P. Harrison: “Newman, una vita alla ricerca della santità”
Roberta Barbi - Città del Vaticano
R. - L’intera vita del cardinale Newman – sia da anglicano che da cattolico – è stata una ricerca verso la santità e la verità. Ogni cosa che ha fatto, detto e scritto era caratterizzata da questa intenzione: cercare la verità, ma non in modo astratto, ma nel contesto della fede e della vita cristiana. Per Newman la verità era qualcosa che poteva essere separata o conosciuta se non attraverso la vita cristiana. Ad un punto della sua vita, intorno al 1840, iniziò a non sentirsi più a proprio agio nella Chiesa anglicana, non per motivi di carattere personale, ma perché a livello ecclesiastico percepiva che la Chiesa anglicana non facilitava la sua crescita verso la santità.
L’esempio di questo nuovo Santo può essere un ponte per il dialogo ecumenico?
R. - Sì, può esserlo certamente e lo è già stato. Non possiamo ignorare il fatto - in quanto è un fatto storico – che il 9 ottobre del 1845, Newman divenne cattolico, dopo essere stato anglicano. Penso che lui stesso direbbe – e lo credo anche io – che qualunque contributo avrebbe potuto portare alla Chiesa cattolica, incluse tutte le grazie e le benedizioni che lui aveva già ricevuto da anglicano – questo non significa che Dio non avesse fatto nulla per lui quando era anglicano; Dio ha fatto cose meravigliose per lui: quando era anglicano sono sicuro che abbia ricevuto il dono della fede e non ci sono dubbi su questo – ma ha trovato il suo contesto migliore nella Chiesa cattolica.
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