La Chiesa dal volto amazzonico
Debora Donnini - Città del Vaticano
Al Sinodo per l’Amazzonia c’è una voce che rappresenta in modo significativo i popoli indigeni: è quella dei loro 17 rappresenti, fra uditori ed esperti. Sono 390 le etnie che vivono in Amazzonia e la cui sopravvivenza dipende in modo stretto dalla terra, dalla cura del creato che fra l'altro è un tassello fondamentale anche della loro cultura. “Sono molto felice di stare qui come loro voce” perché sappiano che "non solo soli” ma che “noi stiamo qui e aspettiamo buone notizie per l’Amazzonia”, dice Delio Siticonatzi Camaiteri, cattolico, membro del popolo Ashaninca, gruppo etnico amazzonico del Perù.
La sua gioia ma anche la sua determinazione traspare dai gesti e dal tono della voce. Nell’intervista a Vatican News ci parla delle sue aspettative, soffermandosi in particolare sul problema dell’estrattivismo delle imprese. Dal punto di vista dell’evangelizzazione segnala che sarebbe importante una “maggiore presenza della Chiesa" con i popoli, capire i loro costumi, esperienze, cultura e così avere “una Chiesa dal volto amazzonico” a cui ci invita Papa Francesco. Alla domanda sull’importanza delle vocazioni provenienti dai popoli indigeni, ne sottolinea la centralità, affermando che così “si metterebbe in primo piano l’educazione dei popoli indigeni” perché, dice, “loro conoscono i loro luoghi, comunità, popoli, culture. Quindi, servirebbe ai giovani studiare e anche avere vocazioni" attraverso le quali possono anche educare i loro fratelli.
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