Il postulatore: “Suor Dulce, gigante della carità”
Roberta Barbi – Città del Vaticano
R. – San Giovanni Paolo II anche in vita vedeva molto bene, aveva visto bene… In realtà hanno avuto due incontri ufficiali nell’80 e poi - come ricordava lei - proprio sul letto di morte, nel ’91… E qui veramente abbiamo questa stima e questo rapporto spirituale molto importante che hanno avuto loro due, come lo è stato anche un po’ con madre Teresa di Calcutta nel ’79. E davvero qui possiamo vedere una donna, mi piace ricordare, minuta, piccolina, ma un gigante della carità. Un gigante che ha smosso, mosso, con coraggio, intraprendenza, forse non si fermava davanti al nulla. Lei andava dritta. Sono tantissimi gli episodi della sua vita che tratteggiano momenti particolari. Mi piace ricordare questa sua forza: andò da uno dei tanti benefattori a cui chiedeva l’elemosina, perché questuava proprio, e a questo signore disse: “Ha qualcosa per i poveri?”, allungando la mano. Lui in tutta risposta sputò sulla mano di Irmã Dulce. Allora lei se la avvicinò al cuore e rispose: “Ok questo è per me, ma per i poveri?”. Dopodiché quest’uomo è stato uno dei più grandi benefattori. Questo per ricordare Irmã Dulce come reagiva, che grande fede e che grande carità.
D. – La nuova Santa sfiorò il Nobel e venne da più parti indicata come la donna più ammirevole del Brasile che ricordava ai ricchi l’esigenza evangelica di spezzare il pane con i poveri. Come si può sintetizzare il suo messaggio di santità ricercata attraverso le piccole cose?
R. – Lei fin da bambina, da ragazza, quindicenne, sedicenne, lei usciva a preoccuparsi di queste persone, come se le si fosse illuminato qualcosa, una luce: già doveva dedicarsi a queste persone. E così lei è riuscita a fare per tutta la sua vita, formando e concretizzando un’opera. A questo punto, per essere davvero più concreti quando mi domandano: “Ma sono tante…” Oppure provocatoriamente dicono: “Sono tante le figure così, che aiutano nel sociale…”. Qualcosa diverso c’è perché lei nell’orizzontale era al verticale, quindi guardava in ogni malato il Volto di Cristo: questo è importantissimo. E infatti davvero è un’occasione, la canonizzazione, per affacciarsi sulla struttura di un’opera sociale come questa, proprio come esempio. Come fa a sopravvivere, a vivere, come fa ad avere questa continuità iniziata ufficialmente dagli anni ’50 ma anche da prima, con altre fondazioni e tutt’oggi vive e cerca a fatica di allargarsi. Questo è un esempio che il Brasile ora può esportare in tutte le parti del mondo ed è grazie a questa Santa.
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