Ruffini a Tirana: comunicare è seminare pace, testimoniando la fede
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Alla presenza delle radio, che rappresentano le diverse comunità religiose albanesi, e di alcuni esponenti politici e religiosi, il Prefetto del Dicastero per la Comunicazione ha aperto il suo intervento ai lavori di oggi a Tirana, ripercorrendo brevemente la storia e il ruolo della redazione in lingua albanese della Radio Vaticana. Dal 3 ottobre del 1951, inizio delle trasmissioni - il momento del "totalitarismo comunista" in Albania - è stato grazie a quei microfoni che è arrivato al Paese "l'amore e insieme la premura del Papa e della Santa Sede".
La storia del popolo albanese al microfono
"Da allora - ha detto Paolo Ruffini - noi parliamo anche la vostra lingua, che è dunque anche la nostra lingua. Da allora due Papi hanno visitato la terra delle aquile. San Giovanni Paolo II il 25 aprile 1993. Il Santo Padre Papa Francesco, il 21 settembre 2014. Da allora molte cose sono cambiate. Il popolo albanese ha molto sofferto. È stato perseguitato, martirizzato, ma con l’aiuto del Signore ha resistito, ha combattuto la sua buona battaglia, è rimasto fedele alla sua identità, alle sue radici, alla sua fede. Anche il mondo delle comunicazioni è molto cambiato. Ma la radio mantiene intatta la sua forza."
E la forza della radio consiste - ha specificato il Prefetto- nel saper informare e emozionare ma, soprattutto, nel saper "far volare in alto" parole e pensieri, in una realtà che sembra aver "rinunciato ai grandi ideali". La stessa voce in lingua albanese della Radio Vaticana, ha rimarcato Ruffini, ha avuto un importante ruolo etico-sociale: "Ha difeso la dignità della persona umana da ogni forma di prevaricazione. Ha raccontato la storia della vostra nazione, a partire da quella di Giorgio Castriota-Scanderbeg, l’Atleta Christi. Ne ha fatto conoscere i valori, sottolineato i cambiamenti fondamentali e segnalato gli eventi più importanti, fino all’alba della libertà e della democrazia". E tutto questo, oggi, continua sulle nuove piattaforme social e con una programmazione quotidiano di 20 minuti, diffuso sul web e rilanciata da Radio Maria.
Il senso autentico delle radio religiose
Perché oggi, è stata la riflessione del Prefetto, non solo ha senso diffondere contenuti religiosi in una società secolarizzata e multi religiosa, ma ha senso farlo attraverso la radio nonostante viviamo nella civiltà delle immagini. La "spazio di una radio religiosa", ha detto, è nel "restituire un senso alle parole che altrimenti consumiamo senza un fine" e "se la comunicazione non è solo una connessione sterile. Se comunicare significa mettere in comunione, c’è ancora spazio per radio che coltivino il senso, una fede. Non per imporre, ma proporre".
Rimarcando il valore della comunicazione infine, Paolo Ruffini ha posto l'accento sulla bellezza di questo lavoro, che consiste, ha detto, "nella capacità di creare - attraverso le parole, la memoria, il racconto - identità e dialogo, identificazione, senso di appartenenza, e volontà di incontro, di condivisione, di comunione; una prossimità contrapposta alla cultura della lontananza, della contrapposizione. E’ seminare pace; testimoniando la fede. Vale per noi cattolici, vale anche per le altre religioni chiamate a testimoniare se stesse attraverso il dialogo".
Testimoniare con racconti di vita
Testimoniare attraverso "racconti di vita", come sono stati e sono, i tanti che attraversano i microfoni e oggi il web, della redazione in lingua albanese della Radio vaticana. Sessantotto anni di lavoro, di testimonianza e di vita vissuta anche grazie al contributo di tante personalità famose che nei nostri studi sono passati e "che hanno rivolto il loro pensiero e dato il loro sostegno al popolo albanese nei momenti più duri e bui della sua storia, e il loro incoraggiamento nei tempi della libertà riacquistata".
In conclusione, il Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, citando le parole del Papa durante il suo viaggio apostolico in Albania nel 2014, e riprendendo il suo riferimento al volo dell'aquila che è alto ma torna sempre al nido, ha voluto simbolicamente unire il lavoro dei giornalisti albanesi a Roma e in patria in un momento storico " toccante", come può essere quello della vigilia della fondazione della Redazione di lingua albanese della Radio Vaticana: "Forse - ha affermato - possiamo usare questa metafora anche per le parole che la radio fa volare e arrivare nelle case; parole che parlano una lingua, raccontano una storia, una fede, e che dunque tornano sempre al loro nido".
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