La Guardia Svizzera Pontificia fra armi e corazze
Eugenio Bonanata - Città del Vaticano
L’armeria e la sartoria della Guardia Svizzera Pontificia. Siamo nel cuore del Vaticano, all’interno di due ambienti chiave della caserma del Corpo che ha la missione della difesa del Papa. Sono le location della puntata numero nove della serie - prodotta da Officina della Comunicazione e Vatican Media sotto l’egida del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede - che s’intitola ‘Storia, armi e corazze’. Una narrazione breve, ma ricca di curiosità. Si comincia dall’elmo nero in PVC prodotto con una stampante 3D che a partire da gennaio 2019 ha sostituito quelli in alluminio leggero utilizzati in passato.
La piuma di struzzo
Il filmato mostra la consegna del nuovo elmo nelle mani di una guardia, sebbene i frame iniziali si soffermino su alcune parti della divisa. Tra queste spicca la piuma, che ha un significato diverso a seconda del colore: rosso per gli alabardieri; giallo-nero per le guardie col tamburo; viola scuro per ufficiali; bianco per il comandante e il sergente maggiore. “Si tratta di una piuma di struzzo che viene bagnata in una tintura speciale per ottenere la colorazione desiderata”, ha spiegato il sergente Urs Breitenmoser responsabile dei media della Guardia Svizzera Pontificia. In caso di pioggia, però, le piume vengono messe immediatamente al riparo. Perché? “Il rischio – ha affermato il sergente Breitenmoser – è che gocciolino sulle divise rovinandole”.
L'elmo
Il compito dell’armeria riguarda la manutenzione e le lucidatura delle alabarde e delle corazze. Inoltre, si occupa del rifornimento di guanti, colletti, polsini e di altro materiale personale come magliette e scarpe. Il filmato si sofferma ancora sull’elmo, sia quello ‘nero’, che viene indossato durante le cerimonie papali, sia quello ‘bianco’ - di colore argento - viene indossato con la divisa di gala a Pasqua, Natale e durante il Giuramento. Entrambi, ai due lati, raffigurano in rilievo la quercia che è lo stemma dei Della Rovere, la famiglia del fondatore del Corpo Papa Giulio II.
la corazza
La tenuta è completata dalla corazza. Una struttura in ferro battuto che nella sua versione più semplice è formata da quattro pezzi: la parte frontale a punta, quella posteriore e le spalle. Sono un’ottantina quelle arrivate recentemente in Vaticano, prodotte ex novo da un’antica bottega austriaca dove lavora una famiglia di fabbri. “L’armatura delle guardie – ha spiegato il sergente - pesa più di dieci chili. Quella del comandate arriva invece a quattordici chili perché a differenza delle altre ha la protezione dell’avambraccio che è sempre in ferro battuto”.
L'uniforme di gala
La clip mostra anche ciò che succede nella sartoria, da dove proviene quella che senza dubbio rappresenta l’uniforme più famosa del mondo. Viene realizzata in modo artigianale dal sarto della Guardia Svizzera Pontificia, Ety Cicioni, il quale in un breve intervento ha sfatato ancora una volta una leggenda: non è stato Michelangelo a disegnare la divisa del Corpo così come la si conosce oggi. La sua esistenza, risalente agli inizi del XX secolo, si deve al comandante Jules Repond. Inconfondibili i suoi colori blu, rosso e giallo che sono caratteristici del casato dei Medici.
Il gilet
In particolare, è composta da 154 pezzi di stoffa preparati sulla base delle misure prese su ogni recluta durante la prima visita medica in Svizzera. Il punto di partenza è la realizzazione del gilet. Quando le reclute arrivano in Vaticano, si recano in sartoria per provarlo e il lavoro del sarto prosegue tenendo conto delle caratteristiche fisiche di ciascuno. Le accortezze da rispettare in questa fase sono tante. E anche le guardie sono chiamate a prestare attenzione nell’indossare la divisa. “Quando ci si siede - ha spiegato il sergente Breitenmoser – occorre prendere con le mani tutte le bande che pendono e alzarle per evitare che si stropiccino”.
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