Briefing sul Sinodo: donne e Chiesa, tutela e missione
Debora Donnini – Città del Vaticano
Sabato la votazione del documento finale al Sinodo per l’Amazzonia, giunto all’ultima settimana di lavori. Ne ha parlato, in apertura al briefing in Sala Stampa, il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini facendo il punto sul cammino dell’assise sinodale. Ieri e l’altro ieri i circoli minori hanno elaborato delle proposte; il relatore generale e i segretari speciali con l’aiuto degli esperti le inseriscono. La Commissione di redazione rivede il testo che, poi, sarà presentato in Aula per le votazioni. Un testo che viene poi affidato all’ultimo discernimento del Papa, spiega padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’Informazione. Rimarcato anche da Ruffini il richiamo alla sinodalità e all’azione dello Spirito Santo messo in luce stamani dal Papa all’udienza generale.
Fra i relatori a prendere per prima la parola è una donna, suor Roselei Bertoldo, delle Suore del Cuore Immacolato di Maria e della Rete “Un grido per la Vita”. Una vita, la sua, spesa per sradicare la tratta, specialmente di donne e bambini, in Brasile. Uno dei problemi maggiori è quello della “servitù domestica”, quando le bambine vengono portate via dalle comunità indigene per studiare fuori e finiscono, invece, per essere sfruttate sessualmente e a lavorare "in schiavitù". Con passione e amore, suor Bertoldo denuncia come il corpo di queste donne e bambine diventi una merce e come sia difficile denunciare. Per questo la Rete in cui lei lavora fa, prima di tutto, una campagna per aiutare a riconoscere l’abuso, poi per formare le persone mettendole in grado di denunciare. Il Sinodo per l’Amazzonia porta l’attenzione anche su questo dramma e, sottolinea la religiosa, l’impegno per l’evangelizzazione parte dalla tutela della vita. Rispondendo a una domanda, sottolinea l’importanza della partecipazione delle donne anche a livello decisionale.
"La presenza delle donne nella Chiesa è maggioranza, ma nei luoghi di decisione è minoranza, quasi invisibile”. Monsignor Ricardo Ernesto Centellas Guzmán, vescovo di Potosí e presidente della Conferenza episcopale di Bolivia, nel suo intervento esorta a un maggior coinvolgimento delle donne nei processi decisionali della Chiesa, già a partire dalle parrocchie. In particolare racconta l’esperienza di una vicaria pastorale nella sua diocesi, che da donna ha un approccio diverso rispetto all’uomo: chiede suggerimenti, permettendo partecipazione. Una Chiesa sinodale significa non solo “camminare insieme” ma anche “decidere insieme”.
Se l’autorità di governo, nella Chiesa, è maschile, l’attività pastorale è marcatamente femminile, sottolinea poi il sacerdote don Zenildo Lima da Silva, rettore del Seminario São José di Manaus e vicepresidente dell’Organizzazione dei Seminari e Istituti del Brasile. Il focus del suo intervento è la formazione dei presbiteri e la sua esortazione è a ripensare il processo partendo dalla sinodalità, bisogna formare sacerdoti in grado di operare nella realtà dell’Amazzonia e di dialogare con queste culture. In risalto, anche per quanto riguarda la comunicazione, l’importanza di mettersi in un processo di ascolto e di dialogo.
Il mondo andino, il Ciad, la foresta del Perù. Tanti i luoghi visitati dal vicario apostolico di Jaén en Perú o San Francisco Javier, monsignor Gilberto Alfredo Vizcarra Mori, gesuita. Dalle sue parole traspare il desiderio di avvinarsi ad altre culture e la sua esperienza è quella di un arricchimento. Si è preparato a questo Sinodo andando a vivere nella selva peruviana con queste comunità. Sottolinea come questi popoli si sentano parte del bioma e non padroni della bellezza del creato ed esorta, quindi, a riacquistare il vivere in armonia con la natura, proprio imparando da loro.
Una grande esperienza di apprendimento. Così il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, sintetizza il suo vissuto al Sinodo. Oltre alla grande violenza contro la natura, il cardinale si dice colpito dalle ingiustizie contro gli indigeni dell’Amazzonia, cacciati dalle proprie case, legando questo discorso a quello delle caste in India e delle tribù cacciate dalle proprie terre, anche se “da noi”, spiega, “è meno sistematico”. Ma a colpirlo è soprattutto “la passione” con cui i vescovi amazzonici cercano di aiutare questi popoli: “Il mondo ha tanto da imparare” dai vescovi del Sud America, afferma. Per quanto riguarda le donne sostiene che "il Diritto canonico e la stessa teologia" consentono di fare di più per le donne nella Chiesa e riguardo all’inculturazione rileva l’importanza di avere dei metodi di formazione inculturati nei seminari e sostiene di non vedere "alcuna difficoltà" ad avere un rito liturgico "con elementi della cultura amazzonica". Infine, anche lui si sofferma sulla sinodalità, sottolineando l’importanza del “camminare tutti insieme”.
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