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Giornata delle Catacombe 2019

Secondo anno dell'iniziativa proposta dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Con l'occasione, apertura al pubblico anche del Mausoleo di Sant'Elena dopo un restauro lungo più di vent'anni

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Oggi, sabato 12 ottobre, le più belle e suggestive catacombe della capitale sono aperte al pubblico con entrata libera. E' il secondo anno che la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, presieduta dal cardinale Gianfranco Ravasi, lancia questa iniziativa, invitando a conoscere luoghi inaspettati e densi di richezza spirituale e artistica. Il tema di questa edizione, La vita oltre la morte, prende ispirazione dalla figura del profeta Giona, uno dei personaggi biblici più raffigurati nelle pitture delle catacombe, e il cui rapporto con Dio è stato recentemente descritto da Papa Francesco come un dialogo tra due testardi. Dio testardo nella sua misericordia, Giona nelle sue idee.

Cubicolo della Matrona orante, particolare di Giona in riposo sotto il pergolato
Cubicolo della Matrona orante, particolare di Giona in riposo sotto il pergolato

Con l'occasione, si inaugura un altro gioiello di storia, archeologia e fede: il Mausoleo di sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino. Ventanni e più di ristrutturazioni, duro lavoro e "battaglie" per restituire alla comunità un patrimonio unico. Lo racconta con commozione l'architetto Mariagrazia Filetici della Soprintendenza Archeologica di Roma.

"Ho iniziato a lavorare al progetto integrale del restauro e del recupero del Mausoleo che ero incinta di mio figlio. Oggi mio figlio ha 26 anni". Scherzando con questa battuta prosegue, ma le vengono gli occhi lucidi: "E' stata un'occasione fantastica che ha restituito a questo quartiere un luogo di riscatto totale". Il Mausoleo e le catacombe dei santi Marcellino e Pietro si trovano in una zona periferica di Roma, Torpignattara. Il nome deriva dal gergo romano pignatta, anfora. E sono proprio le anfore uno degli elementi che caratterizzano la struttura. "Se si guarda là in alto - dice Filetici - si vedono chiaramente. Sono inserite nella volta come si usava in Oriente. Bisogna immaginare un Impero intriso di elementi occidentali e orientali che a Roma trovano la loro massima espressione". 

Dopo anni di collaborazione tra la Soprintendenza archeologica e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, è stato possibile creare un percorso che fonde in un unicum la visita alle catacombe e quella al Mausoleo. L'impegno del cardinale Gianfranco Ravasi ha permesso di trovare le risorse per recuperare gli affreschi grazie ad una fondazione dell'Azerbaigian.

La volta con inserite le pignatte
La volta con inserite le pignatte

Catacombe, il luogo dell'attesa

Tra gli esperti e i responsabili dell'immane lavoro che ha ridato dignità a questo luogo sacro e monumentale, c'è Fabio Bisconti, soprintendente della Pontificia Commissione di Archeologia. "Le catacombe - spiega il professore, docente a Roma Tre - hanno delle caratteristiche e delle peculiarità di esclusività. I cristiani vogliono essere sepolti tutti insieme. Per questo, scelgono l’ambiente ipogeo che li abbraccia, e queste gallerie abbracciano tutta la comunità". Scelgono poi tombe molto semplici, dei semplici loculi con il solo nome del defunto o con un augurio di pace perché vogliono rimanere quasi anonimi. Sono lì, in attesa, nel coemeterium. Anticamente non si chiamava “catacomba” ma cimitero, cioè luogo del sonno, dell’attesa: l'attesa della Resurrezione. È proprio per questo che le catacombe sono scure, perché è come se fossero un grande dormitorio. Poi le ravvivano con gli affreschi perché i cristiani le vogliono rendere gaie, le vogliono rendere vivaci, vogliono far capire che quello è un sonno che prelude al Paradiso e allora dipingono scene e personaggi emblematici dell'Antico e del Nuovo Testamento, per esempio la “Salvezza di Daniele dalla fossa dei leoni”, “Giona dal Pistrice”. Insomma, cercano di augurare la felicitas, la vittoria finale anche con questi semplici affreschi fatti forse da pittori anche non capacissimi". Tuttavia la loro opera è così importante e vasta da essere considerata una vera e propria pinacoteca dell'epoca.

Catacombe Santi Marcellino e Pietro
Catacombe Santi Marcellino e Pietro

"Oggi possiamo rivedere, riguardare questi monumenti con occhi vergini - prosegue Bisconti - e capire il grande afflato spirituale comunitario di coesione dei fratelli, dei fratres, che vogliono essere sepolti fianco a fianco, loculo a loculo, e vogliono essere molto vicini ai martiri perché sanno che loro saranno gli intercessori, coloro che li accompagneranno nell’al di là".

I loculi delle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro
I loculi delle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro

Il Mausoleo di Sant'Elena e le catacombe

Sopra il complesso delle catacombe (un dedalo di 18mila metri quadrati) si erge il Mausoleo dedicato a Sant'Elena costruito intorno al IV secolo. "Siamo nel cuore dell’età costantiniana - spiega il professore -  il momento della tolleranza. Il cristianesimo dilaga, si diffonde nell’Urbe, nella città e ci sono dei segnali anche monumentali". Questo del mausoleo di Elena è infatti uno dei più interessanti anche per la concezione del progetto. "E' stato pensato a forma circolare, avvolgente che riproduceva il cerchio, il segno della perfezione secondo gli antichi. Era stato concepito forse per lo stesso Costantino ma, come sappiamo, lui guardò ad Oriente, guardò a Costantinopoli e volle essere sepolto nell’Apostoleion, insieme alle reliquie degli apostoli. E' proprio allora che il mausoleo diviene il mausoleo della madre dell'Imperatore". Una figura certamente non di secondo piano nel processo di cristianizzazione della città e di tutto il mondo cristiano antico. È lei che va a Gerusalemme, che concepisce la costruzione dell’Anastasis (il santuario eretto intorno al 326 per coprire ed onorare il Santo Sepolcro). Ed è sempre lei che ricerca la vera Croce, il cui culto è venerato a Roma in Santa Croce in Gerusalemme.

Plastico ricostruttivo del Mausoleo di Sant'Elena - Antiquarium
Plastico ricostruttivo del Mausoleo di Sant'Elena - Antiquarium

"Qui viene sepolta Elena - continua Bisconti -  e viene sepolta in un luogo strategico, importantissimo, un luogo che per i pagani era un cimitero delle guardie ufficiali dell’Imperatore, i cosiddetti equites singulares che nel momento della battaglia di Ponte Milvio si mettono dalla parte di Massenzio. Costantino si vendica, distruggendo sia il cimitero a loro dedicato che le loro caserme, dove fa costruire la Cattedrale lateranense. La zona è proprio qui, lungo la via Labicana, in corrispondenza di un cimitero cristiano che stava per nascere e dove sono sepolti dei martiri".  Sono i martiri del periodo Diocleziano, della grande persecuzione. Tra loro, ci sono proprio Pietro e Marcellino, di cui Papa Damaso parla in una splendida epigrafe. "Questo quartiere della periferia romana - conclude il professore - custodisce e convoca tante realtà monumentali e storiche. Un vero riscatto non solo per il quartiere ma anche per l'intera città. Forse non è facile da raggiungere ma qui troviamo un mausoleo completamente restaurato e una catacomba con 85 cubicoli dipinti con affreschi che sono tra i più belli del IV secolo, l’età costantiniana della tolleranza, del grande avvio verso il percorso dell’ufficialità del cristianesimo".

Ascolta l'intervista a Fabrizio Bisconti

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12 ottobre 2019, 08:40