internazionale è una brillante opportunità per approfondire il significato e le sfide di Puebla, svoltasi 40 anni fa, ma i cui effetti sono ancora presenti". Così monsignor Miguel Cabrejos, Presidente del Celam - Consiglio episcopale latinoamericano - nel presentare i lavori a Roma sulla terza Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano svoltasi in Messico appunto a Puebla, che il presule ritiene abbia rappresentato una "pietra miliare nella chiesa dell' America latina e dei Caraibi".

Era il 27 gennaio del 1979  e 356 partecipanti si apprestavano a riflettere sul tema: L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina. Giovanni Paolo II tenne il discorso inaugurale in un contesto segnato profondamente da precedenti importanti come l'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi di Papa Paolo VI, di cui la conferenza è l'incarnazione  - perché sviluppa una profonda riflessione cristologica ed ecclesiologica sull'evangelizzazione con una prospettiva e un'anima latinoamericana-;  il Concilio Vaticano II e l'appuntamento che aveva visto riuniti i vescovi latino americani a Medellin in Colombia, esattamente 11 anni prima, nel 1968.

Il contesto storico, crocevia delicatissimo 

Ma prima di entrare nel merito della scia teologico - pastorale lasciata dalla Conferenza di Puebla, all'apertura dei lavori oggi a Roma, si è dato ampio spazio alla contestualizzazione storica che vide i vescovi del continente riunirsi. A parlarne, tra gli altri, uno dei massimi esperti in Italia della storia dell'America latina, il professor Massimo De Giuseppe dell'Università IULM. "Siamo al crepuscolo dei complicati anni "70 - ha detto a Vatican News  - che hanno visto mutare i rapporti internazionali, tra le superpotenze, i paesi del cosiddetto terzo mondo,  e per l' America latina siamo in un passaggio delicato tra la cosiddetta "notte della democrazia, le grandi dittature del Consur, Cile, Argentina, Paraguay e Uruguay , e l'esplosione del centro America che, da lì a pochi mesi , con la morte di monsignor Romero nell' "80, la rivoluzione sandinista in Nicaragua nel "79, di fatto esploderà e diventerà l'ultima grande area di tensione della guerra fredda nelle Americhe. Quindi Puebla si colloca nella storia della chiesa universale e del magistero latino americano e delle dinamiche nord sud est ovest, come un crocevia delicatissimo".

Ascolta l'intervista a Massimo De Giuseppe

 

Medellin  e il Concilio Vaticano II alle spalle di Puebla

La Terza Conferenza Generale dei Vescovi dell'America Latina ha affrontato temi quali la situazione dei diritti umani, i problemi sociali, economici e politici, nonché la realtà di un continente demograficamente molto giovane e ha confermato opzioni come quella per i poveri - già accolta a Medellin - e quella appunto per i giovani. Ma cosa significa? E perchè è importante riparlare oggi di Puebla? "Quella conferenza" ha spiegato a Vatican News lo storico Gianni La Bella - docente all'Università di Modena e Reggio Emilia, tra gli organizzatori e i relatori del Congresso -  "ha sancito la completa traduzione, indigenizzazione, del Vaticano II nell'America Latina. Essa rappresenta il completamento di quello che nel "68 i vescovi avevano cercato di fare a Medellin, traducendo lo spirito e la lettera del Vaticano II.  Ma mentre a Medellin la lettura era stata per così dire un pò selettiva, a Puebla si permette il radicale completamento sotto 4 aspetti: l'opzione preferenziale per i poveri, la centralità della religiosità popolare come tratto caratteristico di questo cattolicesimo, le comunità di base come esperienza ecclesiologica tipica della vita della chiesa in questa area del mondo e infine il rapporto tra fede e cultura .Alcune di queste intuizioni rappresentano l'architrave del Documento finale"

Ascolta l'intervista al prof. Gianni La Bella

Puebla: perchè parlarne?

Puebla dunque, come spiega La Bella dunque, è stata uno "snodo fondamentale", che, con la sua interpretazione del Concilio Vaticano II in terra Latino americana, ha segnato nel profondo lo stile pastorale e  l'approccio teologico ed ecclesiologico di quella Chiesa fino alla Conferenza di Aparecida del 2005. Perchè tornare a parlarne dopo 40 anni? Perchè essa - spiega ancora il professor La Bella - è per così dire, da una parte, "l'inizio dell'età adulta del cattolicesimo latino- americano e dall'altra segna il passaggio da una 'chiesa periferica' a una' chiesa fonte' , cioè la cui  elaborazione pastorale e culturale diventerà significativa per la chiesa universale. Grazie alla Conferenza di Puebla, la Chiesa universale intuisce insomma che quel cattolicesimo e  "quella parte del mondo può rappresentare un laboratorio innovativo capace di coniugare insieme l'antica tradizione del cristianesimo e in un certo senso la novità del Concilio". A Puebla inoltre ha preso forma anche quella corrente culturale di cui noi in Europa non abbiamo avuto coscienza per decenni, la cosiddetta teologia del popolo, espressa molto nel pontificato di Papa Francesco 

Per una nuova Conferenza, almeno 4 le sfide  

A che punto siamo invece oggi? Una nuova conferenza dei vescovi latino americani - stando alla riflessione di Gianni La Bella e di Massimo Di Giuseppe - avrebbe almeno 4 grandi sfide da affrontare: "la mutazione genetica del cattolicesimo latino americano,  con la crescita consistente del movimento che per sintesi chiamiamo pentecostale" ; la seconda è il sinodo sull'Amazzonia, ovvero la questione ambientale già trattata a Puebla ma che oggi assume il volto di una sfida planetaria. Il terzo problema è quello della Nuova evangelizzazione, nuova nelle forme e nei contenuti ; e infine il grande tema della violenza con gli scenari terribili che si aprono in tutti i paesi dell'America Latina. Che ruolo, che ruolo, che impegno pacificatore può avere la Chiesa in questo continente, dove la società civile è più povera, dove gli Stati sono deboli e la democrazia è spesso vacillante, ma serve chi ricostruisca il tessuto sociale fondamentale nella vita continentale? La Chiesa - è quanto emerge dai lavori di questa prima giornata- ha una immensa potenzialità, un immenso campo di attività in tal senso e d'altra parte è il continente latino americano che aspetta oggi dalla Chiesa molto di più che nel passato, perchè siamo in un "deserto di proposte e di prospettive". 

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02 ottobre 2019, 18:39