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Sinodo, Oliveira de Azevedo (Brasile): in Amazzonia una nuova missionarietà

Per il presidente della Conferenza episcopale brasiliana e vescovo di Bel Horizonte, “la Chiesa deve proseguire senza paura con l’inculturazione di teologia e liturgia. Il cristianesimo entra nei luoghi pagani trasformandoli radicalmente”

Federico Piana - Città del Vaticano

“Credo decisamente che in Amazzonia la missionarietà deve includere in modo molto particolare la predicazione della Parola”. Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo è arcivescovo di Bel Horizonte, in Brasile, e presidente della Conferenza episcopale brasiliana. Da padre sinodale, nelle congregazioni generali e nei circoli minori, ha più volte ripetuto con convinzione il concetto secondo il quale nella predicazione ai popoli indigeni bisogna mettere la Parola di Dio al primo posto: “La nostra è una Chiesa eucaristica perché nasce e vive con l’Eucaristia. Ma nasce e vive anche con la Parola di Dio”.

Dunque la missionarietà nelle terre amazzoniche deve tenere conto anche di questo...

R. - Dobbiamo capire che la missionarietà è per i sacramenti ma anche per la Parola. Altrimenti perderemo vigore nel nostro cammino perché la forza della Parola convince, chiama alla conversione, aiuta la mente a chiarire i dubbi e fa comprendere i temi più importanti come per esempio l’ecologia integrale. In Amazzonia abbiamo bisogno di ministri particolarmente impegnati nell’annuncio della Parola di Dio.

Sarebbe utile anche imprimere un’accelerazione all’inculturazione della teologia e della liturgia?

R. - E’ importante perché il cristianesimo ha la proprietà di entrare in tutte le culture e contagiare ognuna di esse con la forza bella della fede secondo il suo linguaggio ma senza perdere l’essenziale. Per questo possiamo parlare di una teologia inculturata in Europa, in America Latina ed anche in Amazzonia. L’inculturazione indigena deve proseguire senza paura, perché il cristianesimo entra in luoghi pagani trasformandoli con la sua anima. In Amazzonia, una teologia inculturata è essenziale per l’evangelizzazione e la missionarietà.

E qui entra il ruolo delle donne indigene molto spesso vere e proprie leaders delle comunità ecclesiali. Dal Sinodo è emersa la volontà di rafforzare il loro ruolo?

R. - La Chiesa in tutto il mondo è convinta dell’importanza del ruolo e della partecipazione della donna, in ogni campo. Le donne sono importanti anche nella prospettiva della ministerialità ecclesiale: loro in molte comunità già lo fanno come catechiste, come madri, come professoresse. Non è una novità ma occorre il sigillo della Chiesa.

Ascolta l'intervista a mons. Oliveira de Azevedo

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16 ottobre 2019, 13:24